Family Snapshot - 8

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Poi, non successe più nulla, fino al nostro matrimonio, tre anni di vita andarono via.

So che, se in quella nostra prima notte fummo soli con noi stessi per un po', dal momento in cui apparve sullo schermo la parola matrimonio tutti gli altri saltarono fuori dai loro nascondigli, come se non stessero aspettando altro.

Madri, padri, sorelle, cugini, amici, parroci, amici del parroco, zie, amici dei fratelli, fratelli dimenticati, corsero a stringersi attorno a noi per entrare nella foto ricordo, e Ada diventò nervosa e delusa.

Forse aveva sperato di coglierli di sorpresa, non aveva immaginato che tutti avevano solo finto indifferenza. In realtà ci avevano spiato fin dal primo istante, ed io all'improvviso provavo a sorridere come uno stupido ai loro doppi sensi sul sesso e alle pacche sulle spalle degli zii più esperti. Forse Ada aveva sperato di poter vivere senza tutti loro, senza i loro giudizi, senza il loro controllo. Oppure no.

Non riuscii a cogliere subito quel cambiamento, non mi fermai più di tanto su quella sua strana inquietudine, pensavo semplicemente che tutto sarebbe andato bene, che ogni cosa si sarebbe risolta da sola con il tempo, anche se non sapevo cosa e in che modo.

Non so se quell'idea che fossi proprio io l'uomo in grado liberarla ci fosse ancora. C'erano tutte quelle persone, raggruppate come in posa da fotografia, e attendevano silenziose, con lo sguardo fermo, mentre Ada, con il timone ben saldo fra le mani, ci conduceva nel porto dei giusti.

Ancora oggi non saprei identificare i miei errori, o cosa abbia fatto per non essere più il salvatore, l'uomo giusto. Quello che so è che avrei desiderato esserlo ad ogni costo, la mia vita non attendeva altro, ed io non volli più far distinzione tra quello che sembrava vero e quello che volevo. In qualche istante, che provavo a mandare via velocemente, sentivo con chiarezza la finzione, ma non potevo fermarmi.

C'era una parte di lei che ancora nessuno conosceva e che viveva rinchiusa prigioniera, nascosta, desiderosa di essere liberata, era quella parte di lei che aveva visto in me una via di fuga. Io, al contrario, fui solo uno come tutti gli altri, pronto a pretendere il suo amore incondizionato, pronto a fondare la mia vita sulle sue parole e non sui suoi desideri.

In quel periodo, in attesa del nostro matrimonio, speravo ancora di poter meritare la sua fiducia, fu questa idea a spingermi oltre. Avrei fatto di tutto per noi fino alla fine, non mi sarei arreso, e oggi non mi pento di niente.

Quelli avrebbero potuto essere i giorni del nostro amore, avremmo potuto unirci contro tutti, furono invece i giorni della nostra occasione perduta, e poi nel mondo dei giusti è sempre troppo tardi per tornare indietro.

Già in quei giorni cominciammo ad allontanarci, a essere delusi dell'altro, a capire che alla fine saremmo stati comunque soli con la nostra vita, che ognuno avrebbe potuto vivere e sentire solo la sua. Le parole non sarebbero mai state sufficienti per spiegare, per raccontare, per condividere.

* * * *

Questa volta sono io a prenderle la mano, la sento sussultare e poi riuscire a controllare la vibrazione, chiude gli occhi.

Ci distendiamo sul divano, lei mostra di volermi seguire, ed io, che sento il vento della scoperta e dei segreti, la accarezzo con delicatezza, senza fretta, attento a cogliere i segnali del suo respiro, in attesa che i suoi muscoli si distendano, che il suo corpo si dischiuda.

Ecco, anche lei mi accarezza, spinge il suo bacino contro il mio, sente la mia emozione attraverso i vestiti, mi bacia, con affanno, si muove, si contorce. Per un secondo la osservo e provo a rallentare, vorrei tranquillizzarla, calma piccola, calma, sono qui con te... Ma la sua corsa sembra inarrestabile, ha il respiro affannato, a tratti geme, si lamenta, non riesco e capire se sia piacere o sia la lotta che sta fronteggiando al suo interno. Non so se fa tutto questo solo per me, perché anche io ora sono qualcuno da accontentare, e lei vorrebbe solo essere come io vorrei che fosse. Mi perdo, anche io so soffrire se voglio.

Per un attimo penso alla sua famiglia, a sua figlia, a suo marito, credo che qualcosa prima o poi accadrà, tutto questo non può solo essere sogno e nulla, dovrà per forza trovare la sua vendetta.

A volte le mani vanno da sole, fanno cose che non avrei voluto, e il solo pensiero mi eccita.

Con la mano scende giù lungo di me, mi sfiora il sesso prigioniero, prova a sbottonarmi il pantalone, sente anche lei quanto abbia bisogno di quella libertà.

Io provo a fare lo stesso, lei mi aiuta e mi guida la mano all'interno del suo pantalone. Le mormoro che è bellissima, arrivo a sentire tra le dita i peli del pube, mi fermo, scendo un poco, solo un altro millimetro, mi fermo, aspetto, dove sarà a questo punto la nostra linea di confine?

Ho paura anche io del desiderio di superare il limite.

"Sei bellissima", penso, ha gli occhi chiusi, inarca la schiena, mi bacia, ed io conquisto l'ultimo millimetro, quello oltre il limite, sento la sua morbida carne umida ai mie polpastrelli. Un istante, un attimo, un altro millimetro più in basso.

Ma lei, come se investita da un'onda di dolore, si irrigidisce, i muscoli le si contraggono, si lamenta, mormora aiuto, sembra all'improvviso che il controllo del suo corpo non sia più il suo, con un braccio batte di lato, mi stringe a sé con forza, mi chiede di aiutarla.

- Aiutami... ho paura... . mormora.

Ha gli occhi nella follia, non è in sé, geme, sbatte, non so dove sono i suoi pensieri, la sua coscienza, ho paura anche io.

Rimango soffocato in quel abbraccio impaurito, si lamenta in silenzio, il suo corpo sussulta fuori controllo, si contrae rigido, mi afferra e mi stringe, mi chiede di nuovo di aiutarla, di starle vicino, ed io la stringo a me.

La stringo forte, troppo, potrei soffocarla.

Poi sento poco a poco che sta passando, mi chiede scusa, io sono ancora tra le sue braccia, ho gli occhi chiusi, e mi ripeto che non siamo mai soli, non siamo mai soli.

Ha ancora tutti i muscoli tesi, a tratti trema un'altra volta, cerca di fare del suo meglio per controllare i movimenti e i pensieri impazziti, a tratti trema, fuori controllo, mi cerca con lo sguardo perso e spaventato. Ho paura di me, la stringo, non capisco, gli occhi mi si inumidiscono, piango, cerco di nascondermi.

- Sei bellissima - mormoro.

Lei prende fiato, trema.

Vorrebbe parlare, osserva il mio sguardo umido, con una mano mi accarezza il viso, mi porta via con un dito una lacrima dagli occhi.

- ...ed io questa bellezza non sono mai riuscita a darla a nessuno - mi sussurra in silenzio in un orecchio.

Io non so dove è la verità, non lo so, ma so che vorrei essere per sempre uno dei suoi segreti.

Forse lei è la persona giusta, quella che aspettavo, sa chi sono e rimane con me.

ԷHA"<&

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 19, 2016 ⏰

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