Yoppa e Chemonte, continuando a chiacchierare amabilmente o quasi, avanzavano nella foresta, passeggiando sotto i grandi alberi; dove passavano, i daini si giravano, gli uccelli tacevano, i fiori drizzavano il capo.Yoppa era un ometto vestito di giallo, rotondetto e con un largo sorriso sdentato, mentre Chemonte era più alto e magro, forse un po' curvo sotto il peso degli anni, come si suol dire. Yoppa sosteneva di essere nato da un principe folletto e da una fata regina, anche se le malelingue parlavano di un semplice bambino abbandonato nel bosco molto tempo prima. Raccolto dagli ultimi folletti, era poi stato allevato dagli gnomi.
Chemonte sapeva che non c'erano più folletti nella foresta, anche se aveva continuato a cercarli, chiedendo aiuto ai suoi amici animali e alle piante più antiche, invocando tutte le forze della sua pur potente magia, ma nulla era riuscito a ridare presenza ai folletti scomparsi.
- Uno gnomo non sarà alto, non sarà bello, non sarà aitante, non sarà neanche degno di interessare una fanciulla, ma la può salvare lo stesso, se vuole, non credi?
- Anche un'ape con un petalo di rosa può svuotare il mare, e un ghiro fare la guardia sveglio tutto l'inverno, se vuole, non credi?
- Ma Chemonte, tu non mi sei di grande aiuto!
- Può il pittore insegnare a dipingere a un cieco? Può la corda spiegare al legno come piegarsi? Può una corte di saggi illuminare il tuo piccolo cervello di stolto?
- Cosa mi manca dunque, oh grande, illuminato, potente e previdente saggio?
Chemonte, un po' lusingato dai complimenti, tentò di raddrizzarsi, poi con un lamento si ripiegò di nuovo e disse:
- Non potrai salvare la fanciulla se non trovi prima il giovane.
- Lo so, lo so. Nel mio sogno il giovane principe sfugge agli armigeri che hanno ucciso l'uomo che l'ha allevato. Ma non ho idea di dove esso sia.
- Tu non hai idea, perché nella tua piccola testa c'è così poco spazio per il minuscolo cervello che a ogni starnuto rischi di perderne la metà.
Proprio in quell'istante, girarono attorno a una grande siepe e videro un branco di lupi che inseguivano un capriolo. Il capo branco si volse verso i due passeggiatori e con uno sguardo compito attese che i suoi compagni gli sfilassero avanti e li seguì veloce dietro la preda.
- O Chemonte, come trovo questo giovane principe e che ne faccio se mai lo trovassi?
- Com'è che la tua bocca, o Yoppa, comincia a muoversi e a buttare fuori parole senza vergogna di se stessa? È forse un cratere che erutta lava senza posa e i cui rumori sembrano continue richieste di aiuto?
- Ma io non riuscirei mai a trovarlo senza il tuo aiuto, oh grande Chemonte, neanche ci inciampassi sopra.
Yoppa non aveva finito quelle parole, che un grande rumore sulle loro teste li fece scansare e davanti ai loro piedi, circondato da una nuvola di foglie e rametti spezzati, piombò giù Piut. Questi non si era neanche svegliato, quando il ramo sotto di lui aveva evidentemente ceduto.
- Eccotelo qua, Yoppa, grande lamento vivente. Spero che la tua pervicacia a rimettermi richieste di ogni genere si sia al momento quietata, o ancora sorgono nel tuo pavido cuore domande di aiuto e chiarimenti, piagnistei o petizioni varie? E tu cosa hai da guardare, piccola puzzola impertinente, non hai mai visto uno gnomo della foresta con il mago più grande di tutti i tempi e di tutti i luoghi? Hai da proferire verbo o la tua bocca aperta più di quella del mio fido Yoppa serve solo a farmi notare che avete entrambi una rosea lingua, che magari sapete usare solo a sproposito? Hai perso la favella, o hai lasciato sulla quercia la tua capacità interlocutoria? Non riesci nemmeno a balbettare? Prova con i segni, con lo scimmiottamento, disegnando, strabuzzando gli occhi, saltellando, provaci che sei vivo e che sei un uomo, non ti muovi?
STAI LEGGENDO
Il sogno di Yoppa
FantasyUno gnomo di animo tranquillo segue il suo sogno e un grande petulante mago lo accompagna nell'avventura della vita, ad aiutare un principe perduto e una deliziosa fanciulla. Ma come succede in tante storie spesso la felicità è nel viaggio, non semp...