Capitolo II: Peccato

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Il riposo in quel falò, tuttavia, non poteva durare all'infinito; doveva fuggire da quel luogo, il più lontano possibile. Si alzò e colmo di determinazione si apprestò ad aprire l'enorme porta d'innanzi a lui ma si bloccò per un secondo. Sentì un respiro affannato provenire dalla porta sulla destra, così decise di controllare chi o cosa provocasse quel rumore. Improvvisamente, un fortissimo boato ruppe il silenzio di quel posto. Sembrava il rumore di una cinta muraria che crollava sotto i colpi di un'ariete. Girò l'angolo e trovò un enorme squarcio nel muro causato apparentemente da una grossa sfera di metallo, probabilmente un'immensa palla di cannone fatta rotolare giù per le scale. Decise quindi di entrare in questa falla e ciò che vide lì, lo colmò di felicità ma allo stesso tempo di tristezza: lo stesso cavaliere che gettò le chiavi nella cella, ora è sul punto di morte, accasciato tra le macerie fresche. Quest ultimo riconobbe il non morto e lo fermò. Il suo nome era Oscar, cavaliere di Astora, un regno ove il Sole viene venerato come un dio, il regno più prosperoso di tutta Lordran. Oscar, con le sue ultime forze, raccontò che la sua missione era quella di legarsi alla Prima Fiamma, nucleo della "vita" in questo mondo, che, ormai, andava ad affievolirsi. Offrirsi come sacrificio alla Prima Fiamma permettendo, però, che la vita prosperi ancora; ciò che il primo lord, Gwyn fece ma, purtroppo, la sua anima, già troppo debole dopo averla condivisa con i suoi commilitoni, portò solo una posticipazione dell'inevitabile. Oscar voleva cambiare le sorti del mondo, essere ricordato come salvatore dell'era ma, purtroppo, la sua vita è giunta al termine; presto sarebbe divenuto vuoto e, per non recar danno al non morto, lo invitò ad allontanarsi finché possiede ancora il senno. In esso ripone tutta la sua fiducia, spera che un giorno il fuoco venga ancora vincolato e gli affida la sua Fiaschetta Estus, fiaschetta riempita con la vera essenza della Fiamma che unisce tutti i non morti e che permette di ritornare in forze anche senza avvicinarsi ad un falò. Oltre alla Fiaschetta, gli donò anche la chiave per fuggire da quella prigione. La fine era vicina, così prega l'undead di andarsene. Così fece, lasciò riposare in pace Oscar e si diresse verso l'enorme portone che si affaccia sulla salvezza.

Dopo che le ante si aprirono, si trovó all'interno di una grande Chiesa con vasi di diverse dimensioni sparsi qua e là e un pavimento decisamente instabile

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Dopo che le ante si aprirono, si trovó all'interno di una grande Chiesa con vasi di diverse dimensioni sparsi qua e là e un pavimento decisamente instabile. Fece un passo; improvvisamente sentì un respiro che appesantì l'aria nella sala. Fece due passi; il respiro si trasformò in grugnito. Capì subito che era necessario nascondersi: corse velocemente, ma allo stesso tempo facendo attenzione a non provocare alcun rumore, dietro ad uno dei vasi e trattenne il respiro. In quell'esatto istante la terrà tremò intensamente: qualcosa cadde proprio lì, ed era qualcosa di mastodontico, vista l'onda d'urto. Paralizzato dalla paura, il non morto si affacciò cautamente ma con fatica: era la stessa creatura che vide nei pressi della sua cella anche se realizzò subito fosse impossibile, vista la sostanziale distanza tra i piani. Non osò uscire, né respirare. Quella creatura impugnava un'enorme colonna come arma; se si fosse accorta di lui, sarebbe stata la fine.

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