II.

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Selena passò una tranquilla serata, proprio come quella di Justin. Lei, la passò a studiare, lui a subire la felicità della madre nell'averlo sentito presentarsi; non la capiva. Era davvero convinta che suo figlio potesse cambiare scappando da una cosa più grande di lui? Da una malattia?
C'erano tante cose al momento che Justin non riusciva a chiarire: Selena, il suo improvviso cambiamento, Pattie. Ma soprattutto se stesso.
Non riusciva a capire se stesso, perché Selena lavorasse gratis, perché pensasse a lei.
Selena era ancora incosciente di ciò a cui sarebbe stata fondata poco presto.

«..E ti farai nuovi amici!» continuò la madre battendo le mani insieme a mo d'applauso. Justin era intento a fissare il tavolo vuoto: niente carte, niente soldi, niente lei. Successivamente posò lo sguardo su Pattie, rivolgendole un ampio sorriso, mostrando i denti bianchissimi.

«Hai fatto un ottimo lavoro mamma.» Disse solamente, e se ne andò a dormire.

Alle undici in punto Selena era già in casa e Pattie a lavoro. Justin poteva benissimo abituarsi, stava bene con la sua babysitter.
Scese le scale guardandola togliersi la giacca dalla testa ai piedi. Non poteva negare il fatto che fosse bellissima. Lo era, lo era e basta.
Strinse la ringhiera della scala, come se metà corpo volesse scappare e l'altra conoscerla meglio.
«Ciao.» disse solamente per attirare l'attenzione della mora che gli sorride come la sera prima. Era così naturale in ogni cosa che faceva, così delicata, piccola e facile da ferire.
«Hai fame?» chiese guardandolo scendere le scale e sedersi su una poltrona che circondava il tavolo della sala come il giorno prima.
«No. Voglio giocare a scarabeo.»

Certo, come no. Odiava quel gioco, ma l'aveva pensato come un'ottima idea per conoscerla meglio e far tacere ogni dubbio con cui aveva passato tutta la notte.
Il gioco iniziò velocemente, ognuno svolgeva il proprio turno senza farselo ripetere due volte. I loro occhi erano veloci, le strategie anche, ma Justin era più furbo.

«Quanti anni hai?»
«Diciotto.», non staccava lo sguardo dal tavolino ma a lui non importava.
Voleva delle risposte.
«Vivi da sola?»
Lei annuì. Come faceva a mantenersi se non voleva i soldi di Pattie? Decise che per ora poteva bastare, l'età non è poco da sapere.
Lei era anche brava a scarabeo, sapeva un sacco di giochi; lui invece sapeva solo utilizzare l'odio contro Jeremy. Non riusciva a dimenticare quanto male aveva fatto a sua madre, come l'aveva abbandonata con tutto il mondo contro. Selena era fortunata e non se ne accorgeva.

Passarono ore. Selena vinse a scarabeo come sempre, e Justin che chiese ancora come potesse essere così brava. Si fecero le sei e l'ombra di Pattie era ancora lontana.
«Spero non le sia successo niente.» La voce della ragazza mora era un misto fra paura e voglia di sprofondare, doveva tornare a casa.
«Tranquilla, a volte è in ritardo. Vuoi?», le porse la sigaretta firmata Camel e lei la rifiutò, spiegando quanto odiasse il fumo. A quelle parole Justin sorrise, soffiandole il fumo denso di colore grigio in faccia, ridendo assieme a lei.

«Sei simpatico, non hai amici?»
Lui tornò serio e poi sorrise nuovamente, scrollando le spalle com'era solito fare quando dava sempre la solita risposta a tutti.
«Io non esisto, perchè dovrei avere amici?»
Il discorso si bloccò al rumore dell'auto di Pattie.

Erano le sette e Selena era, come ogni sera, sul letto a studiare biologia.

Io non esisto, perché dovrei avere amici?

Quella frase le rimbombava in testa e ciò non le permetteva si concentrarsi a pieno su ciò che voleva fare; al diavolo lo studio.
Sussulto di colpo sentendo bussare alla finestra; spense la luce e afferrò la mazza da baseball da sotto il letto, appoggiandola leggermente sulla spalla per quanto era pesante. Poi, con una velocità simile a uno scatto felino, aprì la finestra, tenendo pronta l'arma che, in quel momento trovò a dir poco inutile, trovando il viso davanti al suo già fin troppo famigliare.

«Rivincita a scarabeo?»

ALPHABET BOY. #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora