Round 2 - Sponsa Christi

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Il racconto che segue è ispirato ad un episodio realmente accaduto della vita di santa Chiara d'Assisi, ma ci tengo a precisare che i dialoghi e alcuni dei personaggi sono completamente frutto della mia fantasia. Nei media è presente la canzone che fa da sottofondo al racconto; ho scelto l'Ave Maria proprio perché secondo me rispecchia la dolcezza che era propria della Santa ed accompagna bene il suo stato d'animo all'interno del racconto.
Spero vi piaccia
Marilyn

Il cielo era terso quella mattina su Bastia Umbra. L'armonia di quel perfetto azzurro cristallino era interrotta soltanto dal volo di qualche gazza ladra.

La diciottenne Chiara era intenta a pregare nei pressi di un melograno. Le parole che fuoriuscivano dalle sue labbra non potevano essere che di lode e ringraziamento, dovute alla gioia che sembrava venirle da ogni oggetto, essere vivente o pianta su cui la giovane monaca posasse il suo sguardo.

Quella calma paradisiaca non durò, però, a lungo. Ben presto notò alcuni cavalli sollevare un gran polverone a poca distanza dal monastero benedettino che tanto amorevolmente l'aveva accolta.
Non aveva bisogno di chiedere per sapere chi fossero, aveva paura di ammetterlo perfino a se stessa.
Sapeva che quel momento sarebbe arrivato, ma in fondo al cuore continuava a sperare nella comprensione di suo padre.

E invece eccolo lì, messer Offreduccio, che tentava di irrompere armato e con un intera scorta di uomini in quel luogo di pace.
- Chiara! Chiara! Esci subito da qui o giuro che non sarà la croce intagliata su questa porta a fermarmi!
All'udire quelle parole minacciose, la ragazza portò quasi automaticamente la mano destra a stringere il ciondolo a forma di tau che portava al petto, che stava lì a ricordarle come Francesco e gli altri frati fossero sempre con lei, anche se non poteva vederli.

Le altre monache, nel frattempo, allarmate da tutto quel frastuono, si erano radunate nel chiostro.
Una di loro cercava di far ragionare Chiara: - Ti prego, cara, nasconditi prima che facciano irruzione. Ti cercano, sono qui per te!

La ragazza, però, era come di marmo: non mosse un solo passo. Anche l'espressione del viso era serena, come se non temesse nulla, nemmeno una banda di uomini armati che avevano ordito una congiura per strapparla da quella vita che aveva abbracciato con tanto amore e altrettanta fatica.
- Lasciateli entrare, sorella Elisabetta. Parlerò io con mio padre, voi andate pure nelle vostre celle.
- No, Chiara. Noi non ti lasciamo in balìa di quegli uomini. Se necessario, ti difenderemo. Siamo sorelle, non dimenticarlo - proruppe la sottile ma decisa voce di suor Anna, una delle donne più giovani presenti nel monastero.
Chiara si commosse di fronte a quella manifestazione di affetto puro e disinteressato, considerando il fatto che si conoscessero molto poco.

- Aprite, ho detto! Non fatemi perdere la pazienza o le vostre tonache non vi salveranno la vita! - tuonò una voce al di là delle mura.
Dopo un muto cenno d'assenso da parte di Chiara, che stava a significare che era pronta ad accogliere l'ira paterna, vennero aperte le porte delle mura e un manipolo di uomini a cavallo entrò nel chiostro.

Alla testa del gruppo vi era un uomo dai capelli ormai grigi e con un'espressione sul volto tra il disgusto e la rabbia.
- Sai Chiara, non avrei mai pensato di poterlo dire, ma mia figlia è finita a vivere in una latrina... Potrei quasi ridere, se non ci fosse già l'intera Assisi a ridere di noi!
Era diventato paonazzo, con le mani che stringevano così fortemente le redini da piantarsi le unghie nei palmi.
- Messere, le chiedo di portare il rispetto dovuto a questo luogo sacro - proruppe una voce dalle ultime file. Si fece avanti una donna sulla cinquantina, madre Ildegarda, a cui era stato affidato il monastero in commendam dopo la morte della precedente badessa, in attesa che ne venisse eletta un'altra.

L'uomo scoppiò a ridere, seguito a ruota dagli altri.
- Come osate rivolgervi così a me? Suvvia, Chiara, non vedi che la situazione sta diventando ridicola? Come potreste, povere e deboli monache, opporvi a noi qualora decidessi di portarti via con la forza? Converrai anche tu con me che è meglio evitare inutili spargimenti di sangue.
Un uomo alla sua destra osò ribattere: - Avevate detto che dovevamo solo spaventarle... Non vorrete mica usare delle armi contro delle donne indifese, per giunta delle spose di Cristo?
L'unica risposta che ricevette fu un pugno in pieno volto, che lo disarcionò facendolo cadere sul duro pavimento del chiostro.

Chiara, che non poteva lasciare qualcuno solo nella sofferenza, corse verso di lui e gli si inginocchiò accanto, tamponandogli premurosamente e delicatamente, attenta a non fargli del male, il labbro sanguinolento con un lembo della povera veste che indossava.

Il padre della ragazza alzò gli occhi al cielo e proseguì: - Mia figlia non è una sposa di Cristo, giacché i voti pronunciati con quegli straccioni non valgono nulla! Nulla, è chiaro?
- "Quegli straccioni", come li chiamate voi, hanno saputo dimostrarmi in pochi mesi quell'Amore di cui ha sete l'anima mia, quello a cui ogni creatura anela incessantemente. Io l'ho trovato e prego che un giorno lo facciate anche voi - intervenne Chiara per la prima volta.

- E quest'amore di cui tanto parli ti darà forse un matrimonio conveniente? Una casa accogliente? Una vita stabile?
- L'unica cosa che mi darà su questa terra sarà povertà, pene e la gioia che da esse deriva.
Il padre la guardò come se fosse totalmente impazzita.
- Chiara, ascoltami. C'è ancora un uomo, che, sebbene di rango inferiore a quello che avrei voluto per te, è disposto a sposarti dopo tutta questa messinscena.

- Padre, ma è possibile che ancora non capiate? Ho scelto tempo fa chi avrei dovuto sposare, o meglio, Lui ha scelto me - rispose Chiara con un sorriso sul volto che risplendeva di una pace quasi sovrannaturale.
- Ma che sciocchezze vai blaterando, figlia mia? Quel Francesco deve averti fatto perdere completamente il senno. Ohimé, che sciagura averti come figlia? Ultimamente anche tua sorella Beatrice non fa altro che parlare di Pater Noster e di quanto le piacerebbe venire da te.

L'uomo si asciugò con un fazzoletto il sudore che gli colava giù per la fronte, esausto per la lunga cavalcata.
- Volete un po' d'acqua, padre? Il pozzo è qui vicino, lasciate che vada a prenderla - si offrì Chiara, preoccupata che potesse sentirsi male.
- Non berrò l'acqua del luogo che mi ha portato via mia figlia - rispose lui recuperando l'aria arcigna di prima.

- Perché non vuoi ascoltarmi, Chiara? Lo dico per te, per il tuo bene e la tua felicità. Ti pentirai di ciò che stai facendo, figlia mia.
Favarone Offreduccio tentò un ultimo e vano tentativo di persuasione.
- La mia felicità è qui, padre, andatevene e lasciatemi vivere tranquilla.
Detto questo, aiutò l'uomo che era stato disarcionato a rimontare in sella per poter ripartire.

L'uomo, resosi conto della determinazione della figlia, rinunciò a convincerla ad andare con lui e uscì dalle mura del convento seguito dai suoi uomini.
In quel momento si levò nell'aria una leggera brezza, portando una candida piuma a posarsi sulla mano aperta di Chiara, che sorrise con lo sguardo rivolto al tramonto.

Crociata D'Inchiostro - ContestDove le storie prendono vita. Scoprilo ora