Tunnel Quantico

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Il sole splendeva sulla verticale del villaggio. Il cielo terso si rispecchiava sull’acqua del fiume che scivolava lenta nella stretta ansa che delimitava il villaggio. Alcune donne, con grandi recipienti sulla testa camminavano verso le rive del corso d’acqua per riempirli e portarli nelle capanne. Altre donne erano invece chinate a lavare i loro pochi panni sporchi. Dopo averle immerse nell’acqua, sbattevano con forza il bucato su pietre rotonde levigate, lasciandole poi lì ad asciugare.

I loro canti e le risate si mischiavano a quelle dei bambini, che giocavano sullo spiazzo antistante al fiume. I bambini si rincorrevano, calciando una palla fatta di stracci. Il più piccolo di loro, un furetto di un metro e venti che correva come un dannato, tirò un destro che il portiere non riuscì neanche a vedere.

Mentre i compagni del piccolo marcatore festeggiavano il gol, il portiere imprecava contro i suoi che avevano lasciato calciare senza difendere. Continuando ad imprecare andò a recuperare la palla che si era fermata qualche metro più in là.

Mentre si avvicinava ad essa, vide un piccolo fulmine che scaturiva dal terreno. Il bambino si fermò di colpo spaventato. Si formarono altri piccoli fulmini che aumentarono d’intensità ed ampiezza, diventando sempre più alti.

Tutti i bambini e gli abitanti del villaggio osservavano impietriti il fenomeno. Poi all’improvviso ci fu un’esplosione che scaraventò il piccolo portiere a terra. Stordito, si sollevò lentamente, ma il terrore lo bloccò, sgomento davanti allo spettacolo che gli si parò dinanzi. Una bolla trasparente prese forma, crescendo a dismisura. Al centro un piccolo cubo nero, al cui interno saettavano lampi multicolori.

Fu l’ultima cosa che il bimbo riuscì a vedere. Poi la bolla crebbe troppo velocemente per fuggire e tutto divenne nero, inghiottito da un buio denso e compatto.

Poi vide delle scie luminose venirgli incontro ed attraversarlo, senza fargli alcun male.

Il bambino si mise ad urlare, ma non riusciva a sentire la sua voce. Fu colto da un acceso terrore. Chiuse gli occhi e sentì il cuore battere all’impazzata.

Quando li riaprì, il buio e le scie erano scomparse. La luce del sole brillava di nuovo sul villaggio e la palla di stracci era ancora davanti a lui.

Si voltò e vide i suoi compagni guardarsi esterrefatti, come se si stessero risvegliando da un brutto sogno.

2

A migliaia di chilometri di distanza, un giovane in camicia hawaiana ascoltava musica a tutto volume dagli auricolari del suo lettore mp3. Intento a navigare sulla rete, non si accorse della segnalazione acustica del sistema d’allarme. Il suono che usciva dagli auricolari era troppo alto, perché potesse sentirlo. Quando anche il monitor olografico di servizio si mise a lampeggiare, il giovane scienziato si accorse di quanto stava accadendo.

Si tolse gli auricolari e si girò con la poltrona verso il monitor di servizio.

-E questo cos'è?- disse sbarrando gli occhi.

Sul monitor compariva un’immagine, da qualche parte in Africa, ripresa da un satellite CP6 in orbita polare a 450 Km d’altezza. Si vedeva un disco nero che si allargava velocemente.

I sensori del satellite segnalavano un aumento dell’energia elettromagnetica proporzionale all’incremento di dimensione del disco.

Rimase lì a fissare quanto stava osservando quasi in trance, poi si scosse e si precipitò a indossare le cuffie del telefono di rete. Compose un numero sulla tastiera e attese che dall’altro capo del telefono si decidessero a rispondere.

-Dai, rispondete.- disse tamburellando con la mano sul bordo della consolle.

Il canale video e audio si aprì appena giunse la risposta alla chiamata. Sul monitor si aprì una finestra nella quale comparve un volto lentigginoso incorniciato da capelli stopposi e biondi.

-Che c’è Burns?- disse il giovane sul video, tirando sul naso gli occhiali da miope.

-Sallivan, vi passo un segnale dal CP6. Questa volta è grossa. Qui è tutto fuori scala.- disse con Burns voce concitata.

-Okay, passala.- disse Sallivan, modulando il tono, in modo da far comprendere che il suo stato d’animo era passato dall’annoiato, alla curiosità scientifica. –Aspetta, anche qui i segnalatori si sono messi in funzione. Da questo momento la prendiamo noi.- continuò, digitando codici sulla tastiera del suo computer.   

-Okay. Corro da voi.- disse Burns, scattando dalla sedia e imboccando la porta del Centro di Controllo.

Percorse di corsa il corridoio che lo separava dalla Sala d’Osservazione e una volta arrivato, vide tecnici e scienziati occupati davanti alle loro postazioni di lavoro. Gli schermi olografici erano pieni di dati e immagini che cercavano di comprendere.

Fiesler, il Responsabile della Sezione di Fisica Quantistica della Sala d’Osservazione, stava parlando al telefono.

-Sì Generale Moore, sembra proprio un evento di Classe Nove.- Fiesler rimase in silenzio a guardare i monitor davanti a lui, mentre ascoltava la risposta che veniva dall’altro capo del telefono.

Quando il suo interlocutore terminò riprese a parlare senza staccare gli occhi dai monitors.

-D’accordo, la richiamerò appena saremo in grado di darle altre informazioni.-

Chiuse la telefonata e si voltò verso Burns.

-Sai cosa ti dico? Che forse ci troviamo di fronte ad un tunnel.- disse con voce fredda e distaccata.

Burns rimase folgorato e un pensiero percorse la sua mente, facendogli avvertire un brivido freddo lungo la schiena.

Una domanda, una semplice domanda.

Burns si chiese chi lo avesse aperto.  

Il disco continuò a ingrandirsi fino a coprire un’area pari ad un chilometro di diametro, poi, improvvisamente, il fenomeno, com’era cominciato, cessò.

Dopo quasi sei ore e mezzo dalla sua comparsa, il disco nero sparì dagli schermi e l’immagine dal satellite tornò a mostrare il corso di un fiume, che si spiegava in un pianoro ricco di vegetazione.

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