1. So packs you bags really good

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Non ce la facevo proprio, portare valige non sarebbe stato di certo il mio futuro. Sbuffai, guardando quei due enormi parallelepipedi rosa (rosa poi... giusto per dare ancora di più nell'occhio e attirare l'attenzione di tutti i miei futuri coinquilini) e chiedendo perché non fossi nata maschio: a quest'ora avrei avuto molti meno problemi!

" Uhmpf! Ma chi diamine me l'ha fatto fare di portare tutta questa roba? " Davvero... avevo esagerato e, a pensarci bene, avrei potuto portarmi dietro l'essenziale e comprarmi il resto delle cose, nonostante economicamente non sia degna di un paragone con la Regina Elisabetta. Presi tra le mani la mia trousse che avevo lasciato fuori dalle due valige, e proprio in quel momento il suono di No words dei The Script risuonò nello spazio intorno a me. Mi voltai verso la borsa, posta sopra la valigia più piccola, e allungai il braccio verso la sua cerniera, la aprì e frugai dentro, alla ricerca del cellulare.

Un rumore sordo sostituì le note della melodia che adoravo: era caduto tutto. Tutte le cose dentro la trousse erano ora a terra, sparse come dei pezzi di un puzzle non completo. Imprecai dentro di me, mentre lasciavo da parte il telefono e mi chinavo verso l'asfalto, rovente per il caldo.

" Serve aiuto? " Vidi una mano sfiorare la mia, intenta nel raccogliere il nuovo rossetto della Mac (costato una quantità enorme di soldi, e motivo per cui mia madre mi tenne il broncio per almeno tre giorni). Rabbrividì a quel contatto e alzai subito lo sguardo verso lo sconosciuto. La mano si ritirò non appena mi resi conto a chi effettivamente apparteneva.

" Di certo non da te. " Sembrò anche lui sorpreso di vedermi. Si alzò in tutta velocità, accompagnando il suo sguardo con un sorrisetto divertito. Si stava prendendo gioco di me. Ci godeva un sacco nel vedermi in difficoltà, quel maledetto.

" Se avessi saputo che eri tu, tranquilla... non ti avrei offerto di certo il mio aiuto. " Lo fulminai con lo sguardo mentre mi rialzavo, avendo finito di raccogliere le ultime cose, e sistemavo bene la trousse sopra la valigia più grande tra le due. Sospirai, cercando di mantenere la calma: magari se lo ignoravo se ne sarebbe andato, come una mosca fastidiosa. Presi per mano le due valige e mi trascinai verso l'entrata del condominio, pregando in tutte le lingue del mondo perché ci fosse un ascensore funzionante in quella struttura.

" Ignorarmi non ti aiuterà, signorina. " Sentì la sua mano afferrare il mio polso e stringerlo, costringendomi a mollare la presa ai bagagli e a girarmi e guardarlo.

" Si può sapere che razza di problemi ti affliggono? " Domandai, acida. Feci due passi verso di lui, cercando di far diminuire il dolore che la sua mano mi stava provocando. Di certo non avrei fatto segni di sofferenza: mi avrebbe solo riso in faccia, quel sadico.

" Si può sapere che cosa ci fai tu qui? Con le valige? " Inclinai la testa un po' verso destra, sorridendo divertita dal fatto che fosse interessato a qualcosa che mi riguardava e che io avevo il potere di manovrare.

" Non lo sapevi? Vengo a vivere con te e Alvaro! " Affermai entusiasta, trattenendomi dalle risate e osservando la sua faccia sconvolta: sapeva che gli avrei reso la vita un inferno, con una ragazza in casa non avrebbe potuto portare le sue amichette ogni notte... gli avrei guastato i piani.

" Ah davvero? Beh allora non sai a cosa stai andando incontro, bellezza... " Disse, terminando la frase con un sussurro mentre si era avvicinato piano al mio viso con un sorriso sornione. Mi schiarì la voce, allontanandomi quanto più veloce possibile e quanto più riuscivo a causa della sua presa sul mio polso. Forse era meglio chiarire, tanto per evitare che la conversazione continuasse in quel tono; che poi chi gli aveva dato il permesso di chiamarmi bellezza? Cos'era tutta questa confidenza?

" Okay okay, hai vinto. Stavo scherzando. Non verrei a vivere con te neanche sotto tortura... non dormirei la notte. " Ammisi, arresa e con un tono di disprezzo verso la fine: con gli urletti e gli ululati che avrebbero fatto lui e la ragazza x della notte x di sicuro non sarei riuscita a chiudere occhio.

" So che la notte preferiresti fare altro con me, ma non dovresti ammetterlo così platealmente. " Ridacchiò, mentre mi maledicevo per aver detto una frase passabile di così tanti doppi sensi in sua presenza. Passò un dito sul mio braccio, provocandomi una scarica di brividi che si manifestò in una mia smorfia e nel suo sorriso malizioso successivo. Ero convinta del fatto che il suo ego ora si stava gonfiando più di un palloncino per una festa di compleanno!

" Tu, tu brutto pallone gonfiato! Ma cosa credi? Che tutte le donne di questo mondo si accascino ai tuoi piedi? " Esclamai, alzando forse un po' troppo il tono della voce, mentre constatavo con stupore che ero riuscita a rompere quel contatto fisico che si era creato tra noi, allontanandomi in definitiva da lui e dalla sua mano. Sembrò piacevolmente sorpreso dalle mie parole: no! Si sarebbe dovuto offendere, almeno un pochino... E invece niente, non uno sguardo, non un'alzata di sopracciglio, nulla.

Il mio corpo, però, restò per poco tempo di sua proprietà. Un paio di forti braccia lo circondarono per la vita e lo alzarono da terra: amavo quando mi sentivo volare, sembrava quasi che fossi senza peso, che fossi leggera come una piuma, sgombra di ogni inutile preoccupazione.

" Finalmente sei arrivata! " La voce di Alvaro mi pervase la pelle, ed un suo soffice bacio sul collo mi fece avvampare. Forse diventai talmente rossa da sembrare un pomodoro, perché Paulo, che stava di fronte a noi, piegò il volto in un'espressione incuriosita... e inquietante. Molto inquietante. Lo gelai con lo sguardo e mi girai, portando il mio viso diretto a quello dello spagnolo. Lo abbracciai.

" Dillo che non vedevi l'ora di avermi come vicina di ca- "

" Che cosa? Vicina? " Non feci in tempo a finire la frase che Dybala sbottò, avvicinandosi velocemente a noi e strattonandomi via da Alvaro, piazzandosi proprio nel bel mezzo di noi due.

" Sta scherzando vero? Tu lo sapevi e non mi hai detto niente? " Sembrava davvero irritato, e vedere il suo viso pieno di rughe per la rabbia mi fece uno strano effetto: era davvero brutto così. E chissà perché restai lì, immobile a fissarlo come un'imbecille.

" Non abitava la vecchietta vicino a noi? Almeno lei non era una ficcanaso maniaca come questa qui! " Probabilmente se ne era accorto... di come lo stavo osservando. Mi ripresi subito, cercando di fare finta di niente nell'ipotesi che lui e Alvaro in realtà non si fossero accorti di niente.

" Ehi! Io non sono una maniaca... " Affermai, con un tono piuttosto offeso, mentre lo colpivo con un pugno sul braccio. Dovevo essere una schiappa così grande, perché lui non sembrò nemmeno accorgersene; me ne accorsi io, del contatto, perché le mie nocche impattarono proprio contro dei bicipiti perfetti. Ma che diavolo! Non poteva essere uno stupido con il fisico di un'ameba?

" Va bene Paulo, ne parleremo dopo. Nel frattempo aiutami a portarle su questi bagagli. Non vorrai fare faticare una fanciulla, vero? " Con tutta la mia sorpresa, l'argentino non si oppose più di tanto, ma prese in mano la valigia più piccola (ovviamente... sarebbe stato pretendere troppo da un animo gentile come il suo) e seguì Alvaro verso le scale. Non c'era traccia di un ascensore.

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Hello people!

Come va? Io bene dai, ancora un po' scossa per la sconfitta di sabato... ma sono convinta che tra due anni ci rifaremo e arriveremo alla fine!

Per quanto riguarda la storia, spero vi piaccia come primo capitolo. Se è stato così, vi prego di lasciare un commentino, anche piccolo piccolo, giusto per sapere che cosa ne pensate, ecco!

Io vi mando tanti baci elettronici e vi saluto!

Xo xo

-nana

Baby-sitting a soccer playerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora