Era una giornata d'estate...

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Era una giornata d'estate, una di quelle fatte per stare in compagnia, al mare o semplicemente a passeggiare con qualcuno.
Ma una ragazza particolare, quello stesso giorno, si dedicò al silenzio, in solitudine.
Le persone intorno la definivano "strana", ma lei lo sapeva: gliel'aveva sentito dire nonostante parlassero a voce bassa. Rideva, la ragazza rideva di quelle stupidaggini.
Si trovava in un giardinetto accanto alla sua scuola, appollaiata su una panchina di legno ormai vecchio e mal ridotto; tra le mani aveva un quadernino di un grazioso rosa, simile a quello dei fiori...e scriveva, scriveva con una penna di uno statico blu scuro.
La mano le scivolava sul foglio, accarezzandolo, e nei suoi occhi si poteva leggere la voglia di vivere, la spontaneità e l'amore per il mondo che la circondava.
Ma nel suo mondo regnava soprattutto l'ombra, ed era questo ciò che le persone non comprendevano.
Ma come già ribadito: a lei non interessava, si piaceva così com'era.
Se "strana" significava amare il silenzio e osservare ogni piccolo dettaglio, allora sì, lei lo era.

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