Capitolo 4

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"Dove eravamo rimaste?" chiese Emma alla ragazzina. Emily dopo aver mangiato, aveva finito i compiti prima degli altri giorni,cosa che fece insospettire i genitori. Questi ultimi le avevano fatto una ramanzina poiché avevano ricevuto l'email di entrata in seconda ora della figlia che ormai era diventata abituale. I signori Bennett solitamente non punivano Emily, al massimo le dicevano di non uscire il pomeriggio. Questa volta Emily disobbedì e sgattaiolò fuori dalla casa senza farsi notare. "Mi stava parlando di Anna" l'anzina stava riflettendo intensamente come se non si ricordasse della sua amica del liceo.  Aveva lo sguardo vuoto, perso in un punto impreciso dietro la ragazza. Per un momento Emily ebbe quasi paura che stesse per succedere qualcosa ad Emma ma si riprese subito quando la vide sorridere e continuare il racconto.

I mesi passavano e io ed Anna diventammo sempre più unite. A scuola la professoressa coordinatrice di cui non ricordo il nome cambiava spesso i posti. Io ed Anna non volevamo separarci anche perché con la classe non eravamo in buoni rapporti. Si erano creati quei famosi gruppi di cui ti parlavo l'altra volta e io ed Anna eravamo il duo inseparabile. Eravamo riuscite a convincere la professoressa a non cambiarci mai la vicina di banco, al massimo la posizione. LO ammetto, il merito non è stato mio. Con la parlantina che si ritrovava Anna riusciva a convincere chiunque. Quella volta si era inventata una bella balla. Aveva detto alla professoressa che aveva un problema, una malattia rara che aveva chiamato Zizak che la obbligava a stare vicino a persone esperte in caso di emergenza. Quella persona esperta ero io ed avevo il compito di portarla in bagno se si sentiva male oppure di darle delle pillole che solo io sapevo riconoscere. Solitamente queste pillole erano delle tic tac. Pensai che non le avrebbe mai creduto ma quella professoressa era  veramente fuori di testa, e ci lasciò vicine per i rimanenti quattro anni. Con la scusa della "malattia" di Anna avevamo il permesso di andare in bagno insieme durante l'ora. Durante la pausa che ci prendevamo andavamo in giro per la scuola. Prendevamo le schiacciatine alle macchinette o i kinder bueno. Chissà se esistono ancora. Comunque, andavamo anche nell'altra palazzina. La nostra scuola infatti era divisa in due parti: la centrale e la succursale. Per arrivare a quest'ultima dovevi attraversare un giardino e il campo da football. Poi ci chiudevamo in bagno e ci scattavamo i selfie e facevamo molti snap. Dalla tua faccia posso intuire che non hai la più pallida idea di cosa sia uno snap. Snapchat era un'applicazione per i telefoni con cui potevi fare foto divertenti e mettere filtri stravaganti, molto simile a quell'aggeggio che usate voi, solo che noi non vedevamo la persona in 3 dimensioni ne a statura naturale. 

"Emma, ma quando i tuoi genitori andavano ai colloqui con la coordinatrice non diceva niente della malattia?" interruppe la ragazzina. L'anziana signora scoppiò in una fragorosa risata mentre nella sua mente riemergeva la scena del primo incontro con i professori.

Come ti ho detto prima, questa professoressa non era molto lucida. Io ed Anna avevamo così paura di quello che potesse dire ai nostri genitori che ci iscrivemmo al servizio d'ordine della scuola. Il nostro compito era quello di creare la lista dei genitori e farli accomodare in ordine, uno alla volta, nella sala dei professori. Quando arrivarono i nostri genitori io e la mia amica ci lanciammo una lunga occhiata piena di disperazione e anche un po' di adrenalina. Non avevamo un piano preciso, ma sicuramente li avremmo messi agli ultimi posti della lista. I colloqui avevano una durata massima, entro quel tempo potevi ancora entrare altrimenti venivi mandato via. Per nostra sfortuna la fila scorreva abbastanza velocemente ed io e la mia amica eravamo sempre più disperate. Mancava poco alla fine dei colloqui e prima dei genitori di Anna c'era solo un'altra madre. Stavamo già pensando al nostro testamento quando la signora uscì dalla sala con un sorriso sulle labbra. Toccava a noi. Io e la mia amica ci mettemmo ad origliare dietro la porta, cercando anche di vedere.

"Salve siamo i genitori di Anna Cruch" disse Leila, la madre.

"Sono la professoressa coordinatrice" disse "ho molte classi e devo ricordarmi di centoventiquattro alunni, posso vedere una foto di sua figlia?".

Mi ricordo che i signori Cruch si guardarono per un breve istante e il padre di Anna sembrava anche abbastanza scocciato. Fecero vedere la foto e aspettarono che la professoressa parlasse.

"Ah si ho capito" e anche noi avevamo capito. Non avevamo speranza.

"Si si va molto bene, si deve impegnare di più però" Anna mi diede un pizzicotto per farmi girare verso di lei. Non si ricordava. La professoressa non aveva la minima idea di chi fosse Anna Cruch.

"Potete andare" sorrise l'insegnate " e me ne vado anche io, sono distrutta". 

Fortunatamente i miei genitori infuriati furono mandati a casa. I Cruch invece erano rimasti sbalorditi. Quando si ripresero chiamarono Anna e ridendo e scherzando dissero che la nostra professoressa era proprio pazza. Io ed Anna invece ci eravamo fatte una bella sudata, ma eravamo felicissime. 

"Wow una cosa del genere adesso non si potrebbe fare, si scoprirebbe subito!" disse estasiata Emily. In quel momento, nella libreria entrò un ragazzo, avrà avuto venti anni. Aveva dei volantini in mano e con lo sguardo stava cercando qualcuno.

"Trent, sono qui" disse Emma.

"Ciao Emma, posso lasciarti dei volantini li metto in bacheca?" chiese il ragazzo per niente intimorito. Deve essere un cliente abituale.

"Di che si tratta sta volta?" sorrise la dolce anziana mentre prese uno di quei foglietti in mano. 

"La fiera del paese? Ancora si fa?" Emma continuava ad osservare quel pezzo di carta e una lacrima scivolò sul suo viso.

"Tutto bene signora Diaz?" Emily si alzò preoccupata "le chiamo un medico?"

L'anziana signora si asciugò il viso e sorrise "ragazzina quanti anni pensi che io abbia? Guarda che sono più in forma di questo ragazzo che si fa le canne dietro la mia libreria". Trent guardò prima Emma e poi me. Scoppiamo tutti e tre a ridere. 

"è solo che questa fiera mi fa ricordare una storia che ti racconterò la prossima volta". La ragazzina voleva ascoltarla subito, ma comprendeva anche che Emma doveva riposarsi e che lei era comunque in punizione e non doveva trovarsi li. 

"O cavolo! Devo tornare a casa!" Emily prese la borsa e si diresse all'uscita non prima di aver salutato Emma. 

"Ehi aspetta, Trent potresti accompagnare Emily a casa sua?"

"Certo, io posso appendere il volantino alla bacheca?" sorrise malizioso il ragazzo. Emma annuì e poi gli fece la linguaccia "sei un lecchino" disse. Trent sorrise e diete un dolce bacio sulla fronte della proprietaria. La salutai per la seconda volta e raggiunsi Trent alla bacheca. Lessi il volantino che stava appendendo. 

FIERA DI PAESE: domenica 10 Marzo, giardino dei tulipani. Musica, ballo e tanto altro!!

"Da quanto conosci Emma?" chiese Trent alla ragazza. 

"Vado spesso da lei a leggere e da qualche settimana mi sta raccontando la sua storia, è molto interessante" sorrise timidamente " e tu?"

"Da un paio di anni ormai" I ragazzi arrivarono alla casa in pochi minuti e prima di salutare Trent, Emily gli fece una domanda

"Veramente ti fai di canne?" 

Trent rise "non eri in punizione tu?"

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 04, 2016 ⏰

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