2. A boy so pretty

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Avevo sempre amato l'odore di una casa nuova; ricordavo che da piccolina non vedevo l'ora di andare in vacanza solo per sentire il fresco profumo dell'appartamento o della casetta dove avrei passato del tempo con la mia famiglia.

Anche questa volta mi sentì bene, guardandomi intorno e scoprendo piano piano ogni singolo angolo delle stanze dell'appartamento che era da poco divenuto mio.

" Dico solamente che potevi avvertirmi. Sai che probabilmente questa qui verrà a bussare alla nostra porta ogni tre per due perché non troverà il bagno? " La voce di Paulo mi disturbava alquanto, in sua presenza non riuscivo a concentrarmi sull'ambiente circostante. Piuttosto che sentirlo parlare con il suo tono saccente, accesi la televisione; questa prese il segnale su Canale5 dove stavano parlando di un famoso calciatore che stava cercando una babysitter per suo figlio.

" Sembra proprio che l'agenzia di ricerca straripi di giovani studentesse alla ricerca di un espediente per passare più tempo in compagnia del loro idolo. " Chissà quanto avrebbe pagato la fortunata, solo per badare a suo figlio perché lui doveva divertirsi tra una partita ed un allenamento!

" Perché non fai domanda anche tu? " Alvaro posò a terra la grande valigia che aveva avuto tra le mani, liberandosi in un sospiro di rilassamento per la fatica finita.

Mi voltai verso di lui, pronta a rispondergli. " Sai che ho bisogno di soldi per mantenere questo posto e i miei studi... " Cominciai, per poi avvicinarmi a lui e aprire la valigia. " Ma penso anche che sarebbe inutile provarci. Figurati, riceveranno almeno mille richieste, e di gente più preparata di me! " Andai con la mano alla ricerca del mio accappatoio in microfibra bianco e, una volta trovato, lo afferrai e lo tirai fuori, abbracciandolo come un bambino tra le mie braccia.

" Chi può essere più qualificata di una studentessa di medicina? "

" Una vera babysitter forse? " Alvaro fece finta di non aver sentito le parole di Paulo, al contrario di me che, per una volta, mi trovavo in accordo con l'argentino.

" Insomma, immagina che il bimbo prenda la febbre... tu saresti in grado di aiutarlo più di chiunque altro. " Guardai lo spagnolo con un sorriso, e lo ringraziai a modo mio, posandogli un bacio sulla guancia.

" Ci penserò, ora potete andare. Grazie del vostro aiuto ragazzi! " Decisi di essere civile e comprendere nei miei ringraziamenti anche Dybala. Li salutai entrambi con un cenno della mano mentre li guardavo allontanarsi e chiudere la port alle loro spalle.

Mi sarei fatta una doccia veloce, dopotutto il viaggio mi aveva sfinita e sicuramente non profumavo di acqua di rose! In più amavo la sensazione dell'acqua calda sulla mia pelle, di ogni goccia che sfiorava il mio viso; mi rilassava e mi faceva sentire leggera, senza pensieri... Hakuna Matata

Passò davvero poco tempo, ma come ogni volta riuscì ad appannare lo specchio del bagno. Lo raggiunsi e ci passai la mano sopra, osservando come le occhiaie avesse ripreso il loro posto, scacciando via di forza il correttore.

Driin, driiin, driiiin!

Il campanello suonò, interrompendo quella sensazione di pace che avevo da poco imparato a conoscere. Afferrai in fretta l'accappatoio e me lo infilai il meglio possibile, cercando di coprirmi insomma.

" Arrivo, arrivo! " Corsi fuori dal bagno, facendo attenzione a non cadere come una pera cotta, e mi precipitai alla porta. L'aprì e mi maledissi per aver avuto la brutta idea di farmi la doccia pochi minuti prima.

" Alvaro mi ha... " Portò il suo sguardo distrattamente su di me, ma poi, come avesse avuto un flash, si concentrò su ogni singolo lembo di pelle che avevo lasciato scoperto. Restò un momento in silenzio, si appoggiò allo stipite della porta, rendendo impossibile richiuderla. Un sorriso si formò sulle sua labbra, forse dato anche dal fatto che dovevo essere diventata un pomodoro. Vabbè... non ero solita farmi vedere in accappatoio da un ragazzo!

" Sai, non dovresti farmi questo. Non puoi giocare sporco. " Piegai la testa, cercando di capire il senso di quella frase, ma non ebbi nemmeno il tempo di dire una parola che lui entrò in fretta nella stanza e richiuse la porta alle sue spalle. Sentì le sue mani afferrarmi feline i fianchi, con l'intenzione di non mollarli, mentre mi spingeva all'indietro, verso il divano del soggiorno.

" Paulo ma che diavolo stai fa... " Mi fece tacere nel più classico dei modi possibile. Posò le sue labbra voraci sulle mie, mentre mi faceva cadere sul divano. Si affrettò a bloccarmi sotto di lui, con le ginocchia appoggiate al tessuto blu e che bloccavano esternamente le mie gambe.

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