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Per me, per il mio stile di vita e per i miei giovani 20 anni quello che stavo vivendo in questi anni era davvero troppo. Due anni fa ho perso mia nonna a causa di una grave forma di alzheimer, colei che per me era una seconda mamma, un punto di riferimento, la mia migliore amica e la mia guida, nel frattempo avevo e ho tutt'ora una madre succube di mio padre quindi molto fragile, mio padre è un alcolizzato e tossicodipendente, tutto ciò creava un vuoto profondo dentro di me ma la cosa peggiore era che mia madre veniva anche picchiata da mio padre ma lei non ha mai avuto il coraggio di ribellarsi.

20 settembre, una giornata abbastanza calda, appena uscita dall'università monto in macchina dirigendomi poi verso casa, dentro di me avevo una bruttissima sensazione perché entrare in quella casa ogni volta voleva dire vedere mia madre piangere in un angolo sempre per colpa di mio padre, pesco le chiavi di casa dalla borsa e sentivo già le urla dei miei genitori ma non ci faccio caso più di tanto visto che ormai sono abituata, dopo due secondi le urla si placano e penso:"menomale si sono calmati finalmente" così salgo le scale e passo davanti la porta della camera dei miei genitori, da lì vedo tutto il monto crollarmi addosso, tutte le mie speranze di far riprendere il rapporto dei miei ora stava andando a farsi fottere, c'era mia madre stesa sul letto in una pozza di sangue e di mio padre non c'era già più alcuna traccia, in quel momento volevo chiamare immediatamente la polizia per far rintracciare mio padre e rendere giustizia a mia madre ma allo stesso tempo avevo la forza solamente di piangere e urlare, mentre piangevo disperatamente mi rendevo contro che in questo mondo infame ero rimasta da sola. Mi affretto a prendere il telefono componendo il numero della polizia e mi rassicurano che da lì a poco sarebbero venuti a fare delle indagini sul corpo di mia madre, quando arrivano in casa due poliziotti rimangono in casa per fare delle indagini sul corpo mentre altri due mi portano in caserma per "interrogarmi" e capire che cosa sapevo io su quel terribile omicidio.
"Sophia ora sta calma, prenditi tutto il tempo che ti è necessario e poi racconta tutto quello che hai visto e sentito" -mi dice l'agente di polizia Mike- il quale era seduto davanti a me, era un omone dai capelli scuri, ma allo stesso tempo era anche un uomo molto rassicurante e ti metteva a tuo agio nonostante il suo ruolo lavorativo..purtroppo lui lo conoscevo bene visto che mio padre era sempre a combattere con le leggi infrante da lui stesso. Faccio un bel respiro e guardo l'uomo davanti a me, "Signor Mike io ero appena tornata dall'università, sono rientrata a casa e sentivo delle urla,son passata davanti alla camera dei miei genitori e li ho visti mia madre in una pozza di sangue" -dico singhiozzando sonoramente- "Ma tua madre in quel momento era con tua madre?" -Mike sicuramente mi aveva fatto quella domanda perché conosceva bene la bestia di mio padre- "Si Mike sono più che sicura che è stato lui, quello non è mio padre è solo un verme".
Mike allora capendo come erano andate veramente le cose e così mi accompagna a casa mentre i due poliziotti avevano chiamato l'ambulanza per trasportare mia madre in ospedale.
Vedo l'ambulanza portare via mia madre e così mi affretto a salire in macchina e correre dietro l'ambulanza, speravo con tutta me stessa che non fosse morta perché un'altra grande perdita come quella non so se l'avrei sopportata ma le certezze dentro di me a poco a poco svanivano sempre di più e quello mi terrorizzava, vedere mia madre in quello stato su quel letto mi aveva traumatizzata a vita. Arriviamo in ospedale e subito la mettono in osservazione, parlo con vari medici e tutti mi dicono che sono davvero poche le probabilità che rimanga in vita dato che mio padre con il coltello le aveva forato i polmoni andando vicino al cuore; la notizia si era estesa ormai per tutto l'uso lato e quindi i vicini con i quali avevano un po' più di confidenza vennero in ospedale, una in particolare una signora di nome Amalia colei che mi aveva cresciuta fino all'età di 13 anni dato che mia madre lavorava e mio padre non mi accudiva nemmeno a pagarlo oro. Appena vedo quella signora che ormai conoscevo alla perfezione corro da lei e la stringo a me piangendo.
"Amalia non mi è rimasto più nessuno" -dico piangendo-
"Piccola mia ci sono io con te lo sai" -dice la donna in tono rassicurante-
Dopo poco il dottore che si stava occupando di mia madre esce dalla camera di osservazione con un'aria abbastanza triste e dichiara purtroppo il decesso.

Era una vita che ti stavo aspettando Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora