First Lesson.

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17 Novembre 2016.

"Calum, per favore.
Apri questa porta, voglio solo parlarti."
E baciarti, non disse Ashton.
"Calum!"
Ashton si girò di spalle contro la porta per poi scivolare giù e rannicchiarsi ai piedi di essa.
"Non comprendo. Non comprendo nulla e non comprendo neanche te.
Non capisco, perché ti stai comportando in questo modo?
Nelle ultime settimane sei diventato così strano, ti arrabbi per qualsiasi cosa.
Sono il tuo migliore amico, o almeno credevo di esserlo.
Apri la porta..ti supplico."
Ashton era un ragazzo non abituato a piangere.
Era in grado di vedere sempre il lato positivo delle situazioni, anche le peggiori.
Era davvero un ragazzo allegro e sempre con un sorriso contento sulle labbra.

Sfortunatamente, proprio per la sua poca abitudine a piangere, quando lo faceva si sentiva davvero male.
Le lacrime rigavano il volto di Ashton, che strizzava gli occhi per farne uscire quante più possibile e sfogarsi.
I singhiozzi iniziarono a farsi sentire quando le lacrime smisero di uscire da quei bellissimi occhi speciali, di un verde particolare.
Si mise le mani tra i capelli e chiuse gli occhi sentendo di nuovo le lacrime pungere e minacciare di fuoriuscire.
Si stava tirando i bellissimi capelli color oro, ricci e abbastanza lunghi che erano una delle cose che Calum preferiva di quel ragazzo australiano.
"Oh.."

Ashton aprì gli occhi di scatto e tolse le mani dai capelli per poi giocherellare con le sue stesse dita, mentre il suo sguardo si pose proprio su di esse; il fatto che facesse questo gesto per il disagio e l'ansia, lo mise ancora più in imbarazzo.
"C'è qualche problema, Ashton?"

La mamma di Calum era sempre molto premurosa e gentile con il migliore amico di suo figlio.
Era una donna indaffarata, molto assente a casa, ma non si perdeva d'animo e questa era una delle cose che Ashton più apprezzava di lei.
Il ragazzo dai riccioli d'oro e gli occhi profondi si accorse di essere ancora seduto con le spalle contro la porta della camera di Calum e le gambe piegate, perciò si alzò velocemente avendo un po' di fatica a stare in equilibrio.
"Hai pianto?"
Ashton scosse la testa con un sorriso falso in volto.
"Io e Calum stavamo giocando.
Abbiamo finto di essere attori e perciò mi ha messo delle gocce negli occhi per far finta che io stessi piangendo.
Ma direi che il gioco è finito, il problema è che Calum si è chiuso dentro e probabilmente starà ascoltando della musica perché non mi sente!
È il momento di andare..spero che lei riesca ad attirare l'attenzione di Calum e lo saluti da parte mia dicendo che me ne sono dovuto andare!
Va bene? Grazie mille, signora Hood."
Ashton parlò molto velocemente e senza sicurezza, ma almeno riuscì ad inventarsi una scusa su due piedi.
Diede un veloce bacio sulla guancia a quella carinissima donna e corse giù per le scale, sperando di essere lontano da quella casa, da Calum, il più presto possibile.

20 Settembre 2016.

"Cal, Cal!
Quando ti deciderai a trovarti una ragazza?"
"A nessuna ragazza farebbe piacere stare con uno come me."
Lo guardai leggermente confuso.
Cal aveva 17 anni, ormai la fase di insicurezza sarebbe dovuta passare, no?
"Ieri al corso di storia romana, c'era una ragazza molto carina che ti ha guardato per un bel po'.
Potresti andare a parlarle."
Calum mi guardò con un sorriso sulle labbra.
"La mia timidezza non è scomparsa." Sospirò.
"Ti aiuterò, amico." Dissi felicemente, afferrando un altro biscotto al cioccolato bianco.
Calum roteò gli occhi, ma non ci feci molto caso e continuai a sgranocchiare quei fantastici biscotti comprati poco prima dalla magnifica signora Hood.

[...]

"Ehm..sì, insomma..mica hai gli appunti delle tre lezioni precedenti?
Cioè..io ero assente e quindi, lo sai no? Gli appunti..non li ho potuti prendere..e mi chiedevo se tu.."
"Uhm..sì! Volentieri. Il, il mio quaderno di storia romana ora è..dov'è? È casa, sì. Quindi..magari, dopodomani a lezione..o domani, cioè, domani non abbiamo classe assieme, mi sbaglio? Dopodomani, te li darò. Gli appunti, certo."
Un colorito rosa si fece largo sulle guanciotte di Calum, mentre quelle della ragazza, Silver, erano di un rosso intenso.
"Grazie..ciao, Calum."
Ci fu una certa indecisione su come salutarsi, ma poi decisero che un 'cinque' sarebbe andato bene, no, per niente.
Calum si girò verso di me, con un mezzo sorriso sulle labbra.
"Come sono andato?"
"Patetico.
Perfino io che sono gay so come trattare una ragazza!
Oggi vieni a casa mia e ti dirò qualche regola, okay?"
"Regole..? Stai scherzando?"
Calum prese a ridere, ma si fermò non appena notò il mio sguardo più che serio.
"No, assolutamente.
Oggi alle 15:00 a casa mia.
Vedrò di darti una sistematina."

Not Homosexual :: Cashton Irwood.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora