Prologo

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Non è facile avere 20 anni, per niente. Non si tratta solamente di diventare più vecchi, si tratta di cominciare ad assumersi le proprie responsabilità, di iniziare una vita contando solo su sé stessi, non pretendendo l'aiuto di altri. Per me poi... Era ancora peggio. Da quando i miei genitori avevano deciso che per me la cosa migliore era andare a vivere da sola, non avevano fatto altro che ammonirmi per ogni minimo sbaglio che facevo.

" Stai attenta a non bruciare il pane! "

" Non fare sempre di testa tua! "

" Beh? Pensi che quando andrai a vivere da sola il letto si rifarà magicamente da solo? "

Era difficile sopportare mia madre: Ai suoi occhi dovevo diventare la perfetta donna di casa nel giro di due settimane. Indovinate un po'? Le due settimane erano passate, ed era già tanto il fatto che avessi imparato a stirare e a fare la lavatrice senza che i vestiti diventassero quelli di un neonato o che subissero un'inaspettata trasformazione di tonalità di colore!

Quella mattina avrei dato una svolta alla mia vita... Speravo solo di non morire di fame e finire per disturbare il mio vicino di appartamento per elemosinare la cena. Non avrei sopportato il suo sorrisetto compiaciuto nel vedermi in difficoltà. Già... Conoscevo già di che morte dovevo morire. Il suo nome?

Paulo Dybala.

Il famoso giocatore della Juventus sarebbe diventato il mio nuovo vicino di casa, e l'unica cosa che mi dava sollievo era che non viveva da solo; con lui c'era anche Alvaro Morata, l'attaccante spagnolo della titolare dello scudetto della Serie A. Ero quasi del tutto convinta che a fare tutto in quella casa fosse lui, e che in realtà l'argentino non facesse un bel niente. Che faccia tosta.

La verità era che lo detestavo, e l'idea di andare a vivergli accanto mi faceva accapponare la pelle. Per non parlare del fatto che avrebbe continuato a prendermi in giro per quello che era il mio sogno: Volevo diventare un'anatomopatologa, si... Quella che fa le autopsie sui morti. Ma infondo era quello che volevo fare del mio futuro, che cosa poteva importare a quel pallone gonfiato?

Almeno c'era Alvaro, lui mi aveva sempre aiutata nei momenti di difficoltà, anche se anche lo spagnolo aveva i suoi momenti di bastardismo. Un esempio? Non mi aveva detto che viveva insieme a quell'essere, quindi gli avevo tenuto il broncio per un bel po' di tempo... Ma come potevo non sorridere nel sentire parole del genere:

" Eddai, non te l'ho detto perché altrimenti non avresti mai accettato di venire a vivere in questo condominio! "

Evidentemente mi conosceva bene. Sapeva cosa provavo nei confronti di Paulo, e sapeva anche che ero una persona piuttosto testarda, che difficilmente cambia opinione sulle persone.

*****

Salve mondo! *sparge tanti cuoricini*

Ho deciso finalmente di cominciare una storia qui su Wattpad, anche se non sono di certo una scrittrice... Diciamo che mi piace sfogarmi scrivendo, quindi perché non condividere qualcosa con voi?

Ditemi che cosa ne pensate, anche se questo è solo un prologo, una piccola introduzione dei personaggi.

Non mi sono dimenticata del nostro Neymar, tranquille eheheh

Presto verrà fuori pure lui, ma cercherò di non deludere la vostra attesa e le vostre aspettative!

tanto amoreee

-Nana

Baby-sitting a soccer playerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora