CAPITOLO 1

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«E così, questo è l'Inferno» disse il giovane Costantino Dukas, guardandosi attorno «Mi sarei aspettato molto più fuoco.»

Un largo sentiero di terra secca si snodava di fronte a loro, circondato da alte e spigolose montagne di pietra nera.

«Non lamentarti» lo rimbeccò il suo amico, Flavio Angelo, togliendosi l'elmo «Almeno non rischieremo di cuocere nelle nostre armature.»

Si schermò gli occhi con una mano, infastidito dalla luce rossastra dell'astro che illuminava quelle terre, e indicò un punto al termine del sentiero.

«Vedo gli accampamenti» disse, con una punta di sconforto nella voce «Questo vuol dire che i nostri eserciti non sono riusciti ad avanzare.»

Costantino imprecò e spronò la sua cavalcatura, seguendo il resto dei soldati greci. Erano parte di contingenti di rinforzo inviati nelle lande infernali, richiesti con urgenza dall'imperatore Andronico II.

Da oltre un anno, ormai, le truppe umane erano entrate nella Porta dell'Inferno, con lo scopo di vendicare l'invasione e i massacri di oltre quarant'anni prima, ma le previsioni di una rapida avanzata in territorio nemico sembravano essersi miseramente arenate.

L'esercito percorse con rapidità l'opprimente passaggio, all'ombra delle alte formazioni rocciose, e sbucò in una vasta pianura, punteggiata di vegetazione secca e crateri.

Gli accampamenti umani si estendevano a perdita d'occhio, centinaia di tende ammassate dietro fortificazioni e torri di osservazione. Oltre la distesa di terra morta ed inospitale, tre possenti fortezze lanciavano il loro silenzioso grido di sfida, ergendosi verso il cielo tetro.

«Quelle mura saranno alte almeno il doppio di quelle di Costantinopoli. Ora capisco perché i nostri eserciti sono fermi qui, espugnarle dev'essere quasi impossibile» commentò Costantino, grattandosi la nuca.

Flavio sputò a terra e lanciò una serie di imprecazioni, mentre un piccolo contingente di cavalieri si avvicinava ai loro ranghi. Portavano sui loro scudi una croce rossa in campo bianco, il simbolo dei templari.

«Saluti!» disse il loro comandante in europeo, la lingua franca creatasi durante gli anni della guerra «E benvenuti all'Inferno. Dio solo sa quanto avessimo bisogno di rinforzi.»

Il generale dell'esercito greco, Michele Paleologo, figlio dell'imperatore, fece un rapido inchino.

«Ti ringrazio per l'accoglienza, cavaliere. La situazione è così drammatica?»

«Purtroppo sì» rispose il templare, facendo un rapido cenno verso le tre fortezze «Abbiamo sconfitto il loro esercito in campo aperto e si sono ritirati tra quelle maledette mura. Abbiamo provato ad espugnarle, ma siamo stati respinti più volte. Inoltre, di notte, veniamo continuamente attaccati da branchi di mastini infernali o da stormi di arpie. Le perdite sono molto alte e il morale è a terra.»

Il generale imprecò sonoramente e sputò a terra, mentre mormorii di sconforto e terrore si diffondevano tra i ranghi dei soldati greci. La gloriosa guerra nel nome di Dio, tanto decantata da sovrani e sacerdoti, sembrava essere diventata una trappola mortale.

«Molti cominciano a dubitare delle nostre azioni» continuò il templare «Sono convinti che non avremmo mai dovuto avventurarci in questa terra maledetta.»

«Il Signore è con noi» si intromise uno dei cavalieri «Vuole mettere alla prova la nostra fede. Quando vedrà la nostra determinazione e la nostra forza, manderà i suoi soldati celesti in nostro soccorso.»

«Ma certo» rispose il templare, annuendo in direzione del suo sottoposto. Invidiava la granitica sicurezza di quel giovane cavaliere. Dopo mesi di sconfitte e morti la sua fede nel Signore cominciava a vacillare.

INFERNO: ANNO 1285 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora