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Louis entra ufficialmente nella sua vita con l'ufficializzazione del loro rapporto, la settimana successiva.
Niente comunicati stampa o cose del genere, basta semplicemente un bacio negli spogliatoi di Manchester United – Newcastle, a fine partita dopo un 1 a 0.
Il Daily Mirror si sente in dovere di dire la propria, ovviamente. Li paragona ai nuovi Posh and Becks, elogiando la bravura di Connie nell'aiutare Louis a 'uscire dal tunnel'. Il che, pensandoci bene, non è del tutto falso.
Si sono aiutati a vicenda.
Vanno a cena con Elsa quasi obbligati da quest'ultima, che per tutta la serata non fa che guardare la figlia con una strana luce negli occhi verdi, come se fosse tremendamente fiera di lei.
È così.



~


"...Insomma, è strano, no? Voglio dire. Louis. Louis Tomlinson. Louis Tomlinson ed io abbiamo una relazione, non è divertente? Solo qualche mese fa lo avrei ritenuto un cretino e adesso...beh, è ancora un cretino, ma-"
"Ma è il tuo cretino, giusto?" la interrompe Niall, alzando gli occhi dal paio di scarpe che si sta infilando.
La sua migliore amica in risposta arriccia le labbra e incrocia le braccia al petto, guardando fuori dalla vetrina di Foot Locker. "Se la vuoi mettere sotto il punto di vista di uno parecchio sfigato, allora sì"
Niall si alza in piedi e rotea le pupille, senza commentare. Cammina verso lo specchio appeso alla parete e gira su se stesso un paio di volte, l'espressione tesa.
"Queste?"
"Sono esattamente uguali a quelle che hai provato venti minuti fa" esclama Connie, il tono esasperato.
Il ragazzo fa schioccare la lingua e le dita, poi scuote la testa con un sorriso buffo: "No, mia piccola sbadatella. Queste hanno i lacci bianchi"
La sua migliore amica gonfia il petto e impreca a bassa voce: lei odia fare shopping, specialmente se è qualcosa che richiede più di dieci minuti. Non sopporta stare chiusa dentro un negozio per secoli a decidere cosa prendere, è noioso e irritante.
Lo è ancora di più quando con lei c'è Niall, la persona più indecisa del pianeta.
"Vuoi provare anche quelle completamente nere?" il commesso gli chiede, vedendolo in difficoltà.
"No, non vuole" risponde Connie prontamente, osservando con un certo disgusto quelle righe monotone della divisa da lavoro.
Niall non sembra neanche averla in nota quando "Volentieri, grazie" sorride all'uomo, che si congeda subito.
"Basta, io me ne vado" dichiara lei allora, rimettendosi sulle spalle lo zaino di scuola lasciato sul divanetto rosso.
Afferra prima il telefono nella tasca, però: ancora nessuna risposta da parte di Louis.
"Ferma! – Niall quasi urla, agitato – Perché te ne stai andando?"
Indossa ancora le scarpe che si è provato ed è buffo poiché sta cercando disperatamente di non avvicinarsi troppo alle porte d'uscita per evitare che scatti l'allarme. Ha il volto arrossato da qualcosa molto simile alla paura.
"Perché sono ore che siamo chiusi qui dentro, Niall – ribatte Connie, spalancando gli occhi – Ti sei provato almeno sedici paia di scarpe e tutte uguali! Devo andare a casa e fin-"
"No! – il suo migliore amico l'afferra per le spalle con lo sguardo angosciato, tenendola stretta – Non puoi andare a casa! Voglio...voglio dire, non puoi andare! Tu sei. Sei la mia migliore amica, Connie! Dovresti supportarmi"
"Io ti supporto – scandisce seccamente la ragazza, liberandosi da quella presa con uno strattone – Non supporto il tuo essere così indeciso, però"
"Devi aiutarmi. Me lo devi" le dice quindi lui, gli occhi sgranati e chiarissimi.
La sua voce è piccola, come quella di un bambino ferito.
"Non giocare quella carta, Niall"
"Sei la mia migliore amica, Connie – mormora, come se neanche l'avesse sentita – Ho bisogno di te"
"Sei uno sfigato"
"Tu! Tu dovresti sostenermi, aiutarmi in qualsiasi difficoltà! Invece ti stai arrendendo come una codarda e – si blocca con la vibrazione del suo telefono nella tasca della divisa. Afferra il Samsungdallo schermo rotto e legge presumibilmente il messaggio appena ricevuto. Quando torna a guardare Connie, l'espressione che aveva solo pochi secondi prima è come scomparsa – Sai una cosa? Vai pure a casa. Compro queste" e ora il suo tono è semplicemente Niall, il solito ragazzo di sempre.
"Tu. Sei. Pazzo" scandisce Connie, impietrita.
Deve ricordarsi sempre di quanto gli uomini della sua vita siano lunatici o non ne uscirà viva.
Neanche farlo apposta, l'altro si fa sentire l'attimo successivo. Il suo telefono vibra tra le sue dita.
"Buon pomeriggio a te, girasole. X"



L'appartamento di Louis è molto più piccolo e privato di quello di Payne. Ricorda molto la sua persona, perché è pieno zeppo di oggetti contrastanti: Louis non ha di certo buon occhio per queste cose, ma a Connie piace lo stesso, così come adora l'abitazione semplice degli Horan.
Elsa non permetterebbe mai l'accostamento di un vaso persiano accanto a una lampada cinese, Louis invece le mostra entrambi con orgoglio, spiegandole che provengono dai viaggi fatti con la nazionale inglese.
Poi si accomodano nella cucina che s'affaccia sul soggiorno grande, sulla tavola già apparecchiata nel più semplice dei modi. Louis sembra impacciato: continua a studiare le sue espressioni in attesa e Connie gli risponde con dei sorrisi di rassicurazione e le guance calde per via dell'atmosfera.
Si guardano con quegli occhi da amanti inesperti, ridendo piano senza dire nulla, con la consapevolezza di star pensando alle stesse cose, magari con parole differenti.
"Cosa hai fatto oggi?" le domanda a un certo punto, con un sorriso strano.
Connie forse non lo nota – o fa finta di non notarlo – e "Scuola – risponde in modo indifferente – Poi ho accompagnato Niall a comprare un paio di scarpe"
Gli occhi di Louis s'accendono di consapevolezza, le chiede: "Ah sì? È stato divertente?"
"No, è stato... – lei si blocca e aggrotta le sopracciglia, percepisce le guance arrossarsi ancora – Perché diavolo mi stai guardando così?"
Louis sbatte le palpebre, con quella odiosa faccia da schiaffi innocente. "Pardon?"
"Non funziona con me, Tomlinson – Connie schiocca la lingua e scuote la testa – Il tuo muso da bambino può rimorchiare una ragazza in discoteca, non di certo quella che hai davanti"
Lui si schiarisce la voce e "Miele – mormora – Non solo questo muso da bambino potrebbe rimorchiarti, ma potrebbe senz'altro farti perdutamente innamorare"
A quel punto, Connie sa che dovrebbe ridere. Lo sguardo ilare di Louis glielo suggerisce, il suocorpo glielo suggerisce. Eppure non ci riesce e quello che fa è una misera risatina di petto, le labbra subito morsicate dall'ansia e il volto che all'improvviso impallidisce.
Lo sente ridere e ancora non sa se sia perché non vuole metterla in imbarazzo o perché semplicemente non gli interessa.
"Ah, ma allora l'ha già fatto!" esclama Louis, pieno d'orgoglio.
Gli arriva il tovagliolo di stoffa dritto nei denti. Ride più forte.
Poi però la bacia.

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