Capitolo III

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Tainted Love Capitolo III

Vorrei mettermi a ridere, ma l'espressione di Tancredi è mortalmente seria, ci pensa Claudia a cedere all'isterismo per tutte e due.
-Noi?
Ride così forte da disturbare i suoni della notte, così forte da ferirmi le orecchie.
Tancredi scuote la testa e con un gesto distratto si porta nuovamente la mano al viso, tastando delicatamente i lividi, l'occhio destro è violaceo, lo zigomo tumefatto, il labbro inferiore si sta gonfiando, il taglio sul labbro non riesce a cicatrizzare per colpa dei movimenti mentre parla... è conciato davvero male.
Intuisco che deve aver lottato per non coinvolgerci, per tenerci fuori da questa storia, ma che deve aver perso e che la cosa gli brucia parecchio.
-Voi, Claudia, voi. Io non potrò perché starò correndo e il Moro non permetterà a nessuno di aiutarci... siamo noi tre... ma ce la faremo.
Si volta a guardarmi e io cerco di abbozzare un sorriso per fargli capire che ci sono, che sono con lui. Che se dobbiamo toglierci da questo impiccio, io cercherò di fare la mia parte nel miglior modo possibile, anche se ho paura.
Tanta paura.
Qualcosa deve passare dal mio sguardo, perché allunga una mano e mi accarezza la guancia con la punta delle dita.
-Ce la faremo.
Ripete con tono rassicurante e io vorrei tanto potergli credere.
-Mi viene da vomitare!
Il nostro momento è interrotto da Claudia che si gira e corre sulla sabbia a qualche metro da noi. La guardiamo raccogliersi i capelli in una mano e piegarsi per rimettere quel poco che le è rimasto nello stomaco.
-Ha bevuto davvero tanto.
Commenta e nel tuo tono c'è di nuovo quella lieve traccia di sarcasmo divertito.
-Colpa di Mister Viscido, ha cercato di portarsela a letto per tutta la sera, credeva che facendola ubriacare avrebbe avuto qualche chance in più. Non ha fatto i conti con la sua cocciutaggine, però.
Ci guardiamo e i suoi occhi scintillano, mi viene da ridere e non riesco a trattenermi.
Ridiamo entrambi ed è qualcosa di liberatorio, qualcosa di fresco in quella serata soffocante.
-Mia sorella ha sempre avuto un bel caratterino.
Conclude quando ci fermiamo per riprendere fiato.
Claudia torna lentamente verso di noi, sotto l'abbronzatura perfetta è pallida e sotto gli occhi le si stanno disegnando due cerchi scuri.
-Forse è meglio che andiate a casa, per stasera non possiamo fare altro.
Tancredi raggiunge la sorella e la aiuta ad arrivare fino alla macchina, mi avvicino a loro e mentre lui la adagia sul sedile del passeggero, io recupero le sue scarpe da ginnastica e gliele metto ai piedi.
Prova a protestare dicendo che ha i piedi sporchi di sabbia e che le scarpe le danno fastidio, ma una mia occhiataccia la riporta al silenzio in meno di un secondo.
Con sorpresa, assaporo questo nuovo potere che ho appena scoperto di avere su di lei.
Claudia chiude gli occhi e pochi istanti dopo si addormenta profondamente. La osserviamo per un minuto intero, poi lui chiude lo sportello e si volta a guardarmi.
Per un momento boccheggio, fino ad allora mi ero dimenticata di quanto la sua presenza fisica fosse in grado di scuotermi, rivoltarmi, di farmi dimenticare chi sono.
Appoggio una mano sulla fiancata della macchina, ho bisogno di qualcosa di solido che mi tenga ancorata alla terra.
Tancredi sorride e annulla la distanza tra di noi, posandomi una mano sul collo, accarezzandomi la guancia e la curva della mascella e facendomi passare l'altro braccio attorno alla vita, stringendomi a sé.
Il suo odore mi avvolge, il suo respiro mi solletica il viso, sento il cuore accelerare i battiti e il mio petto si alza e si abbassa più velocemente, spingendo il mio seno contro il suo petto.
Mi stringe più forte e abbassa la testa per incontrare la mia bocca.
È un bacio lento, provocatorio, sento il suo labbro inferiore tumefatto posarsi delicatamente sul mio, sfiorarlo, bollente, pulsante. Poi con la punta della lingua inizia a tracciare il contorno del labbro superiore, solleticandolo e inducendomi a schiudere le labbra.
La sua mano sinistra mi accarezza il viso e il collo e quella destra descrive lenti cerchi sulla mia schiena.
Un fuoco inizia a bruciarmi del ventre e a diffondersi ovunque, rendendomi debole e accaldata.
Emetto un gemito lento, roco, di puro desiderio, un lamento che risulta estraneo persino alle mie stesse orecchie.
Quella non sono io... io non ho mai fatto dei versi così.
In risposta al mio gemito, Tancredi sposta la mano dietro la mia testa e incolla la sua bocca alla mia.
È un gesto possessivo, aggressivo, che mi toglie il respiro e rende il bacio profondamente intimo.
Ci baciamo così fino a stordirmi, fino a farmi perdere il senso del tempo.
Quando ci separiamo, ho le stelline davanti agli occhi e ci metto qualche secondo a focalizzare il suo viso, che sembra stordito come il mio.
-Wow ragazza...
Mormora stringendomi a sé per un istante, prima di lasciarmi andare.
-Tancredi, il tuo labbro... sanguina...
Mormoro indicando la sua ferita, in effetti ora che ci faccio caso, sento il sapore del sangue sulla lingua, sulle labbra.
Si porta una mano al taglio e si osserva le dita sporche di sangue.
-Non è niente.
Minimizza con un'alzata di spalle.
-Ho visto ferite peggiori.
Ma io so cosa devo fare, ho capito che gli piacciono i gesti impulsivi e pazzi. Così mi alzo sulla punta dei piedi e gli prendo il viso tra le mani, bloccandolo davanti al mio.
Poi, guardandolo negli occhi, con molta lentezza, gli lecco via il sangue dal taglio.
Per la seconda volta in poche ore mi ritrovo a pensare che ora che conosco il sapore del suo sangue, lui è mio.
Sussulta per il dolore e come prima reazione cerca di sottrarsi al mio tocco, poi nel blu delle sue iridi passa un lampo e mi lasca continuare, con il respiro che gli accelera e le mani che mi afferrano il sedere per premermi il bacino contro la sua erezione.
Il fuoco dentro di me avvampa, la sua eccitazione spinge la mia a livelli che non avevo mai sperimentato prima, ma cerco di rimanere esteriormente calma.
Quando mi accorgo che ha smesso di sanguinare, mi stacco piano da lui che mi tiene ancora stretta e lentamente si convince a lasciarmi andare.
-È ora di andare a dormire.
Cerco di dare alla mia voce un'inflessione sicura, distaccata, anche se una parte di me vorrebbe strappargli i vestiti di dosso e rotolarsi nuda con lui sul cofano della macchina.
-Andare a dormire, certo.
Ci allontaniamo e io mi rendo conto di non essere ben salda sulle gambe. Questo ragazzo mi manda letteralmente in tilt.
Faccio il giro della macchina e mi siedo dalla parte del guidatore, lui mi segue e si sporge dal finestrino aperto.
-Dammi il tuo numero, vi chiamo domani appena avrò chiaro cosa dobbiamo fare per uscire da questo casino.
Dalla tasca del jeans tira fuori il cellulare e memorizza il mio numero, poi si sporge per darmi un bacio veloce sulla tempia e si allontana verso la moto.
Sospiro e ingrano la prima.
Quando parcheggio la macchina sotto casa mia è l'alba, senza darmi il tempo di pensare a tutto quello che è successo, scuoto Claudia dal suo sonno e la costringo a mettersi in posizione eretta e a seguirmi fin dentro l'ascensore.
Entrare in casa mi sembra irreale, l'odore familiare, il corridoio buio illuminato solo dalla luce della cucina lasciata accesa da mia madre, il leggero rumore di mio padre che russa che proviene dalla camera matrimoniale, tutto è alieno, estraneo eppure conosciuto.
Silenziosamente ci infiliamo in camera mia e chiudiamo la porta, poi, mentre Claudia manda un sms ai suoi per dire loro che si ferma a dormire da me, io tiro fuori il lettino a scomparsa e prendo dall'armadio un cuscino per lei.
Recupero il cellulare dalla borsa, lo metto in modalità vibrazione e lo appoggio sul comodino, poi mi spoglio e lascio che tutta la stanchezza del mondo mi piombi finalmente addosso.
Dieci minuti dopo, dormo profondamente anche io.
È Claudia a svegliarmi.
Riemergo dal sonno con difficoltà, sto facendo un incubo che non mi lascia andare. Apro gli occhi e sono sopraffatta dall'angoscia, poi inquadro il viso della mia migliore amica, che ha il trucco colato sotto gli occhi, il rossetto sbavato e i capelli in condizioni disastrose e tutto sparisce, sostituito dal divertimento.
-Non capisco cosa tu abbia da sorridere.
La voce irritata di Claudia è un must delle mie mattine da cinque anni a questa parte.
-Prova a guardarti allo specchio.
Le rispondo a tono, senza smettere di sorridere.
Con molta grazia e delicatezza, Claudia solleva un sopracciglio perfettamente curato e fa una smorfia di disgusto.
-Come se tu stessi meglio.
Ci guardiamo per un istante, poi scoppiamo a ridere entrambe.
La risata è molto più lunga del normale, isterica, acida, difficile da spegnere.
Lacrime nere di ombretto e mascara, ci colano sulle guance, piano piano ci calmiamo, ma siamo entrambe impaurite, così rimaniamo a fissarci in silenzio.
-Tancredi ha chiamato.
Mi dice mentre mi si alza e va a controllare il suo stato allo specchio sopra la mia scrivania.
-Quindi?
Le chiedo alzandomi, prendendo dei vestiti puliti e preparandomi a infilarmi sotto la doccia.
-Dobbiamo andare a casa sua, ci aspetta tra due ore.
Con un sospiro desolato, abbandona la sua postazione e inizia a scegliere un cambio tra le cose che ha accumulato in quello che è diventato il "suo cassetto", nella mia stanza.
Mi spoglio e mi infilo nella doccia, solo quando l'acqua inizia a scorrere bollente, mi permetto di pensare a tutto quello che è successo ieri sera.
Abbiamo distrutto un sacco di soldi appartenenti a un mafioso spacciatore, Tancredi mi ha baciata, rischiamo la vita, Tancredi mi ha baciata, lui la rischia di sicuro visto che è costretto a partecipare a quella gara al buio, Tancredi mi ha baciata e dulcis in fundo: Tancredi mi ha baciata.
Insomma, da qualsiasi punto la si volesse vedere, ero nella melma.

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