Capitolo 3

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Il mattino seguente (secondo i mie orari, secondo i mondani era pomeriggio) fui svegliata dal suono del cellulare che squillava.

Frastornata, non visualizzai l'ID e Simon decise di prendermi in giro a prima mattina.

Non sono la persona più simpatica del mondo quando mi sveglio, e senza pensarci due volte cliccai sul pulsante rosso per terminare la chiamata.

Nello stesso momento in cui avevo poggiato la testa sul mio adorato cuscino, il cellulare squillò di nuovo. Questa volta sapevo che era il formidabile Simon e risposi con un tono irritato perché aveva disturbato il mio sonno.

So che non è normale che una persona stia ancora dormendo alle due del pomeriggio, ma è il primo lunedì estivo senza scuola e voglio godermelo a restare a letto tutto il giorno.

Ma i miei piani andarono in fumo, perché Eric, batterista della band di Simon (non chiedetemi il nome, perché cambiano nome ogni giorno) ci aveva invitati alla sue letture di poesie.

Non è che a me non piacciono le poesie, non è che Eric non sia simpatico, ma le sue composizioni sono davvero tremende.

Ci demmo l'appuntamento al Java Jones e dopo altre chiacchiere ed alcuni appunti su come avremmo passato l'estate, mi lasciò per informare Clary e per dare il tempo di prepararmi.

Visto che abitavamo in due diversi quartieri della città di New York City, e da Tribeca a Brooklyn erano mezz'ora prendendo la Linea 2 della metropolitana, incominciai già a preparami.

Certo potevo chiamare un taxi e arrivare in dieci minuti, ma chi vive a New York sa che non sono mai dieci minuti a causa del traffico. Inoltre la tariffa è piuttosto elevata, non che non potessi permetterlo, ma non mi andava di spendere cinquanta dollari quando potevo spenderne tre.

Preferivo prendere il taxi quando ormai il sole era già tramontato, era più sicuro di prendere la metropolitana.

Per questo motivo, dovevo anticiparmi prima dei miei amici, poiché Simon e Clary erano entrambi di Brooklyn e avevano il nostro punto di ritrovo (stile Central Perk della comedy Friends) a dieci minuti di camminata dalle loro case.

Come ci siamo conosciuti? Ho sempre frequentato tutti i gradi della scuola nel quartiere di Brooklyn. Per qualche ragione oscura che erano al corrente solo i miei genitori.

Quando arrivai, Eric era già sul palco e i miei due migliori amici erano già seduti ad un tavolino sorseggiando i loro caffé.

«Ti ho preso un cappuccino» disse così Simon dopo che ci eravamo salutati a vicenda.

Clary era di cattivo umore. Oh, ragazza, lo siamo in due.

«Disdici il mio posto per Los Angeles» disse irritata.

«Cosa?» Mi andò di traverso il caffé «perché? Non puoi farmi questo, Clarissa! Non posso sopportare Simon da sola per due settimane.»

«Hey!» Esclamò melodrammaticamente quest'ultimo.

«Mia madre. Vuole che andiamo in fattoria con Luke e non vuole sentire proteste.» Appoggiò i gomiti sul tavolino di ferro con noncuranza.

Prima che potessi protestare, la ragazzina dai capelli rossi come il divano su cui eravamo seduti, mi disse di lasciar perdere.
Seguii il suo consiglio e decisi di dare una possibilità ad Eric.

Un secondo dopo annunciò che la sua poesia si chiamava Senza titolo e smisi di ascoltare.

Avevo giudicato che la poesia fosse penosa e lo si può capire dal titolo. La titolazione è una parte importante delle composizioni, è il significato o la morale della poesia racchiuso in poche parole.

Nothing it's like it seems. || Alec Lightwood; Shadowhunters. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora