Family Snapshot - 1

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Lo scrittore in corsivo.

Oggi è il 30 gennaio 2022, sono esattamente trascorsi venti anni dal 30 gennaio 2002, ed io, che credo che ogni coincidenza abbia un significato, non posso non cogliere questa occasione.

Abito in questa casa di montagna dal 2012, sono dieci anni circa. Qui fa freddo d'inverno, ma il latte è buono come l'erba, e si possono costruire serre, io vendo miele e marmellate di prugne.

Poi questa mattina, salgo in soffitta, dopo tutti questi anni apro un cassetto e trovo questi fogli. Sono conservati all'interno di una cartellina di carta celeste sbiadita, sulla copertina c'è scritto un nome: "Carlo". Apro la cartellina, ci sono dei fogli scritti a mano, non capisco come mai non li abbia trovati prima, o perché abbia aperto quel cassetto solo oggi.

Prendo il primo foglio tra le mani e comincio a leggere.


Mi piace arrivare sempre un po' prima, fare una specie di sopralluogo, controllare che niente sia fuori posto, che niente possa darle fastidio.

Ancora oggi, dopo tutti questi anni, non riesco a essere tranquillo mentre la aspetto, mi chiedo se sia sempre stato così, o se è solo per tutto quello che è successo.

Qui di sera fa ancora freddo, scendo per la stradina centrale, mi guardo attorno, arrivo alla piazza sul mare.

Vedo uomini oltre i vetri di un ristorante che si inventano cose da fare per ingannare il tempo, spostano sedie, raddrizzano tovaglie, si osservano sospettosi e complici. Pregano affinché questo tempo trascorra il più in fretta possibile, perché in questo momento sembra non passare mai, e l'idea è insopportabile, anche se fra un po', quando si muoveranno tra i tavoli, esausti, rimpiangeranno questa noia.

Non c'è nessuno per strada, io non esisto, sono solo uno sguardo che osserva.

Provo a fissare qualcosa, tutto scorre via, proprio come il suo sangue. Provo a fermare un punto, un profilo, un movimento, un colore, una luce che possa fare la differenza, che nel tempo mi aiuti a distinguere questo anno dai precedenti.

Il mare, è scuro, si adagia sullo scivolo su cui sono alcune barche di legno umido, inclinate di lato sulla chiglia, osservo le luci riflesse, l'odore dell'aria salata. C'è la solita Chiesa illuminata dal basso, Lei sì, lei può, ci guarda dall'alto, sulla destra, ed io sono solo un puntino. Mi volto, le case sono vuote, senza persone, senza tempo, senza idee, le finestre sono chiuse, scorgo solo un lume acceso, oltre le tende chiare di una finestra al secondo piano. Provo a immaginare cosa ci sia oltre, e vorrei che ci fosse calma, tranquillità, il giusto ritmo del tempo, lento, quello che io non ricordo più.

Famiglie unite e felici.

Poi vedo volti nascosti, allineati dietro ai vetri, in silenzio, a spiare, desiderosi e febbricitanti per cogliere segreti.

Provo a immaginare cosa ci sia oltre, cosa c'è oltre quello che si vede, la verità non esiste, qualsiasi cosa può essere nascosta perché niente è come appare, ora lo so.

Un brivido, ho improvvisamente paura, guardo in terra, le mani mi tremano, aspetto immobile, poi lei mi tocca, mi afferra per il braccio, mi costringe a voltarmi.

É lei, è arrivata, sembra felice di vedermi, non so, io cerco di fare del mio meglio per nascondere quello che provo, perché spaventa anche me.

Ada mi prende per mano, mi invita a passeggiare. Ci dirigiamo verso la parte sinistra della piazza, lì sembra che ci siano più luci accese. Camminiamo sul molo di pietra, il mare si volta al nostro passaggio, si allontana, non fa rumore, per questo ci sono solo i nostri passi, non abbiamo ancora detto una parola.

Questo paese, in questo periodo dell'anno, mette tristezza, ma a lei piace, forse perché lei dentro di sé sente lo stesso silenzio, ed io ancora non riesco a immaginare, dopo tanti anni, cosa possa esserci lì dentro, nei suoi pensieri.

Lei ama questo paese, oltre le finestre oscure si nascondono le verità, fanno parte della sua vita, dei suoi segreti, ed io non immaginavo che dal giorno del nostro matrimonio avrei dovuto condividere anche questo.

Degli uomini, in un bar a lato, sistemano cuscini, un altro si muove su un terrazzo galleggiante, dall'altro lato della strada, sul mare, lo fa dondolare.

Veniamo ogni anno qui, lo stesso giorno, alla stessa ora, io le stringo la mano, e provo di nascosto ad ascoltare il suo segreto tra le dita.

Tutto scorre, proprio come il sangue di Simone, fuori dal suo corpo, ovunque.

Ciao, piccolo Simone, figlio mio, oggi è il giorno del tuo compleanno, avresti dovuto compiere dieci anni, ed io prima che questa notte finisca conoscerò finalmente tutta la verità, dopo tutti questi anni saprò cosa è successo quella mattina, chi è stato.

Non credevo che fosse una cosa così violenta e inutile, a volte tutto sembra violento e inutile, io sono violento e inutile. L'amore non esiste, i sentimenti sono paura di rimanere soli, e la nostra religione non crede nell'amore, vive di promesse e non di azioni, vorrei conoscere le persone solo per quello che hanno fatto, le nostre famiglie sono il luogo in cui nasce la violenza.

Ognuno di noi avrebbe potuto fare qualcosa, solo con un movimento impercettibile, e questo avrebbe potuto cambiare il tempo. Perché sono i fatti quelli che contano, le parole non servono, tutti i segreti che abbiamo nascosto e nutrito nelle nostre case ci hanno seguito fino a qui e ora vogliono vendicarsi.

All'improvviso lei mi ha guardato negli occhi, mi ha intimato di allontanarmi altrimenti mi avrebbe ucciso, mi ha spinto, io sono caduto, e poi lei mi ha preso a calci. La sua rabbia ha vissuto fra noi per anni, ed io per anni ho atteso di essere colpito. Ogni sera, ogni notte, ho atteso la lama di un coltello.

Infine ieri sera mi ha detto che la rabbia non c'è più, mi ha detto che non mi ama più e che prova solo affetto per me.

Era come se avesse finalmente fatto ordine, che tutto fosse finalmente risolto.

Non eravamo preparati a vivere in un mondo così bello.

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