IV.

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Sentì lo stomaco in fiamme per quanto era nervoso, invece lei sembrava del tutto tranquilla e pronta a ciò che avrebbe fatto il ragazzo di così pazzo e incontrollabile.
Le aveva dato un bacio, ovviamente senza ombra di lingua per rendere la cosa più "dolce"; a quanto pare l'unica cosa che aveva capito delle ragazze era che gli piacevano le cose romantiche da principesse sul pisello. Lei di certo non era rimasta immobile: le sue braccia erano ben strette al collo del ragazzo, come i loro petti che si muovevano veloci cercando di respirare senza staccarsi l'uno dall'altra. Un sospiro, un bacio, un sorriso, un altro bacio.
Si staccarono e si guardarono negli occhi che insieme erano un perfetto contrasto. Le mani dell'uomo sembravano incastrate nei suoi fianchi, come se per tanto tempo fossero stati creati per lui, per tenerla per sé, unicamente di sua proprietà.
«È stato solo un assaggio della mia pazzia.» e la guardò con un sorriso malizioso sulle labbra, scontrando i bacini.
Lei arrossì abbassando lo sguardo nel vederli così attaccati per la prima volta. Con un veloce sospiro si stacco dal ragazzo, promettendo a se stessa che non avrebbe più avuto un contatto fisico con lui.
Prese velocemente il filo da decorazione, cercando ancora di farlo rimanere al suo posto, dando la schiena al ragazzo con cui aveva avuto per la prima volta un contatto così diretto.
A scuola nessuno si era mai avvicinato a lei, solamente le ragazze della squadra di pallavolo, ma nessun ragazzo l'aveva mai afferrata e soprattutto conquistata. Solo in quel momento si era chiesta perché il ragazzo non andasse a scuola. Forse per la sindrome, o per la poca voglia.
Ma nessuno aveva voglia davvero di andare a scuola, e quel dubbio fu subito scartabile.

«Perchè non frequenti la scuola? Non sei iscritto?»
«Sì ma non mi va. Sono un mostro, spaventerei tutti, farei strage.»

Lei rise alle sue parole battendo la mano sulla sua spalla dolcemente per la cavolata che aveva appena detto. Poteva essere malato quanto voleva, ma non lo sarebbe mai stato abbastanza per Selena.

Così Justin alla fine si iscrisse a scuola frequentando la stessa classe della sua babysitter, si sedevano vicini durante letteratura e arte, notando solo ora quanto Selena fosse brava nel disegno a mano libera.

Justin's pov.

La professoressa ci aveva dato da disegnare un qualcosa a nostra scelta e io ero veramente indeciso. La donna seduta dietro la cattedra mi guardava con un leggero sorriso non sapendo come fossi io a scuola, l'unica materia che mi piaceva era matematica e dopo essere ritornato da un mese, i ragazzi della squadra di basket mi avevano invitati a essere uno di loro e accettai.
Non trovato nessun oggetto da ricopiare il mio foglio rimane bianco per un po', soffermandomi alla ragazza al mio fianco presa nel disegnare l'albero nel nel giardino della scuola, alzando la testa alla finestra e abbassandola sul foglio. Fece queste due azioni per non so quante volte e nel frattempo avevo deciso di disegnare proprio lei. Iniziai a fare qualche riga molto leggera che se con un'HB mi stavo decisamente complicando la vita ma vennero comunque poco visibili.

Passò mezz'ora e avevo ripassato la forma del viso e i dettagli, ormai mancavano solo i capelli in cui feci un chiaro-scuro per dare l'idea della realtà e naturalezza della ragazza. Direi velocemente un'occhiata all'opera della mia vicina di banco: ora il suo disegno sembrava una foto.
La campanella suonò, scrissi il nome e cognome con penna nera e lo passai sulla cattedra, uscendo dall'aula.

All'improvviso il telefono iniziò a vibrare.
Messaggio da Pattie.

Non faceva altro che farmi domande sulla scuola e io continuai a ripetere che andava tutto bene.
Con coraggio entrai nell'aula di biologia, tirando un profondo respiro.

Fin'ora andava tutto bene.

ALPHABET BOY. #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora