Family Snapshot - 4

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Andarono via un bel po' di anni, a quel punto dovevo averne circa venticinque e trascorrevamo le vacanze in un posto di montagna, andavamo lì da quando ero piccolo.

Mamma sembrava proprio aver dimenticato tutto, ripeteva le stesse frasi che ricordavo da bambino, sempre le stesse parole, più volte. Diceva che il mare innervosiva, ripeteva che in quel paese poteva rilassarsi un po', la mattina andava a correre, la sera rimaneva ore seduta sul terrazzino della casa a osservare la vallata, con le gambe accavallate, il piede che tremava e picchiava contro la ringhiera, mentre continuava a controllare l'orologio ogni minuto.

Preparava zuppe e carne bollita per cena, a volte accendevamo la brace, lei beveva vino rosso mentre con un forchettone rigirava le bistecche, poi le inumidiva con un pennellone che bagnava nella sua salsa rossa preferita; era piccante, e aveva il sapore del sangue.

Io ero lì con la mia vita da osservatore, e non volevo proprio fare o decidere niente.

Poi quella sera forse non mi accorsi nemmeno di Ada all'inizio, ero intento a non farmi coinvolgere a una festa di amici, fu lei ad avvicinarsi, a presentarsi, a raccontarmi del suo entusiasmo per tutto, e delle sue certezze.

Parlò senza fermarsi per quasi trenta minuti, io non riuscii a seguire tutto, parlava veloce. Attorno a noi c'erano tutte le altre voci, ed io credevo di essere distratto e di non riuscire a seguirla, poi mi sembrò che parlasse in silenzio, che muovesse solo le labbra. Io non coglievo il senso delle sue parole, forse mi raccontò di dubbi e di paure, poi tornò l'audio, le sue labbra rallentarono e a quel punto mi parlava degli altri e del futuro.

Il suo raccontò terminò senza preavviso e i suoi occhi cominciarono a fissarmi. Credo che fosse in attesa della mia versione della vita, ma io sospirai e attesi istruzioni. Rimanemmo in silenzio oltre il limite, infine Ada decise di prendere l'iniziativa:

- Sei cattolico?

- Sì!

- Felice?

- Sì.

- Fai sport?

- Sì?

- Quale?

- Tennis.

- Calcio?

- No!

- Vuoi bene ai tuoi genitori?

- Sì...

- Buono o cattivo?

- Buono.

Sappiate che i vostri peccati vi raggiungeranno.

Già a fine serata ebbi la tentazione di chiederle cosa io avessi dovuto fare da quel momento in poi nella mia vita. Lei si muoveva elettrica e veloce, all'improvviso tentennava, poi ripartiva più sicura di prima.

Aveva i pensieri e le emozioni che correvano più veloci di tutti, poteva proteggerti o distruggerti, essere tutto e il contrario di tutto, felice, triste, vicina, lontana, libera, prigioniera, leggera, pesante, buona, cattiva.

Buono!

Cattivo...

Cattiva.

Cominciò a mancarmi già da quella prima notte, rimasi sveglio, con una strana agitazione, ero nervoso, non riuscivo a stare fermo con le gambe. Avevo davanti tutti i fotogrammi di quella sera, e con i pensieri continuai a ripercorrere tutte le frasi e le sue domande.

Non ero sicuro di aver risposto nel modo migliore, ero deluso, le sbagliavo proprio tutte, non riuscivo a rimanere concentrato, non ero mai chiaro, mai convincente.

Poi qualche giorno dopo la incontrai per la strada, lei mi vide, si fermò, mi aspettò, ed io incerto oscillai sulle gambe, come se avessi le scarpe incollate alla strada, pensai che da quel momento non avrei avuto mai più segreti per il mondo, lo sguardo di Dio mi aveva ritrovato, non potevo più nascondermi, ed io immediatamente seppi che prima o poi sarebbe tornata anche la notte con Laura.

Ecco, all'improvviso non stavo più bene da solo, non trovavo motivazioni logiche ma c'era qualcosa, che non riuscivo a definire, che mi faceva vedere il vuoto che avevo dentro quando non ero con lei.

Ero da un giorno all'altro alle prese con una sorta di peso che mi trasportava e che mi faceva male allo stomaco, qualcosa che a volte ti faceva volare in alto e che subito dopo ti buttava giù, come la droga o la voglia di fumare. Provai a leggere qualche articolo su quel giornale di mamma dove le donne sulla quarantina scrivevano per avere risposte, e una di queste aveva scritto che l'innamoramento dava dipendenza, ma non credo fosse questo; in ogni caso era qualcosa di nuovo e non sapevo se mi piaceva oppure no.

Cominciammo a incontrarci, passeggiavamo per le strade del paese e per i sentieri di montagna, in salita e in discesa, con i suoi racconti, le sue domande, e i miei silenzi.

Ada così come saliva in alto così all'improvviso precipitava in basso, in certi istanti tutte le certezze e le verità sembravano essere scolpite per l'eternità nelle sue parole, poi, un attimo dopo, sembrava che una qualche specie di emozione incontrollata la riempisse di dubbi e incertezze.

Io ascoltavo, quasi sempre in silenzio, a volte sentivo la testa confusa, provavo a riprendere il filo, poi un pomeriggio con delicatezza le feci capire che non intendevo credere a tutte le sue parole, la sua forza si indebolì e la mia dipendenza da lei si rafforzò.

Eravamo in montagna, ma navigavamo fra onde lunghe e alte, e questa storie delle onde ci avrebbe accompagnato per sempre. Si saliva in cielo e si precipitava all'inferno in pochi secondi.

Credo che anche Ada cercasse qualcosa in me, non ero solo io ad avere bisogno di lei. Potevo essere io la sua salvezza, questa idea inizialmente mi riempì di gioia e di orgoglio, forse eravamo la coppia perfetta perché lei sapeva riconoscere quello che era giusto e quello che era sbagliato.

La famiglia di Ada era un luogo di giudizio e di pena, come tutte le famiglie di provincia a quei tempi. Si imponeva la figura della madre, per cui Ada era abituata a misurarsi con lei per ogni cosa. Era nella sua mente, sempre, solo a volte si distraeva, solo a volte era felice, per leggerezza, poi, quando le ossessioni tornavano, si spegneva e si puniva.

Per tutto questo, credo che anche lei come me aspettasse l'arrivo della giusta punizione, solo che lei, al contrario di me, non aveva mai fatto niente di male.

Guai a chi perdeva la retta via, si andava a Messa la domenica, il sesso era da evitare, pericoloso, ingiusto, i desideri da combattere, i vestiti casti per non tentare, gli amici della parrocchia, i fratelli, gli zii e i cugini erano sempre pronti a dare buoni consigli.

Oltre i vetri delle finestre di tutte le case del suo paese uomini e donne spiavano la sua vita, tutta la verità era unicamente quella che si riusciva a mostrare. Gli altri erano costantemente in agguato per cogliere chi sbagliava, notte e giorno, instancabili, implacabili. Tutti gli altri non dormivano mai, erano sempre pronti a scorgere segnali di debolezza, facevano i turni, il presidio non veniva mai abbandonato. Ogni azione di Ada poteva essere accettata solo se in grado di sostenere il giudizio degli altri, e gli altri erano tutti quelli che avevano fatto parte del suo mondo di bambina.

Non so cosa sarebbe successo se le avessi raccontato della mia notte con Laura, ma ero abbastanza sicuro di non essere il solo a non dire tutto. In ognuno si poteva nascondere un peccatore.

Io cercavo chi prendesse tra le mani i comandi della mia vita, Ada in definitiva voleva solo essere liberata: un incontro perfetto.

In verità io desideravo smascherarla, volevo essere il primo, l'eroe. Ada aveva costruito una se stessa conforme al mondo che la circondava, ma ci doveva essere un'Ada segreta, che veniva fuori solo in brevi istanti di distrazione. Io amavo quell'Ada nascosta, la cercavo, la desideravo, la aspettavo, di notte, nel mio letto, tra le mie braccia, e infine speravo che volasse via, libera, leggera, inarrestabile, felice, anche se solo per pochi istanti, felice come nessuno mai. Ecco, quella poteva essere finalmente la mia opportunità di riscatto.

Per tutto questo sapevo che Ada non avrebbe mai saputo amarmi, e che non sarebbe mai stata completamente mia.

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