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Tutto succede in una frazione di secondo.

Scendo dal letto , le gambe sono deboli ma tengono, e tutto ciò che penso e' correre verso quel bagno. La mia unica via d'uscita.

Sento i loro occhi sul mio corpo , sulla mia schiena , e sento i loro ringhi mostruosi alle mie spalle. Riesco a sentire i loro passi veloci e sicuri sul pavimento. Il mio cuore sembra pronto a scoppiare e la mia spalla continua a provocarmi fitte di dolore , ma non intendo fermarmi ora.

Raggiungo il bagno con un salto e mi chiudo la porta alle spalle , grazie a dio questi cani lasciano la chiave nella serratura, la fortuna e' dalla mia parte . Chiudo a chiave , e riprendo fiato appoggiandomi alla porta .

"Lilith apri subito." Questo è Damien , lo riconoscono perché la sua voce e' meno profonda di quella di Declan.

" Non ci penso nemmeno , cane!" Urlo contro la spessa porta di legno che mi separa dai mostri.

"Lilith ... Quando non ci sarà più questa porta a separarci , ti sfido a ripetere ciò che hai detto..." Questo è Declan .

" Mmm e sarebbe a dire ? Ti senti escluso Declan ? Oh beh allora rimediamo subito ... Che ne pensi di Mostro?! "

Sento silenzio , ma so' per certo che sono entrambi li' ad ascoltare ogni mio piccolo rumore.

Poi la voce di Declan mi penetra dentro le vene come ghiaccio liquido.

" Cara e dolce Lilith per quanto mi piaccia sentire il mio nome pronunciato dalla tua voce , se vuoi il mostro ....lo avrai ..."

Sento la porta tremare sotto le mie mani, e il terrore e' l'unica emozione presente.

Mi guardo introno l'enorme ed elegante bagno e vedo la cosa più bella di tutta la giornata. La finestra.

La notte e' sovrana e le stelle sono alte e luminose nel cielo. La neve non cade più e il paesaggio e' completamente bianco.

Mi guardo intorno e vedo una felpa , dev'essere di uno dei mostri , mi viene male al pensiero del loro odore su di me , ma non voglio neanche morire di freddo.

Mi infilo la felpa in velocità , e mi arriva a metà coscia , mi tiro su le maniche alla bella e meglio . Vorrei tanto un paio di scarpe , maledizione , mi giro e dietro la vasca da bagno vedo i miei stivali neri . Grazie signore.

Sono pronta , apro la finestra con mani tremanti e sudate, una ventata di aria gelida mi fa' tremare in tutto il corpo. La porta del bagno inizia a scricchiolare , non c'è più tempo. Guardo giù dalla finestra ed è parecchio alto , soffro un po' di vertigini , ma chissene infischia, mi do' uno schiaffo sulla guancia e mi ripeto che cela posso fare , cazzo.

Inizio ad arrampicarmi a tutto ciò che trovo , qualsiasi tipo di fessura o superficie ci sia , e prima che io possa urlare vittoria per il mio successo toccando terra , sento la porta del bagno rompersi.

Le mie gambe reagiscono d'istinto e corro, corro come non ho mai corso in vita mia . Sento la ferita sulla mia spalla che si è riaperta e che ha ricominciato a sanguinare , ma non importa , una volta arrivata a casa al sicuro da tutto questo me la faro' ricucire , e me ne andrò in vacanza , lontana da questo inferno.

La foresta e silenziosa , si sentono solo i miei passi e il mio respiro affannato mentre corro tra la neve .

Non so' bene dove mi trovo , ma l'importante adesso è trovare una strada trafficata possibilmente .

Sono praticamente senza respiro , e non posso fare a meno di fermarmi per riprendere le forze . Mi appoggio alle ginocchia , ed abbasso la testa chiudendo gli occhi solo per un attimo.

Tutto questo e' senza senso , il mondo e' senza senso .

Mi rimetto dritta stiracchiandomi le braccia e guardo il cielo stellato .

"Mamma vorrei che tu fossi qui..." Sussurro.

Sento una lacrima scivolarmi giù dalla guancia. Con le mani a pugno mi stropiccio gli occhi in modo da cancellare i residui di lacrime.

La ferita mi pulsa e sta imbrattando la felpa di sangue.

Dalla manica destra il liquido porpora scende giù dal mio braccio e sgocciola sulla neve bianca e fredda.

Maledetti cani , uno potevo anche gestirlo e magari riuscire ad ucciderlo velocemente , ma due ?! Due no .... Mi starebbero sempre addosso ventiquattro ore su ventiquattro, ed io ho una vita , non sono nata per essere la loro dog-sitter o la loro bambola gonfiabile.

Un ululato agghiacciante mi riscuote dai miei pensieri .

Questa foresta non è abitata solamente da quei cani , ma anche da branchi di lupi , e io sto sgocciolando sangue ovunque . Maledizione , maledizione.

Inizio a correre , ma non c'è più quella scarica d'adrenalina di prima , e di certo non ho più la forza di correre velocemente , ho fame , ed il mio stomaco brontolante me lo ricorda chiaramente ad ogni passo che faccio.

Alberi , alberi ovunque , sto correndo a caso senza un idea di dove mi stia dirigendo , finché non vedo le luci di una macchina che sfreccia sull'asfalto bagnato.

Raccolgo le ultime forze che mi rimangono e corro , corro con il pensiero di non dover mai più ritrovarmi in questa situazione , corro mettendo sotto sforzo i muscoli delle mie gambe , e corro sentendo l'aria fredda pungermi la pelle sensibile di tutto il corpo.

Non oso immaginare i miei capelli in che stato siano.

Arrivo al limite della foresta , sento ancora gli ululati dietro di me , tra il buio della notte, ma non è un buon motivo per girarsi .

Finalmente sono fuori dalla foresta e con un sospiro mi lascio cadere sulle ginocchia sull'asfalto freddo della strada.

Non mi sento più le gambe , ma riesco ad alzarmi , mi avvio verso il pub che c'è dall'altra parte della strada .

Ci sono poche macchine nel parcheggio, bene.

Apro la porta scricchiolante ed entro per essere accolta dal puzzo di sudore e birra messi insieme. Mi guardo intorno e ci sono solo due uomini , il barista e un ubriacone addormentato sul tavolo sporco di alcolici.

Il barista ha una cicatrice sulla guancia sinistra e mi osserva sorpreso ed io mi avvicino chiedendo se per caso c'è un telefono.

"Si, c'è n'è uno qua dietro il pub ..." Risponde secco guardandomi negli occhi. Cerco nelle tasche della felpa in cerca di monetine per il telefono, e fortunatamente le trovo. Oggi deve essere il mio giorno fortunato . Lo ringrazio , ed esco dal pub , dirigendomi al telefono . Guardo se c'è qualcun in giro , poi soddisfatta ritorno a digitare i numeri.

Premo il tasto verde e sento il telefono di casa suonare. Aspetto e aspetto .

Ho quasi perso la speranza , quando la voce di mio padre risponde , mi sento rinata.

"Papa'! Papa' ! Sono io Lilith ! Ti prego vieni a prendermi! Ho una ferita alla spalla e sono scappata da loro , papà , ti supplico aiutami , ti pre..."

"Zitta! Non dovevi chiamarmi , io non sono più tuo padre , scordati tutti noi , sei una maledetta puttana che se la fa' con i lupi! Non sei più mia figlia , per me mia figlia e' morta quella notte... Non chiamare più questo numero , questa non è più casa tua!"

Poi ha messo giù . E il mondo mi è precipitato addosso.

Bring It OnDove le storie prendono vita. Scoprilo ora