Era un tiepido pomeriggio di primavera quando Severus Piton e Lily Evans si erano incontrati.
In quell'isolato parchetto, come al solito stava osservando quella bambina dai capelli rossi e i brillanti occhi verdi.
Quella bambina che tanto gli piaceva.
Non aveva mai creduto che qualche ragazza potesse fare breccia nel suo cuore, ma lui adesso pensava solo ad una cosa:
Ormai i giorni che contava per la sua Hogwarts erano nulla; anzi li temeva. Lei non sarebbe mai finita in Serpeverde, forse in Corvonero per il suo intelletto o in Grifondoro per il suo corraggio, o anche in Tassorosso per il suo altruismo. Però sarebbe andata ad Hogwarts, perché
lui lo aveva capito, cos'era lei:Una strega, come la sua mamma, una maga come lui.
Tornò ad osservarla.
Lei lanciandosi dall'altalena si era librata in aria graziosa ed era atterrata senza farsi male, era come se per un secondo avesse levitato per aria. E quel giochetto col fiore. Era ovvio.
La sorella più grande di Lily, Petunia, osservava la sorella desiderosa di capire come facesse quelle cose e fu lì che Piton non riuscì più a trattenersi:"È ovvio no?"
Disse, sbucando di colpo dal retro di un cespuglio, facendo fuggire Petunia verso le altalene.
Lily rimase lì a guardarlo ed egli sentì le guance calde:"Che cosa è ovvio?" Chiese la ragazzina.
Severus era agitato come non mai. Diede un'occhiata alla sorella della ragazza che gironzolava vicino le altalene e a voce bassa lo disse:"Io so cosa sei."
Ne era certo.
«Cioè?»
«Tu sei... sei una strega» La voce bassa, ridotta ad un sussuro.
Con grande dispiacere del ragazzo lei parve offesa.
«Non è una cosa carina da dire!»
Lui rimase immobile e confuso, e
mentre Lily si allontanava, con il naso per aria, e si avvicinava alla sorella, il ragazzo parve risvegliarsi:"No!" Esclamò paonazzo e saltellò dietro le due sorelle aggrappate ai pali dell'altalena che lo guardavano con disprezzo.
«Lo sei» Cercò di insistere. «Sei una strega...» Pensò di poterlo dire e continuò un po' incerto:"È un po' che ti tengo d'occhio. Ma non c'è niente di male. Anche mia mamma è una strega, e io sono un mago.»
La risata di Petunia gli piombò addosso e fu come una doccia fredda.
«Un mago!» rispose:"Io so benissimo chi sei. Sei il figlio dei Piton! Abitano giù a Spinner's End, vicino al fiume." E spiegandolo alla sorella, fece trasparire quanto poco raccomandabile trovasse l'indirizzo.
«Perché ci stai spiando?» chiese.
Severus era ormai troppo imbarazzato e essere sotto il sole non aiutava:"Io non vi spio." Disse.
«Non te, comunque» e subito lo sguardo di Petunia trovò risposta:"Tu sei una Babbana" con quella parola uscì un po' di disprezzo e, anche se la ragazza non comprese la parola, dal tono del ragazzo capì di essere stata insultata.
«Lily su, andiamo via!» Esclamò andandosene.
Severus rimase lì, guardare Lily seguire sua sorella, amareggiato.
Non era così che doveva andare. Lui doveva parlarle di Hogwarts, del Quidditch e delle quattro case, doveva parlarle del magnifico castello e magari offrirsi di accompagnarla a Diagon Alley... E forse un giorno le avrebbe detto cosa provava per lei.
Quando guardava quegli occhi verdi il suo cuore saltava un battito o anche due, e quei bellissimi capelli rossi...
Lui non voleva innamorarsi, voleva tenere chiuso in una scatola quel sentimento, ma quando la vedeva, quella scatola spariva...31 Ottobre 1981
Ormai non si parlava d'altro tra i Mangiamorte. Come poteva essere vero? Si chiese Severus Piton. La sua Lily non poteva essere morta, quegli occhi verdi non potevano essersi spenti. Rapido si diresse a Godric's Hollow e poi verso casa dei Potter; stentava a crederci.
Trovò solo macerie. Facendosi coraggio salì i gradini di casa, scavalcò il corpo di James e la vide.
Inerme e priva di vita.
Non riuscì più a trattenere le lacrime, prese la sua mano e un misto di rimorso, tristezza e rabbia lo pervase. Aveva solo 20'anni, aveva appena iniziato a vivere e poi questo.
L'unico suono oltre ai suoi soffocati singhiozzi era il pianto del piccolo, che si strofinava la fronte dentro alla sua culla.
Piton lo guardò, carico d'odio, perché era colpa sua, ma poi vide i suoi occhi e un po' s'intenirì: Erano gli occhi di Lily.
Tornò a guardare l'amore della sua vita, ormai perduto...
Perché l'aveva chiamata schifosa mezzosangue? Perché l'aveva fatta sentire un mostro?
Perché non le aveva detto che l'amava?
Quelle domande lo avrebbero seguito ovunque, come il suo rimorso, ma anche il suo amore per Lei. Sempre.