Round 1 - Odi et amo

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L'immagine scelta per il primo round è la n.1

Sotto un cielo stellato, in una notte insonne di luglio

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Sotto un cielo stellato, in una notte insonne di luglio

Non so come iniziare questa lettera. "Caro" non posso scriverlo, giacché non lo sei più e il tuo nome mi brucia in gola, non lo userò. Quindi scriverò e basta.

Catullo scrisse:"Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris. Nescio, sed fieri sentio et excrucior." Mai frase fu più chiara nello spiegare l'ultimo anno della mia vita.

Scrivo alle due di notte, cuffie nelle orecchie e gambe accavallate, perché voglio che ciò che sto pensando rimanga impresso da qualche parte. Magari lo copierò anche sul mio diario.

Guardando con gli occhi della me di ora, posso dire che quello che provavo per te non era una semplice cottarella estiva, era amore.

Uno di quegli amori disastrosi, destinati a non avere mai luogo, di un'anima disperata verso un'altra completamente distrutta.
Mi hai mentito, oh se l'hai fatto, come d'altronde io ho mentito a te.
Ti ho guardato essere felice con altre ragazze, mentre io rimanevo nell'ombra ad asciugare lacrime che tu non avresti mai visto.
Ogni volta che le mie amiche piangevano per qualcuno, io dicevo loro che nessuno meritava la loro sofferenza, eppure quando ti vedevo capivo che in realtà per te avrei dato di tutto.

Mi hai mostrato il tuo lato migliore e io l'ho apprezzato.
Mi hai mostrato quello peggiore e io l'ho amato.
Mi chiedevi un parere sui tuoi disegni a volte, ne ricordo uno in particolare. Rappresentava due persone, un uomo e una donna, volare a cavallo di un pesce.
Mi sembrò una cosa così stupida all'inizio, ma poi tu mi spiegasti e io capii.
Per te l'amore doveva diventare il centro della vita di una persona e 'amare' il verbo che la portava avanti. Quel pesciolino era un po' l'incarnazione dell'amore per te: nessuno avrebbe raggiunto i due amanti, persi nella loro isola d'amore, che tuttavia erano costretti a non vedersi mai in volto.
Tu amavi il mistero (e suppongo che lo ami ancora), ti piaceva non rivelarti mai del tutto, anche se spesso facevi trasparire dettagli che a me non sfuggivano.

L'uomo portava con sé un fardello. In quella piccola sacca tu ci avevi dipinto i tuoi sogni, le tue delusioni, le angosce e le speranze. Ricordo quando, mentre mi indicavi uno ad uno tutti i dettagli del disegno, io mi soffermavo sulle tue dita affusolate. Dio solo sa quanto amavo le tue mani, bianche mani d'artista.
Avevi disegnato i due in modo che non potessero guardarsi in faccia, forse perché tu avevi dato tutto te stesso in una volta sola alla persona sbagliata e ora non ti fidavi più di chi ti diceva "ti amo". E forse è anche per questo che non te l'ho mai confessato.

Era la tua personalissima visione dell'amore, che a me sembrò assurdamente banale lì per lì.
Mi regalasti quel disegno, guardandomi con quegli occhi di cui ancora, a distanza di un anno, non riesco a cogliere tutte le sfumature.
Abbiamo passato notti intere a mangiare insieme, ascoltare musica, messaggiare fino all'alba e oltre.
Era divertente leggere i tuoi "buongiorno" quando sarebbe stato più appropiato un "buon pomeriggio".
Vorrei dirti tutto quello che ho provato nel vederti tra braccia che non fossero le mie.
Vorrei dirti cosa ho provato io a stare tra le tue, di braccia. Ma mi si forma un groppo in gola pensando ai momenti passati insieme.

Stanotte non dormirò perché appena chiudo gli occhi compari tu. Come un film proiettato su un telo, vedo te che ti passi le mani tra i capelli, i tuoi movimenti esasperatamente lenti, i tuoi scatti improvvisi nell'afferrarmi un braccio per impedirmi di tornare a casa.
Sai, stasera ti ho visto. Ho notato che non eri felice.
Eppure, eri circondato dai tuoi amici e da ragazze bellissime e adoranti.
Ma d'altronde a loro non hai relagato alcun disegno, né sono loro le destinatarie di messaggi sgrammaticati e velatamente sconci scritti mentre eri ubriaco nel mezzo di qualche festa.

Sono sadicamente soddisfatta nel pensare che ora sei tu a soffrire, sebbene una piccola parte del mio cuore si dispiaccia per te...
Hai ripreso a fumare, razza di idiota.
Mi chiedo perché, ma forse non voglio sapere la risposta. Se fosse per una ragazza, potrei non rispondere delle mie azioni.
Oggi hai cercato il mio sguardo e non l'hai trovato.
Ti ho visto guardarmi felice con un altro con quei magnifici occhi fattisi improvvisamente opachi, e non sai quanta fatica ho fatto per non urlarti contro che non potrei mai amare nessuno come ho fatto con te.

Quando la fiamma del mio amore per te si è spenta, sono rimasta arida, vuota. E ti odio anche per questo, perché ti sei portato via la mia capacità d'amare.
Conservo ancora quel foglio dove hai dipinto la donna, l'uomo e il pesce. Voglio serbarlo per sempre, un po' come il rancore che nutro per te.
L'ho appeso di fronte al letto e ogni notte lo contemplo prima di lasciarmi andare al sonno. Ogni volta ci scopro nuovi dettagli che mi raccontano nuove cose di te, aspetti che forse non conosco.
Vorrei lasciarmi trasportare dall'azzurro di quel dipinto, perdermi dentro tutto quel blu.

Ti ho dato la parte migliore di me e tu l'hai disprezzata. Ora goditi quella cattiva.
Brucia all'Inferno amore mio.
Non più tua,
El

Lo so, lo so. Mi sono ridotta veramente agli sgoccioli nel pubblicare il racconto ma l'ispirazione è arrivata ora.
Ci tengo a precisare che non è assolutamente un racconto autobiografico, d'altronde io non ho una vita sentimentale ajajajajaj.
In comune con la protagonista ho solo il fatto di scrivere alle due di notte.
Detto questo, ritorno nella mia tana.

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