Ho voglia di leggerTI

La lotta

La mia storia è sedimentata. Si rifiuta di uscire. Ne traggo un aspro fastidio. È un supplizio insopportabile. Le costrizioni, il possesso, il senso di appartenenza mi invadono, mi affaticano e mi lacerano. È una implacabile schiavitù. Il timore di non essere libera è un'orrida fiera che incombe sulla mia fronte e ingombra la mente. Prende il sopravvento, offusca e inibisce ogni forza propulsiva. Mi getta nel vuoto di una barbara sofferenza come di oscuro e tardo gorgo contro cui tutto si schianta e frana. Cerco di non pensare per non acuire il dolore. Tento di mettere in fuga i pensieri. Sono priva di forze. Ondeggio. E l'orrida fiera prende di nuovo il sopravvento.

Mi illudevo di poter disporre il corso degli eventi secondo l'ordine da me prescelto. Mi ingannavo. E adesso sono qui, illusa e umiliata come terra vinta e depredata. Vinta, depredata e denudata. Abbandonata. Sottomessa a me stessa e a quel desiderio che mi tormenta e non mi concede tregua. La tristezza, che si agita nel profondo di tutte le cose, mi ha invasa.

Osservo la mia immagine, riflessa allo specchio, e non la comprendo. Non la riconosco. Non mi riconosco. Ma, forse, non mi sono mai conosciuta realmente! Un senso inesprimibile di smarrimento si confonde con le lacrime che mi solcano il volto. Lo specchio è un giudice severo. È un inquisitore. Dubita di me e delle mie certezze. Mi scruta, mi interroga, vuol sapere. Mi pone in pericolo. 

Inciampo. Inseguo illusioni. Di ostacolo in ostacolo. Inciampo, scorro, inseguo altre visioni. Inseguo vuoti da colmare. Da abitare. Inseguo i frammenti sparsi del naufragio dell'essere. Inseguo la continuità di frammenti avvolti da una musicalità evanescente che risuona delle disarmonie più aspre del vivere. Mi inseguo. 

Lo spirito guerriero resiste. Ma rimane lì, sull'uscio di quel campo marzio dove si dispiega e spiega la vita. Resta lì, in attesa. In controluce. È la notte dell'anima.