1~Alone

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"Sometimes when I close my eyes I pretend I'm all right, but it's never enough"

Le suole delle converse, ormai rovinate, riecheggiano sul marciapiede producendo un suono atono che subito viene assorbito dal buio della notte.

Mi stringo nella giacca di pelle sperando che mi protegga dal freddo di una gelida notte di febbraio.

Le strade, illuminate da qualche lampione ancora funzionante qua e là, sono deserte a parte qualche ubriaco che a mala pena si regge in piedi.

Mando fuori un sospiro che si materializza in una piccola nuvoletta a causa del freddo e chiudo gli occhi che pizzicano per il sonno.

Continuo a camminare malgrado i dolori persistenti alla testa. Non vedo l'ora di arrivare a casa e dormire almeno 8 ore di fila.

Dopo 15 minuti buoni di camminata arrivo al mio quartiere.

Vedo Johannah, un anziana signora che abita davanti a casa mia, seduta su una vecchia sedia a dondolo con una coperta pesante che osserva il cielo. Non ho mai capito perché stesse intere nottate a guardare il cielo senza mai distogliere lo sguardo.
So solo che è iniziato tutto da quando è morto suo marito Troy.

Attraverso il giardino, salgo gli scalini ed entro in casa. Vuota e silenziosa. Come sempre.
Ricordo che prima era sempre piena di gente che entrava ad usciva, piena di allegria e felicità.
Poi dopo quel giorno, la felicità fu assorbita dai muri lasciando la casa piena solo di un'assordante silenzio.

Salgo in camera e mi butto ancora vestita sul letto sfinita. Velocemente mi addormentando circondata dal silenzio totale.

"Ti prego rimani non lasciarmi da sola" continuo a dire con le lacrime agli occhi. " Non posso farcela da sola, per favore, non andartene" ormai le lacrime sgorgano indisturbate sul mio viso. "Per favore..." Lancio un urlo straziato...

Sento qualcosa pungermi sotto la schiena. Apro gli occhi pigramente e tiro fuori le cuffie che mi davano fastidio.

Ancora lo stesso sogno. Lo stesso incubo che mi rende impossibile riposare. Da quel giorno..continuo a rivivere la stessa scena ogni notte. È come un fantasma che mai mi lascerò alle spalle.

Mi alzo con i piedi nudi e tocco il pavimento freddo, una scia di brividi mi percorre tutto il corpo.
Mi dirigo verso il bagno e mi spoglio aprendo l'acqua della vasca.
Immergo il mio corpo nell'acqua calda, cercando di fare lo stesso con i pensieri che mi riempono la testa.

Dopo un'ora passata principalmente a giocare con la schiuma, mi alzo e mi asciugo. Torno in camera alla ricerca di qualcosa da mettere per non prendermi una bronchite.
Prendo il primo paio di jeans che trovo ed una felpa nera. Dopo essermi vestita guardo l'ora e noto che sono solo le 9. Oggi le lezioni iniziano alle 10 per una qualche assemblea sindacale.

Non mangio nulla, di solito al mattino non ho fame.
Quindi preparo le cartelle per i bambini perché tra un po' sarebbe passata la nonna a prenderle.
Sbuffo esasperata non trovando il diario di Oliver. Quel bambino sembra un tornado, sparge sempre le sue cose in giro. Dopo aver trovato il diario nella casta del bucato -non oso pensare come ci sia finito dentro- finisco di riordinare anche quella di Sybil che essendo più ordinata è più veloce da fare.

Metto le cartelle nell'atrio vicino alla porta e vado a prendere la borsa per andare a scuola.
Infilo le converse ed apro la porta.
Mi trovo davanti una scena abbastanza strana.

 Just Hold OnDove le storie prendono vita. Scoprilo ora