Rialzarsi

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Prima di iniziare, vi avverto che questo è un capitolo decisamente triste!
Non so perchè lo sto dicendo, ma volevo avvertirvi! (La storia è rossa non solo per le scene kwjqjòlwka, *che arriveranno, promesso*, ma anche perchè tratta di argomenti delicati.)
Buona Lettura!

Nico si alza molto lentamente dal letto. Le gambe lo sorreggono a malapena, e il suo corpo sembra decisamente più debole.
Jason si ricorda immediatamente che da quando hanno ricevuto la notizia, tra lo svenimento, il ricovero in ospedale e la sceneggiata della sera prima, sono passati ben due giorni. Due lunghi giorni in cui il più piccolo non ha nemmeno sfiorato il cibo.
E, infatti, appena Nico prova a muovere il primo passo le ultime forze abbandonano il suo corpo, facendolo ricadere con un tonfo sul letto.
"Nico!" esclama il biondo, avvicinandoglisi. "Hai bisogno di mangiare..."
Il moro scuote la testa, sfregandosi gli occhi con le mani. "Non ho bisogno di niente. Ce la faccio."
Jason si morde forte il labbro, mentre il più piccolo, sorreggendosi al materasso, si alza barcollando. Poggia una mano al muro e inizia a camminare lentamente verso la sala.
"Nico" lo richiama il più grande, mentre reprime l'istinto di stringere di nuovo fra le sue braccia quel ragazzo distrutto.
Il più piccolo si volta, e punta i suoi occhi neri e profondi in quelli di Jason. E in quegli occhi Jason ci vede la disperazione, la solitudine, il dolore. Jason in quegli occhi ha paura di sprofondarci, e come delle lunghe mani tutti i sentimenti che quelli trasmettono arrivano a lui, infiltrandosi nel suo corpo.
Sente le gambe quasi cedere, e qualcosa dentro di lui muore. È come se per un secondo l'anima di quel ragazzo si fosse appropriata del suo corpo, trasmettendogli tutto l'uragano interiore che ha al suo interno.
E solo ora capisce effettivamente quanto dolore quel piccolo corpo può contenere. Di quante lacrime avrebbe bisogno di piangere per eliminare tutto il disastro che c'è dentro di lui. Di quanto amore avrebbe bisogno di ricevere per riuscire a ricostruirsi.
'Smettila di rimanere così imbambolato' pensa 'devi farti forza. Per lui. Per Nico.'
"Sei debole, devi mangiare" dice allora, guardandolo negli occhi. E per quanto quello sguardo possa fargli male, possa distruggerlo, lui non si tira indietro.
"Non ho fame" risponde il moro. Ed è vero, lui non ha fame. Anche se non mangia da due giorni, il suo stomaco non ha bisogno di cibo, e sa che se proverà ad inghiottire qualcosa la rivomiterà prima ancora di digerirla.
"Nico, tu devi mangiare."
Il più piccolo punta di nuovo il suo sguardo di fronte a lui, e ricomincia a camminare lentamente.
"Non ho fame" sussurra di nuovo, più a sé stesso che a Jason.
Quando entra nella sala qualcosa dentro di lui crolla. Il vuoto lo pervade, lasciando più spazio a quel liquido nero che gli sta infettando gli organi.
Quando la sera prima era entrato in quella casa era così fuori di sé da non capire nemmeno dove si trovasse. Ma ora... ora è tutta un'altra storia.
Ora rivede Bianca seduta sul tappeto, con il joy-stick in mano a urlare contro quei maledetti zombie. La vede mentre preme forte le dita su quei pulsanti, per poi buttare la testa indietro e sbuffare quando il gioco cade in game over. Poi però scoppia in una sonora risata, riprende in mano l'oggetto e ricomincia, ridendo forte.
Ora vede sua madre sul divano intenta a lavorare a maglia, per poi buttare un'occhiata alla ragazza a terra e abbozzare un sorriso. La vede mentre sorride felice, mostrando quelle due dolci fossette, per poi appoggiare di nuovo il suo sguardo caldo sul suo lavoro. E Nico sa a cosa sta pensando. Sta pensando a quanto sia fortunata ad avere una famiglia come quella. Ora vede suo padre aprire la porta di ingresso, richiudersela dietro e prendere una grande boccata d'aria di casa. Lo vede mentre, prima di fare qualsiasi altra cosa, si dirige per dare un bacio sulle labbra di sua moglie, per poi poggiare la sua giacca sull'appendiabiti vicino la porta.
La giacca.
Quella vecchia giacca da aviatore nera.
Nico si avvicina a tentoni a quell'oggetto ora tanto fragile e delicato. Quando poggia le sua dita sull'oggetto, e quelle lo toccano sul serio eliminando l'ipotesi che quell'oggetto sia solo un'allucinazione, il nero dentro di lui esplode.
Boccheggia, mentre prende la giacca di suo padre tra le sue mani. Portarla al viso e sentirne l'odore è quasi istintivo. E quando il profumo duro ma anche dolce di suo padre lo pervade, le lacrime riempiono subito i suoi occhi.
"Papà" è il lamento strozzato che gli esce dalle labbra. "Papà, non puoi avermi lasciato da solo sul serio."
Ed ora la giacca è intorno al suo corpo. Come ci è finita? Non ricorda nemmeno di averla indossata.
Eppure questa sensazione gli ricorda tanto quella di quando suo padre lo abbracciava. Quelle rare volte in cui gli mostrava il suo affetto.
E sapere che tutto questo calore è finto, che suo padre non lo abbraccerà mai più, che sua madre non lo bacerà mai più, che sua
sorella non sorriderà mai più, lo uccide.
E nella sua testa rimbombano solo due parole.
Mai più.
Mai più.
Mai più.
Mai più.
Un forte rumore lo fa girare di colpo, facendogli perdere un battito. Le lacrime continuano ad uscire copiose dai suoi occhi, bagnando il pavimento.
Al posto dei corpi felici dei suoi genitori, ora non c'è nessuno. Nico fissa sorpreso il divano dove prima erano seduti i suoi genitori, e il tappeto dove sua sorella stava giocando.
Vuoto, tutto vuoto. Anche Jason sembra non esserci più.
Se ne è andato anche lui? È rimasto completamente solo?
Osserva le scale che sono proprio di fronte a lui. Dove è avvenuto l'omicidio? Al piano di sopra? Dove sono i corpi adesso?
E Nico non può credere di starsi chiedendo dove sono i cadaveri della sua famiglia.
Poi, inaspettatamente, uno strano liquido denso cola da uno scalino. Nico rimane pietrificato, guardando quella strana cosa scivolare giù lungo le scale.
Quando questa scivola infine dall'ultimo scalino al pavimento, Nico può notare il suo colore: rosso.
E non fa nemmeno in tempo a connettere il suo cervello, che altro liquido inizia a colare. Dalla cima, fino al pavimento.
Del sangue sta colando giù dalle sue scale.
E il terrore cresce dentro al corpo del moro, che fissa quel liquido ad occhi spalancati.
Poi un urlo rieccheggia per tutta la casa. Dal piano superiore, una ragazza urla come se la stessero torturando. Un urlo glaciale, pieno di terrore. E Nico lo riconosce: quello è l'urlo di Bianca.
"BIANCA!" urla Nico, mentre le lacrime si trasformano in singhiozzi sonori. "BIANCA STO ARRIVANDO!"
Prova a muoversi, ma lui rimane fermo lì. È come se qualcosa lo stesse fermando, bloccandolo dalle spalle. Sente qualcosa stringerlo forte in quei due punti, e gli impedisce di muoversi.
Ma lui vorrebbe solo correre da sua sorella, salvarla. Quel sangue era suo?
Inizia a dimenarsi, urlando il nome di Bianca come un forsennato.
"BIANCA RESISTI!" urla, provando a muoversi, ma rimanendo comunque fermo.
Poi, all'urlo di Bianca se ne aggiunge un altro: quello di sua madre. E gli urli gli perforano le orecchie, facendolo urlare a sua volta.
"MAMMA!" E il sangue continua a colare dalle scale. Ha formato una grande pozza sul pavimento.
"NON RIESCO A MUOVERMI!" gli urla, per poi urlare terrorizzato anche lui. E quei gridi glaciali e disperati sembrano rimbombare dentro la sua testa, portandolo alla pazzia.
E poi arriva. Arriva l'ultimo urlo. L'urlo di suo padre.
Ade non urla semplicemente. Ade urla il suo nome. Urla il nome di Nico.
E il moro lo fa a sua volta. Urla il nome di tutti loro, singhiozzando forte.
Poi un dolore acuto gli scoppia sulla guancia, come se mille spilli gli si fossero conficcati nella pelle. Il sangue e le urla, spariscono.
La visione delle scale lascia piano piano spazio ad un viso familiare: Jason.
Il ragazzo lo sta fissando, con gli occhi spalancati ed il fiatone. Ha una mano sulla sua spalla e l'altra alzata al cielo, e il moro capisce che il ragazzo deve avergli dato uno schiaffo sulla guancia.
Nico non riesce a connettere ciò che sta succedendo, ma prima che possa anche solo parlare Jason lo ha preso di peso e caricato sulla sua spalla.
Nico è così stordito che non riesce nemmeno a protestare.
"Usciamo di qui" è l'unico commento che esce dalle labbra di Jason. "Restare dentro questa casa ti farà impazzire."
E, in pochi secondi, sono lontani dai cadaveri della sua famiglia.

Save Me, Percy Jackson. (Pernico)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora