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Il fatto è che latte e caffè presi da soli sono okay, forti, fantastici, ma quando li prendi insieme hanno quella marcia in più, magari ti sconquassano lo stomaco per un po' ma come inizierebbe una giornata se non ci fossero latte e caffè? E la schiuma? Vogliamo parlare della schiuma del cappuccino? Non c'è niente da dire: insieme funzionano. Nessuno può negare che latte e caffè siano fatti per stare insieme.

Harry Potter sta bene. Sorride, scherza come l'idiota che è, e per una volta nella sua vita nessun signore oscuro vuole eliminarlo dalla faccia della terra. Ed è meraviglioso sentirlo ridere. Forte, senza pensieri.

Stanno lavando via la carta da parati nella stanza che ai tempi dell'Ordine fungeva da camera da letto per Ginny e Hermione, secchi d'acqua a terra, scala in mezzo alla stanza e pennelloni in mano.

"Perché a Grimmauld Place o fai le cose per bene o non le fai proprio."

"Significa che la magia non funziona sulle pareti, vero?"

"Yup."

Harry afferra con la mano una striscia di carta che Hermione ha da poco inumidito, scivola via con leggerezza, come la buccia di un mandarino fresco e profumato. Sensazioni che di solito non si possono accostare a Grimmauld Place. I mazzolini di achillea violacea, intramezzati dai boccioli di malvarosa, si sciolgono sempre più ad ogni colpo di pennello. La mano barbara di Harry fa il resto, lasciandoli rovinare a terra. Rimane il grigiore di una parete nuda e vecchia di secoli.

"Non trovi che ci sia qualcosa di emozionante in un certo senso? Uno strappo e ricomincia tutto da capo. Solo uno strappo. Zap. Tutto nuovo."

"È il firewhiskey che parla."

C'è qualcosa di catartico nel calpestare senza alcuna pietà le vecchie edizioni della Gazzetta del Profeta, quelle con le firme di Rita Skeeter e Jacob Danny, quelle pagine piene di illazioni e allusioni alle attività sospette e ai gusti strani di chi gli ha salvato le chiappe più di una volta. Le foto dei reporter osservano le suole delle scarpe con un certo timore.

"No. Sì. È sicuramente il firewhiskey a parlare," Harry ride ancora, "un altro bicchiere?"

Hermione soppesa l'offerta. Il firewhiskey è un po' come fortuna liquida distillata, la giusta dose potrebbe liberarti da ogni cattivo pensiero, ma troppo potrebbe darti alla testa e combinare solo guai. Sarebbe il terzo bicchiere. Due è un buon numero. Semplice, tondo, equo. È il numero tre che è problematico.

Harry acciuffa la bottiglia di Odgen's – 1987, presente della professoressa McGranitt, "Per le grandi occasioni, Harry". Versa con rapidità un bicchiere per sé e uno per Hermione. "A te l'onore," le si rivolge, soddisfatto.
Hermione scuote la testa: non pensarci.

"Incendio," bisbiglia, ticchettando la bacchetta prima su uno e poi sull'altro bicchiere. Le fiammelle si accendono e divampano nel liquido scuro, per poi consumarsi su se stesse.

"Salute!"

*

"Voglio un cielo stellato. Domani vado a comprare una volta celeste. La metto in questa stanza."

"Domani vai a comprare il cielo, Harry?" Hermione non riesce a evitare di ridacchiare un po'. Harry è disteso supino sul pavimento.
Il soffitto di Grimmauld Place è sempre grigio, sempre vecchio e sempre banale. Ma Harry riesce a vederci le stelle. Probabilmente, grazie all'aiuto del firewhiskey che stringe sotto il braccio. "Vieni qua," sbatte il palmo della mano sull'angolo di pavimento alla sua destra, c'è qualcosa di infantile nel suo modo di fare. Hermione decide di assecondarlo e si sdraia accanto a lui, forse si vede davvero un cielo stellato da quella prospettiva.

"Dudley ne aveva uno in camera, c'erano i nomi e i numeri e brillavano al buio. Poi lo ha strappato perché era da sfigati, diceva. A me piaceva però. Quando entrai la prima volta in Sala Grande, wow... c'era il cielo vero, là."
Hai undici anni, si spalancano le porte, e mentre tutti mangiano, c'è un cielo infinito sopra di te. Infinito. Nessuno può scordare com'è entrare per la prima volta nella Sala Grande di Hogwarts: è wow con la bocca ferma sulla 'o', gli occhi spalancati e le mani che vorrebbero afferrare il cielo. Proprio come l'espressione di Harry in questo momento.

"Potremmo provare a riprodurre l'incantesimo di Hogwarts, se vuoi." Il soffitto di Grimmauld Place è sempre grigio e banale, ma adesso anche a Hermione pare possibile ricreare sul serio il cielo stellato.

"Sapresti farlo?" Harry le stringe la mano e se la porta alle labbra. Uno smack sonoro e convinto. "Ovviamente, tu sapresti farlo." È il suo tono entusiasta che riesce a convincere Hermione, quel tono cristallino e sicuro, così fiducioso.

"Dovremmo provare, Harry," gli spiega, osservandolo. È tornato a fissare il soffitto, ma non smette di stringerle la mano. "Potremmo riuscirci," gli concede.

Harry sorride, tira un sospiro e si volta verso di lei. Con gli occhi grandi, grandi e verdi, verdi.

Harry è un bel ragazzo, nessuno potrebbe dire il contrario. Abbastanza alto e forte da abbracciarti facendoti sentire protetta, forse ancora troppo magrolino e alle prese con una relazione piuttosto complicata con il barbiere. Ma quando uno dei suoi sorrisi riesce a raggiungergli lo sguardo, c'è qualcosa in quegli occhi verdi capace di rubarti il fiato.

E forse questo non è un pensiero che dovrebbe avere sul suo migliore amico. Non sul miglior amico che non è il suo fidanzato.

"Io e te, insieme, Hermione Granger, potremmo riuscire in qualsiasi cosa."
Ma lui non dovrebbe neanche dire certe cose, non con quegli occhi là, enormi e chiari e lucidi per via del firewhiskey.

Hermione non si rende conto di quanto forte stia stringendo i denti sul labbro, finché Harry non glielo fa notare, accarezzandoglielo con il pollice. "Così finirai per farti male."
Dovrebbe rispondere con una frase insulsa, una qualsiasi. Basterebbe una sola parola, un diniego nella piega delle labbra, nello sguardo. Ma Harry non la smette di accarezzarle la guancia con la punta delle dita e quelli sono stupidi brividi di freddo, no?

"Ho intenzione di baciarti, Hermione, e non sarà per via dell'alcool, né della solitudine, né della confusione. Ho intenzione di baciarti perché voglio baciarti e questa è la tua occasione per anda-"

Andare via. Ma Hermione Granger non è mai stata capace di lasciare andare via Harry Potter.

Gli ricaccia le parole in bocca, azzerando la distanza che li separa, preme lieve le labbra su quelle di lui. Uno, due, tre. Si sfiorano appena, a tratti, prima di aprire la bocca quel tanto che basta per approfondire il bacio.

Harry. È tutto quello che Hermione riesce a sentire: le mani, che scivolano giù sul ventre, lungo i fianchi a stringerla; i riccioli sulla nuca, che si incastrano tra le sue dita; le labbra e la lingua, che sanno di firewhiskey e limone. E bruciano.

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