La mia nuova casa

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"Signorina, suo padre mi ha mandato a prenderla, aveva un lavoro importante da svolgere.
Mi presento mi chiamo Pierre de la lune, è un vero piacere conoscerla.
Lavoro come fidato maggiordomo di suo padre nonché consulente.La prego dia a me le valigie e si accomodi.'
Immaginavo un vecchio decrepito pieno di rughe dal viso stanco, probabilmente per il bipolarismo di mio padre,invece davanti ho un giovane ragazzo di penso due anni in più di me, dai capelli castani e riccioluti,occhi neri come la pece,labbra sottili e un largo sorriso che scopre una bellissima fossetta.
Ha una voce educata e armonica,
Un aria molto allegra e movenze eleganti.
Aveva i risvoltini fino al gomito e la camicia nera era leggermente sbottonata al petto. Non potei fare a meno di osservare i suoi muscoli contrarsi, mentre sollevava con apparente facilità le mie enormi valigie per posizionarle nel baule con cura, come se fossero qualcosa di molto prezioso.
Rimasi imbambolata a guardarlo fino alla fine, con un mezzo sorriso sulla faccia,ogni tanto mi torturavo il labbro inferiore con i denti.La mia espressione era talmente comica che Pierre scoppio a ridere di gusto -"signorina dovrebbe smetterla di mangiarmi con gli occhi, rischio la morte con suo padre ee se mi istiga così,
Non riuscirò a trattenermi."
Mi fece l'occhiolino.
Feci un balzo di sorpresa quando mi resi conto di quello che stavo facendo.
Iniziai a ripercorrere tutta la giornata di oggi per capire cosa dovevo fare e chi era lui.
Funerale,papà,valigie,limousine,maggiordomo.
Ma certo il maggiordomo!
Una tristezza mi piombo addosso,
avevo un vuoto dentro di me,
Da li a poco avrei lasciato la casa della mamma, dove vivevano tutti i nostri ricordi.
Mi girai un ultima volta per guardare con malinconia la casa e inspirare il profumo della mamma. Guardavo la finestra della mia camera e desideravo svegliarmi nel mio letto,con la consapolezza di aver avuto solo un terribile incubo,andare a scuola e poi tornare a casa e trovarci mamma ancora in forze con un grande sorriso e le braccia spalancate in attesa di un forte e caldo abbraccio,desideravo guardarla mentre sperimentava i suoi dolci anche se erano sempre pessimi o mentre litigava con la lavatrice che si rifiutava di collaborare,ma era troppo affezionata per gettarla.
Le lacrime insistevano per uscire,però le trattenni stringendo le palpebre.
Mi avvicinai alla portiera e andai a sedere mentre Pierre mi teneva aperta la porta con uno sguardo indagatorio e accigliato,sicuramente sorpreso dal mio improvviso sbalzo d'umore.
L'autista parti con uno sbuffo.
Pierre era di fronte a me con le gambe incrociate la schiena perfettente dritta le mani sul ginocchio destro e ogni tanto mi scrutava con un espressione seria .
Io ero assorta nei miei pensieri e dubbi.
Anch'io di tanto in tanto gli lanciavo un occhiata,ma solo perche mi sentivo costantemente fissata e mi metteva un pó a disagio.
Le mie palpebre iniziarono a farsi sempre più pesanti,le mie notti in bianco iniziavano a farsi sentire e la musica di violino che si sentiva nella limousine non alleviava affatto il mio sonno lo raddoppiava.
Appoggiai la testa al freddo finestrino e mi addormentai.
"Signorina,ehi, ragazza svegliati dai,
Siamo arrivati, non vorrai mica sembrare uno zombie eh !"
Pierre mi agitava dolcemente una spalla, mormorai qualcosa come:" non ora mamma " quando lo senti ridacchiare,Mi accorsi della figura e scattai in piedi,ma essendo ancora in macchina sbattei la testa contro il tettuccio, iniziai ad imprecare a bassa voce parole non tanto adeguate per una donna.Stavolta Pierre rise di gusto, ero infastidita e arrabbiata,ma la sua faccia da bimbo e la sua risata squillante, mi fecero sorridere .
Mi guardó e si ricompose poi mi prese la mano e mi diede il cinque,dopodiché continuo a sghignazzare di tanto in tanto.
Guardai la mano e guardai lui
:" Da quando tutta questa confidenza signor. Pierre de la lune." mimai la sua voce altezzosa della sua presentazione come fidato maggiordomo.
Lui mi guardò con aria divertita di sfida e mi intimo ad uscire,dal suo sguardo capii che avevo già trovato un amico.

Davanti a me c'era un edificio enorme, grigio con le mura un po sgretolate e edere che si arrampicavano su di esso.
Visto da una prospettiva notturna poteva anche sembrare alquanto sinistro.
Il giardino è ben curato ed era gigante,rispettava perfettamente la grandezza dell' edificio.
"Jeanvisper college"
Così questo enorme edificio era la mia scuola, Il luogo dove dovevo dormire,mangiare e studiare,perfetto,
Papà non mi vuole tra i piedi quindi mi scarica qui .
In un collegio che con conosco.
In qualche parte del mondo a me sconosciuta,il mio orgoglio è troppo forte per chiedere come una scema in che parte del mondo ci troviamo dopo varie ore di macchina le quali ho passato dormendo.
Pierre mi osservava mentre giravo la testa da sinistra a destra,dall'alto in basso. Mi prese la mano e senza darmi il tempo di ribattere inizio a camminare velocemente verso la pronta d'entrata.
"Ed ecco, questa sarà la tua prigione per i prossimi due anni,non farti ingannare dall'esterno, dentro è molto meglio,adesso vedrai."
Varcammo la porta,
Il corridoio era illuminato da enormi finestre che lasciavano passare i raggi del sole e si estendeva un lunghissimo tappeto rosso ricamato con fantasie in nero ed era  anche lungo le enormi scale che portavano ai piani successivi .
C'erano diverse aule e tantissimi armadietti in metallo ed ogniuno decideva come abbellirlo. Incontrammo la preside che mi venne incontro con un abbraccio e poi mi strinse la mano "ciao cara, benvenuta,
Io sono Eya la preside di questa scuola per qualunque cosa vieni pure da me ricevo in quella stanza in fondo dietro quelle porte giganti" era una donna sulla quarantina,un po cicciotta e molto dolce come quel sorriso rassicurante,dopo che la donna ebbe riconosciuto Pierre e dopo un forte abbraccio cercó di fargli il terzo grado ma senza successo, Pierre con uno strano luccichio negli occhi le  chiese le chiavi del mio armadietto e chiese di farmi da guida per la scuola.
Ovviamente la preside accetto.
Le chiacchiere di Pierre non finivano mai io continuavo ad annuire anche se avevo perso il filo del discorso già da un po. Arrivati all'armadietto, Pierre mi diede le chiavi e mi indico la classe e la materia della prima ora,mi lasciò una mappa della scuola rassicurandomi del fatto che essendo nuova se sarei arrivata un po in ritardo non avrei avuto alcun richiamo,mi sugerii inoltre di chiedere ad altre persone se magari avessero la stessa materia per risparmiare tempo.

Iniziai a litigare con larmadietto,poiché non voleva aprirsi.
Ad un tratto un forte pugno mi sfiorò la guancia da dietro e un profumo estasiante di rose giunse al mio naso .
Mi girai di scatto con un :"ehi ! Ma che diavolo ti è .. "
-" si dice 'Grazie' principessa"
Principessa che?! Almeno l'armadietto si era aperto
-" Non mi chiamo principessa!
Il mio nome è Huyana"
Continuavo a fissare l'armadietto sbalordita e felice di non essermi mossa neanche di un millimetro,
Temevo per la mia faccia,
Mi girai per guardare il ragazzo negli occhi e ringraziarlo come si deve.
Quando i nostri visi di incontrarono ci pararizzammo entrambi e migliaia di scosse invadesero il mio corpo.

Nota autrice :
Buongiorno a tutti
Mi scuso per i miei errori,
Cercherò di correggere tutto.
Intanto vi ringrazio per leggere il mio libro, apprezzo commenti di qualsiasi tipo.
Questa è la mia prima opera e cercherò di svolgerla al meglio!
Da questo capitolo in poi la storia prenderà una piega diversa.
Spero di trasmettervi le emozioni che provo in ogni capitolo che scriverò.
*abbraccia tutti*
Grazie ancora

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