capitolo 2; blood⚠

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Capitolo con contenuti che potrebbero essere disturbanti per persone particolarmente sensibili.

Nero. Il nero era intorno a lei. La inghiottiva nel nulla più totale. Si mise a correre, ma non c'era fine in quel nulla, era sconfinato. A lei però non importava, voleva uscire da lì, si sentiva in trappola, e non sarebbe stato il nulla a impedirle di provare a uscirne. Correva, correva e correva ma non arrivava da nessuna parte. Era impossibile uscire da quel posto, ma poi, che posto era? Perché ci finiva sempre? Che significato aveva? Era da quando... da quando si faceva queste domande? Lei non si ricordava nulla del suo passato, della sua infanzia... Le gambe come sempre iniziarono a cedere, sempre di più, sempre di più... fino a cadere...

Suo fratello la teneva in braccio, la guardava con quei suoi grandi occhi, la stava cullando dolcemente, canticchiando il motivetto di una canzone. La posò sul letto e le diede un bacio sulla fronte, poi uscì dalla stanza e la lasciò sola. Astrid si guardò intorno spaesata, e dopo qualche minuto, qualcuno entrò nella stanza. Erano i suoi genitori.

"Astrid, cara, come stai?" La voce di sua mamma echeggiò nella stanza.

La bambina non rispose, li fissò soltanto. I suoi genitori le sprridevano dolcemente, suo padre si avvicinò e le accarezzò la guancia con delicatezza. Dopodiché le tirò uno schiaffo, e sempre con il sorriso stampato in volto, i due adulti uscirono dalla stanza.

Astrid restò impassibile al gesto del padre, era già successo altre volte. Quindi tornò a giocare alla casa delle bambole. Quando ci giocava non aveva la cognizione del tempo, poteva giocarci per ore ma a lei sarebbero sempre sembrati pochi minuti. Aveva una sorta di attrazione per quell' oggetto. Era così legata a quella casa delle bambole. Alle 23.00 andò nel suo grande letto con le lenzuola rosa e si addormentò.

Era nella sua casa, da sola. Le luci erano accese e lei correva cercando i suoi genitori e suo fratello. Improvvisamente si sentì un colpo, e le luci si spensero. Il nulla era arrivato, e con lui la paura. Andò a sbattere contro diversi mobili, finché non si ritrovò nel corridoio. Aprì una porta, la camera dei suoi genitori. Dentro c'era sua madre, un coltello in una mano e una sigaretta nell'altra. Chiuse la pota spaventata, il cuore che le batteva all' impazzita. Corse via, infondo al corridoio, il nulla più completo. Un'altra porta. La aprì. Sua madreera ancora lì. Chiuse ancora la porta e su mise a correre. Aprì un'altra porta ma la figura di sua madre non scompariva. Questi fatti si ripeterono altre volte, finché le sue gambe iniziarono a cedere, e quindi cadde, e la sua figura si mischiò con il nulla.

Astrid si alzò di scatto, al solito orario. Il respiro era affannato, sudava. Uscì dalla sua stanza e andò davanti alla camera dei suoi genitori. Mise una mano sulla porta, e poi andò avanti. Nel salotto, a fissare l'orologio, poi alle 3.13 tornò nella sua stanza e si rimise a dormire.

Era nella sua camera e stava giocando con la casa delle bambole, al buio. Della musica classica allietava il suo gioco. Ad un certo punto sentì un rumore provenire da fuori la finestra. Si avvicinò alla finestra chiusa con le tende, e notò che non erano murate come al solito. Era pronta a scostarele tende, quando il nulla la prese un'altra volta, e cadde nel vuoto.

Si svegliò un'altra volta, ma era mattina, quindi andò da suo fratello, e come il suo solito lo fissò. Questa volta però lui non si svegliò. Era girato sulla pancia, Astrid lo scostò dolcemente e lo fece girare sulla schiena. Gli voleva molto bene, suo fratello era sempre stato dolce nei suo confronti. Quello che vide fu però terribile. La maglietta bianca del ragazzo era sporca di rosso, sul cuore. Sangue. C'era uno squarcio enorme, e Astrid era inorridita e distrutta. Si mise a urlare con tutte le forze cha aveva nel corpo, pianse come non aveva mai pianto. Abbracciò il corpo defunto del ragazzo e si addormentò lì.

Si svegliò nella sua camera, sotto le coperte rimboccate. Guardò l'ora, erano le 8.00, si alzò e andò nella camera di suo fratello, non c'era. Il ricordo nel cadavere si suo fratello le riaffiorò nella mente, e le lacrime iniziarono a scendere dal suo viso. Così tante lacrime. Astrid era disperata. Non riusciva a camminare, era come nei suoi sogni, quando le gambe le cedevano. Si spinse fino alla stanza dei suoi genitori, e lentamente aprì la porta. Sua madre era lì, appena dietro alla porta, guardò la figlia sorridendo, e poi Astrid lo vide. Il coltello. Cercò di tornare indietro, ma invano. Sua madre era uscita dalla stanza, guardò Astrid un'ultima volta, e conficcò il coltello dritto nel cuore si Astrid.

Il sangue iniziò a scendere e a sporcare il tappeto sottostante. La bambina aveva ancora i grandi occhi scuri aperti, e la madre si abbassò per chiuderli. Le baciò la fronte e le accarezzò la guancia. Dopodiché tornò nella sua stanza, dove sul letto, giaceva il corpo del marito.

La casa delle bamboleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora