Family Snapshot - 3

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Lo so, devo essere pronto, me lo sto ripetendo, anche se non trovo le parole, e le mie fantasie erotiche sono ancore tutte lì a solleticarmi.

L'immagine di noi due che ci accarezziamo con lentezza è una di quelle che vive solo nella mia immaginazione, così come il nostro saluto adesso che ci rivedremo; quel bacio a occhi chiusi non ci sarà, ed io dovrò chiudere gli occhi solo per non vedere la sua paura che le nostre labbra si tocchino. Lo so, me lo sto ripetendo, e così annullo l'effetto della mia immaginazione ipertrofica, nel senso di malattia.

Poi negli ultimi istanti prima che lei bussi alla porta, mi regalo qualche considerazione pungente per farmi coraggio, per trovare un po' di distanza e cinismo; questa emozione che mi immobilizza mi infastidisce.

L'unica verità è che non è mai sincera, è la sua deformazione professionale, preferisce mentire prima di tutto a se stessa. Non dice mai quello che prova veramente, non si fida, è talmente abituata a fare ciò che gli altri vogliono da lei, a dare consigli, e tenere sotto controllo le sue emozioni, che in certi momenti sembrano assenti.

A volte viene fuori il gelo, che lei conosce, e allora prova a nascondere anche lui insieme ai suoi desideri, ma a quel punto di lei non rimane quasi più niente. In certi luoghi della mente è fragile e vulnerabile, come in quelle zone nascoste del suo corpo che non sanno mentire, dove vivono le sue paure, ed io credo che non troverò mai le parole per farla sorridere senza ferirla. Insomma naturalezza e istinto roba di altro genere, tutto è forzato, dove gli altri decidono che debba essere.

Gli altri governano la sua vita, e ora che ci sono entrato anche io, deve dare conto anche a me.

Non saranno mai le parole a svelare i suoi segreti, solo il suo corpo potrà tradirla, perché é quella parte di lei che conosce meno.

C'è violenza anche nel desiderio di tutti gli altri di intromettersi nelle vite altrui. Alcuni credono di possedere le risposte e le verità, e desiderano imporre le proprie scelte, come le uniche possibili e giuste.

Devo controllare la rabbia.

Poi ci sono le storie di amore che con il tempo sbiadiscono, perdono lucentezza, come i brani nei cd musicali, che dopo un certo numero di ascolti non ci emozionano più. Una cosa veramente triste e deludente, avrei preferito che questo meccanismo non fosse mai stato inventato, così come avrei preferito non averlo mai incontrato.

Mi piacerebbe immaginare un mondo senza usura.

Adesso riprende di nuovo l'altra calligrafia, anche la carta è di tipo diverso, è come se qualcuno avesse mischiato i fogli di due racconti differenti, anche se fino a questo momento non è facile individuare le connessioni tra le storie.

Io non sono stanco, a dir la verità un po'incuriosito, certo questi qui non sembrano tipi tanto tranquilli...

Ancora non sapevano cosa sarebbe successo nel mondo, avevano creduto che tutto sarebbe cambiato nel 2000 e invece tutto era stato rimandato solo di qualche anno, ma dentro dovevano sentire qualcosa,avevano dentro la fine del loro mondo e ognuno, nelle loro storie, senza rendersene conto, viveva il desiderio di un nuovo inizio.

Ricordo quando ero piccolo... il mio papi...

Io vado avanti...

Ecco, di nuovo il pensiero che è tutta colpa mia, sono io che vivo la mia vita come fosse quella di un altro, io che non volevo diventare grande.

Mamma me lo aveva detto di stare attento, me lo ripeteva tutte le volte che rimanevo solo con lei, anche quel weekend, prima di partire, aveva pronunciato la solita frase, come se potessi dimenticarlo.

Io avevo diciannove anni, Laura non era poi così bella, ma aveva sempre voglia di fare l'amore, sospirava e ripeteva che era bellissimo, ed io sapevo che così forte non mi piaceva tanto. A volte faceva un po' male, io resistevo e pensavo che non l'avrei mai sposata. Il suo desiderio per me era bello, inaspettato, ed io credo che non lo avrò mai più, è un'altra cosa che ho perso per sempre. Fin dall'inizio la mia vita ha cominciato a perdere parti di sé.

Non ricordo che ero molto felice, penso solo che volessi andare via da casa, tutto sembrava triste e pericoloso.

Allora ho provato a dirglielo, ma lei non voleva fermarsi. Ho provato a rallentare, lei era sopra di me e si agitava sempre di più, osservavo il suo seno che traballava, le ho afferrato i fianchi per farla smettere, ho chiuso gli occhi e ho cercato di pensare ad altro, ma non è servito a niente. Le sono venuto dentro.

Pensieri e paura, e poi ancora pensieri e paure, sempre pensieri e paure. Quella notte avevo il cuore che batteva e che non voleva fermarsi, il tempo e le ore non mi davano tregua, ero perso, avevo paura, sarei stato condannato da tutti, ecco che il male poteva finalmente avermi e consumarmi. Quando cominciai a vedere la luce del giorno pregai Gesù di aiutarmi: ti prego Gesù aiutami, ti prego Gesù aiutami, ti prego, ti prego, aiutami... non lo farò più, non lo farò più...Mi addormentai pensando che tutto sarebbe andato per il meglio e per un attimo, prima di prendere sonno, lo sentii veramente.

Quando mi disse che aveva un ritardo di due settimane, che aveva fatto il test e che era venuto fuori che era incinta, io rimasi calmo e provai a canticchiare qualcosa. Ho sempre avuto la capacità di allontanare il presente nei momenti in cui faceva paura, sono riuscito a convincermi di essere un altro, di non essere lì, di poter solo osservare la mia vita dall'esterno. Se sono qui adesso, ancora vivo, lo devo proprio a questo.

Fui libero da tutto per qualche ora, passeggiai e sognai una vita di libertà e di coraggio, e pensai di essere diventato adulto, mi commossi, pensai di volere bene a tutto quel mondo e a quella vita, poi decisi che avrei affrontato mamma.

Le raccontai tutto, lei mantenne la calma, anche io ci provai, ma quando la vidi piangere mi sentii senza vita.

Fu lei a decidere tutto, lo fece in tempi brevi, come se non ci fossero alternative. Io non ho nemmeno dovuto accompagnarle dal dottore, Laura non disse niente alla sua famiglia, lei e mamma andarono e tornarono in una sola giornata. Laura, per qualche giorno, rimase a dormire a casa nostra.

Mamma era una cattolica praticante.

Credevo che prima o poi avrei dimenticato tutto, anche le sue lacrime, quando ci salutammo per l'ultima volta, io non riuscii a dirle che avrei voluto fermarmi in quei momenti maledetti, rimasi in silenzio.

Lei ne aveva diciannove come me, e pronunciò la parola nostro figlio solo una volta, poi pianse per tutto il tempo, mentre io non volevo fare altro che scappare il più lontano possibile. Ho sempre saputo che prima o poi avrei pagato per tutto questo, fu solo un veloce sollievo, già l'istante dopo ero in attesa della punizione. Papà non ha mai saputo niente di questa storia.

Sguardi e silenzio, dolore e segreti, la morte e la violenza, mamma dopo un po' mi disse che mi aveva perdonato, ma io ancora non riesco a crederci, tutto sembrava di nuovo al posto giusto, proprio come l'amore che non c'è più di una moglie, ora che lei prova solo affetto per me.

Il mondo dei giusti non perdona, se provi a sfidarlo sono pronti anche a uccidere e morire se necessario. Sono circondato, siamo circondati, non vorrei più sentire il loro giudizio sulla mia vita, per questo mi nascondo, li evito, tutti.

"Sappiate che i vostri peccati vi raggiungeranno" avevo letto da qualche parte, e non sembrava essere stato messo lì a caso, era anche per questo che chiunque avesse detto di amarmi avrebbe mentito. Non avevo bisogno di parole, e sapevo che non meritavo di essere amato, o di esser felice.

Andarono via un bel po' di anni, a quel punto dovevo averne circa venticinque e trascorrevamo le vacanze in un posto di montagna, andavamo lì da quando ero piccolo...

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