Il giorno in cui Kurt Hummel compie undici anni, scopre di essere un mago.
Andare ad Hogwarts per lui è fantastico, perché finalmente trova degli amici. Non ne ha mai avuti prima d'ora.
La sua vita trascorre normalmente.
Ma un giorno, durante il suo...
Kurt aveva undici anni quando scoprì di non essere uguale a tutti gli altri bambini. Aspettate, un attimo... E' sbagliato. Cominciamo da capo. Kurt aveva tre anni quando scoprì di non essere uguale a tutti gli altri bambini. Sì, sì. Ora va bene. Lui preferiva preparare il tè, vestirsi, cucire e fare altre cose da "ragazze". I ragazzi a scuola l'hanno sempre preso di mira a causa di ciò. Lo chiamavano "Kurtina" e facevano rumori acuti quando passava nei corridoi. Ma sì, la voce di Kurt era diversa dagli altri. Ai suoi genitori non importava. Loro volevano che Kurt fosse "semplicemente-Kurt". Se voleva fare "cose da ragazza", poteva fare "cose da ragazza". Questa è stata una cosa fondamentale per Kurt per sopravvivere alla sua quasi-orribile infanzia.
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Bene, è stato così fino a quando è morta sua madre, quando Kurt aveva soltanto 8 anni. Dopo questo avvenimento suo padre cambiò. Certo, lui amava ancora Kurt e giocava con lui quando aveva tempo a disposizione, ma entrambi sapevano che ormai era tutto diverso. Ormai non c'erano più solo raggi di sole e arcobaleni. A Kurt non importava, perché suo padre era il suo unico amico. Cerchiamo di andare avanti ora. Quindi sì, Kurt aveva nove anni: stessa storia. Kurt aveva dieci anni: stessa storia. Kurt aveva 11 anni: una storia diversa.
Undicesimo compleanno di Kurt Kurt si svegliò con molta difficoltà e molto lentamente. Si trascinò letteralmente al piano di sotto, con indosso le sue nuove pantofole rosa a forma di coniglio e stringendo a sé "Fiyero", l'orsacchiotto che sua madre gli donò al suo settimo compleanno dopo aver visto insieme "Wicked". Aprì la porta e accese la luce. Fece quasi cadere "Fiyero". Si stropicciò gli occhi, e ancora, e ancora. Ma era ancora lì. Una torta gigante era posizionata sul tavolo. Si avvicinò al tavolo e con sua grande sorpresa, sopra c'era una scritta. "BUON UNDICESIMO COMPLEANNO, KURT" "Buon undicesimo compleanno, Kurt" sentì. Si voltò e sorrise quando vide che suo padre era in piedi dietro di lui. Corse verso suo padre e gli saltò in braccio. "Papà" strillò e suo padre gli baciò il suo piccolo viso rotondo. "Papà ma credevo dovessi lavorare oggi ed io...". "Ed io volevo farti una sorpresa". Suo padre sorrise e lo mise giù. "E indovina cosa?" aprì un piccolo armadietto. Kurt spalancò gli occhi quando vide che all'interno c'era una grande scatola rossa con un fiocco blu avvolto intorno. "Regali?" "Naturalmente, regali. Perché sei così sorpreso?" suo padre alzò un sopracciglio. Kurt scrollò le spalle, ma in realtà c'era un perché. Non si aspettava un granché per il suo undicesimo compleanno. Sapeva che l'officina di suo padre stava dando dei problemi, ma quest'ultimo non voleva mai parlarne. Suo padre gli diede il regalo e Kurt iniziò a scartalo frettolosamente come un matto. Era una scatola. La guardò con un'espressione perplessa sul volto. "Bisogna aprirla, dumbo" suo padre ridacchiò e Kurt arrossì. "Lo sapevo!" disse velocemente e suo padre ridacchiò ancora più forte. Aprì la scatola e rimase a bocca aperta. Era un maglione, ma non era solo un maglione, era IL MAGLIONE. Era il famigerato, accogliente, bellissimo maglione de LA SIRENETTA. "Davvero, papà?" chiese incredulo. Aveva chiesto questo maglione da quando sua madre... beh. Suo padre annuì con orgoglio. "Indossalo" suggerì e il volto di Kurt si illuminò. "Oh, sì!" Lo indossò per il resto della giornata. Molte persone andarono a casa sua (per lo più soltanto gente di famiglia e amici di suo padre, Kurt non aveva ancora amici) per fargli gli auguri e dargli un regalo. Ma nessuna cosa era meglio di quel maglione. Sopra c'era Ariel, ma anche Flounder, Sebastian e il più importante: il principe Eric. Kurt amava il principe Eric. Erano quasi le otto e l'ultimo parente se n'era andato più di un'ora fa. Kurt aveva aiutato suo padre a pulire il disordine. "E' stata una bella giornata?" gli chiese suo padre. "E' stata una giornata perfetta!", rispose Kurt e suo padre sembrava soddisfatto e felice. Poi, il campanello suonò. Suo padre alzò lo sguardo, confuso. Kurt guardò la porta e poi guardò di nuovo suo padre. Lui annuì e Kurt si diresse verso la porta. Quando la aprì, tutte le luci si spensero. "Kurt?!" gridò suo padre, in tono preoccupato e per una frazione di secondo, il giorno perfetto di Kurt stava per essere rovinato. "Kurt?" Suo padre si avvicinò. Qualcuno afferrò il braccio di Kurt e lo spinse indietro. Improvvisamente, le luci si riaccesero ed un uomo con una lunga barba, un –brutto- cappello e un... abito (o almeno così Kurt poté definirlo), apparve in corridoio. Kurt sentì un debole "meow" e un gatto comparve al suo fianco. "Tu chi sei?" gridò suo padre. "Attento, ho un fucile da caccia!". Con grande sorpresa di Kurt, l'uomo sorrise con calore, poi abbassò la testa e si rivolse al suo gatto "E' lui?" chiese e stupendo ancora di più Kurt, il gatto rispose. "Sì, è proprio lui." Kurt si voltò a guardare suo padre, sembrava sconvolto proprio come lui. "Bene, vogliamo entrare?" disse l'uomo e si fece strada verso il salotto, sorpassando Kurt e suo padre e lasciandoli in uno stato confusionale. "Ehi, aspettate!" Suo padre uscì dallo stato in cui si trovava e li corse dietro. Kurt, dall'altra parte invece, guardò la porta. Era chiusa. Ma si ricordava di averla aperta. L'uomo l'aveva spinto dentro ma in che modo l'aveva chiusa? "No, io chiamo la polizia. Devi andartene." Le parole di suo padre lo riportarono alla realtà. Si voltò ed andò nel soggiorno. L'uomo era seduto sul loro divano, accanto c'era il suo gatto e suo padre stava urlando contro di lui. L'uomo era mooooolto tranquillo e rilassato, però. "Babbani" sentì. Kurt si guardò intorno, ma non vide nessuno. "Umani" continuò il gatto. "Rilassatevi e per favore sedetevi. Lasciate che il professor Silente parli per un attimo. Suo padre guardò il gatto con espressione inorridita, poi eseguì i suoi ordini. L'uomo sorrise. "Grazie, Minerva. Glielo dico ora?". Il gatto fece cenno di no con la testa. Un gatto che parla? "Tu devi essere Kurt Hummel". Kurt alzò lo sguardo. L'uomo era in piedi di fronte a lui. Kurt annuì con riluttanza. "Ah bene, avrei dovuto consegnarti la lettera per il tuo compleanno, ma l'ho dimenticata ad Hogwarts". "E quell'idiota non è ancora qui" gemette il gatto. "Si calmi Minerva, è per strada" E subito dopo, la porta di vetro del giardino si spalancò. Un gigante entrò in casa. "Mi dispiace, sono in ritardo" disse con una voce rauca. "Devo dare la lettere al bambino. Oh, Silente, signore, posso?". Il gatto alzò gli occhi al cielo e rispose al gigante. "Certo, Hagrid." Il gigante si avvicinò a Kurt e quest'ultimo era paralizzato dalla paura. Suo padre era sul punto di alzarsi ma con sua grande sorpresa, il gigante lo abbracciò. Fin troppo forte. "Congratulazioni, tu sei un mago, Kurt." disse. "Non riesco... a... respirare" disse Kurt, o almeno provò a farlo. "Per favore... lasciami... andare". "Hagrid penso sia abbastanza." L'uomo alzò la mano e il gigante Hagrid lo lasciò andare. "Tu sei un mago" disse di nuovo e Kurt incredulo rispose "Sono un... cosa?".
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