Mute

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È intensa, salda, minacciosa, cruda. Si è insinuata nel tuo essere e ti sta consumando le membra.

Cerchi di scacciarla, ma riesce a corrodere le tue mura in ogni momento, quando meno te lo aspetti. Te la ritrovi di notte durante la veglia o di giorno durante le ore morte. Ti tortura. Stai bruciando con lei.

Cerca di mangiarti il poco buon senso rimasto e tentatrice cerca di spingerti verso di essa, come la lenta litania di una sirena che con il suo canto suadente ti prende la testa e ti fa impazzire.

È impossibile fuggirle, è impossibile scamparvi.

È come un coltello che si infila nel petto e con la sua lama gioca sadico nella tua carne, nel tuo cuore. È doloroso e piacevole allo stesso tempo. È sbagliato, ma lo senti giusto.

No, è sbagliato. Devo ripetermi che è sbagliato.

Te lo ripeti, ma permane nello stomaco la sensazione che se lo senti fluire nelle tue vene, allora deve essere giusto. Se appagare la tua sete smetterebbe di farti sentire assetato, allora è giusto. Se camminare in bilico su quel filo spinato ti fa sanguinare, ma sentire libero, vivo, allora è giusto.

Ma è sbagliato.

Serpeggi, ti prendi in giro e fingi che la tua mente sia salva e priva di menzogne.

Ma non è vero.

Il senso di colpa cammina suadente verso il cuore, sale nella testa, corre verso le mani, frenetico lungo le gambe le percorre e ti assale.

Non ti lascia andare, ma prepotente ti attacca alle sue spire.

Non può essere. Devo rinsavire.

Ti senti osservato, ti volti di scatto ed è lì. Posa attentamente il suo sguardo su di te e sembra che ti chieda, senza emettere alcun suono, "Perché? Perché no?"

Perché no?

Pensi ti abbandoni, ma non lo fa, pensi ogni tanto ti lasci andare, ma il formicolio che senti nelle dita delle mani ti ricorda che non è così. Ti fai male, ma non riesci a liberarti dalle sue catene solide e invisibili. Sembra quasi che tu non voglia farlo.

E se mi abbandonassi a lei? Se mi lasciassi travolgere?

No, non puoi, non devi. Forse un po' l'hai già fatto, ma non avresti dovuto. Non è giusto.

Torna indietro, devi scappare finché puoi.

Salvati.

Ma qual è la mia salvezza? Cosa mi farebbe stare bene?

Te lo chiedi perché ormai non riesci più a capire dov'è segnato il confine. L'hai cancellato via quando nemmeno eri in te, non sapevi cosa stessi facendo.

O lo sapevo?

Lavora la tua mente e cerca una soluzione.

Ti devi distrarre. E cosa meglio di qualcos'altro, magari meno intenso, che ti porterebbe a cancellare questa sensazione attuale, così prepotente...

Ma certo, ti dici, è così, ho risolto.

Ma poi ci pensi bene, sembra una gran stronzata.

E se mi perdessi anche in quella? Ma no, sarebbe diverso.

Lo sai.

E poi, come se a nulla fossero servite le ferite che ti sei inferta per non cedere, ci ricadi, senza nemmeno accorgertene.

Cadi nel vortice che sembrava ti stesse portando a galla, affondi e non riesci a nuotare. L'acqua entra senza permesso nella tua bocca e nei tuoi polmoni, ti porta via l'aria, la vita, la speranza. Ti avvolge completamente e pensi che forse è giusto così, che questa doveva essere la fine, che non meritavi di avere una scelta. No, non lo meritavi.

Poi però risali in qualche modo, qualcosa o qualcuno, ti tira fuori dall'acqua. Respiri con fatica, sputi bile e dolore, annaspi e quando il tuo corpo ansimante è ben piantato sulla terra ferma, alzi il tuo sguardo, spaventato, e lo fissi nel suo. Eccola... viscida, inerme, ti dà quasi l'impressione che stia facendo tutto tu, tanto sembra benevole, così immobile. Ti osserva con compassione. Siete lontani e aspetti, aspetti che qualcuno tra i due faccia il primo passo. Ora non puoi tirarti indietro, senti che non potresti.

E avviene tutto in maniera simultanea, veloce.

Vi avvicinate insieme, sentite i vostri odori iniziare a fondersi, i vostri cuori battere sincroni, il respiro solleticarvi il viso, le mani sfiorarsi appena e silenziose iniziare una loro danza personale. Poi alzate lo sguardo e i vostri occhi si incrociano e fate l'amore e vi distruggete, con quegli occhi, i vostri occhi, i nostri occhi, senza toccarvi, solo guardandovi, sbranandovi.

Non sapete se ora potete fermarvi, non sapete cosa accadrebbe dopo, non sapete se sia giusto farlo, ma le vostre anime sembrano volersi fondere, ricongiungersi. L' hanno bramato e hanno tollerato tempo e dolore solo per questo istante.

È tutto così sbagliato. È tutto così giusto.

Si è consumata ogni cosa con forte e veloce ardore, ma ora rimane il bisogno di prendere una decisione. E sai di doverlo fare.

Lei ti attira a sé e ti sfiora appena, di nuovo. Tu a occhi chiusi. Poi li riapri, lentamente. Respiri profondamente e ti allontani, quel po' che ti basta per tornare a immagazzinare aria autonomamente, e in quel momento, con ancora lo sguardo basso e il suo odore a permearti nelle ossa, sai di aver preso la tua decisione, sai da che parte hai deciso di stare.

Hai scelto che il tuo inferno sarà anche il tuo paradiso, che di vita nutrirai il tuo cuore, che il fuoco sarà la benzina delle tue giornate, che in quegli occhi continuerai a perderti. Scaccerai il senso di colpa, l'inadeguatezza, e ciò che penserà di te la gente non ti importerà. E anche se brucerai, e sì che lo farai, sai per certo che almeno vivrai, per davvero, e non ti pentirai mai di aver scelto di lasciarti travolgere.

E tu, da che parte vuoi stare?

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