Capitolo 2

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A causa dell'incubo mi ero svegliata più presto del solito, quindi dopo un inutile tentativo di riaddormentarmi mi decisi ad alzarmi, mi diressi in cucina e con mia grande sorpresa vi trovai i miei genitori che facevano colazione. A quanto pareva tutti i loro impegni erano saltati, così si erano trovati la fantastica possibilità di passare una mattinata da persone comuni. Come no. Ovviamente la loro ossessione per il lavoro era prevalsa e avevano iniziato a discutere su chissà quale situazione politica.

<<Buongiorno mamma, buongiorno papà.>> Loro risposero al saluto con la solita espressione composta ed altezzosa. Nell'aria c'era troppa tensione, qualcosa non andava. Mi venne in mente una terribile ipotesi. Dov'era Lillian? Come se mi avesse letto nel pensiero mio padre disse: <<Tua sorella ha iniziato a lavorare presto. Il suo lavoro si sta facendo sempre più indispensabile, abbiamo un problema: i ribelli aumentano a vista d'occhio. Hanno organizzato l'evasione di un gruppo di Contagiati nel settore D3.>> Frugai nella mia memoria alla ricerca di informazioni. Una piccola lucina si accese. Settore D3. Massima sicurezza. Doveva essere roba grossa. Riportai la mia attenzione al problema principale. << E cosa c'entra Lillian in tutto questo?>> Mio padre esitò e per un attimo sembrò che la sua maschera imperturbabile traballasse. <<Te l'ho detto, si prospettano diverse rivolte. Tua sorella e altri studiosi si occuperanno di sedarle.>> Colsi il riferimento alle attività di mia sorella.

No.

No.

No

Cercai di restare calma. Le mani mi prudevano, mi conficcai le unghie nei palmi. << Non potete farlo, non dovete metterla in mezzo alle vostre questioni.>> Senza attendere la risposta corsi di sopra, mi vestii alla velocità della luce, schizzai giù dalle scale e uscii, ignorando i richiami di mia madre. Non volevo sentire ragioni. Dovevo chiarire la faccenda con mia sorella alla svelta.

Il suo laboratorio era situato in un edificio insieme a molti altri, ci ero andata diverse volte e ricordavo bene la strada. Era piuttosto vicino: di corsa ci misi un paio di minuti. <<Spero di non incontrare nessuno>> pensai.

L'edificio di cemento era circondato da una siepe ma riuscii ad accedervi facilmente scavalcando il cancello. La prima volta che l'avevo visto stentavo a credere che potesse essere così grande, non pensavo ci fossero così tante menti geniali da queste parti.

Mi feci una mappa mentale del palazzo. Il laboratorio di mia sorella era nella parte ovest del complesso, al secondo piano. Passare dall'interno non era una possibilità da considerare, non conoscevo nessuno e chiedere di Lil sarebbe stato come urlare che volevo interferire con un ordine che veniva parecchio dall'alto. L'unica opzione era passare dall'esterno, mi sarebbe bastato raggiungere la sua finestra e attirare la sua attenzione in qualche modo. Facile.

Erano ormai decenni che il grigio dominava su tutti i colori e di certo i Laboratori non facevano eccezione. Asfalto e cemento ovunque.

Arrivai finalmente sotto alla finestra del laboratorio di mia sorella e in quel momento mi chiesi come avrei fatto ad attirare la sua attenzione. C'erano delle pietre ma temevo che avrebbero danneggiato il vetro.

Alla fine i sassolini si rivelarono l'idea migliore quindi ne presi una manciata tra i più piccoli e iniziai a lanciarli, uno per volta, alternando i lanci a delle pause silenziose nelle quali attendevo una risposta.

Finalmente la finestra si spalancò e io gridai con tutto il fiato che avevo: <<LILLIAAAN!>> Una testa si affacciò dalla finestra ma di certo non era quella di mia sorella.

Era un uomo sulla trentina, immaginai che si dovesse trattare di un altro scienziato. Eppure ero certa che quella fosse la finestra di Lil.

<<Dov'è mia sorella?>> chiesi stupidamente, come se tutti sapessero chi fossi. L'uomo restò serio e inespressivo. <<Non so chi sia tu e chi sia tua sorella ma sto per provvedere alla tua espulsione dall'edificio>>. Ero tentata di rispondergli dicendo che tecnicamente non ero nell'edificio, ma poi decisi che non era il caso di far innervosire probabilmente l'unica persona che mi poteva portare a Lillian.

Mentre ragionavo tra me e me l'uomo si era voltato di spalle alla finestra.

<<Aspetti! St-Pierre. Cerco Lillian St-Pierre.>>

L'uomo si bloccò di colpo.

<<La signorina St-Pierre non lavora più in questo settore dei Laboratori. È stata trasferita in un luogo più...sicuro.>>

Mi sembrò quasi di sentire il suono delle mie ultime speranze che si spezzavano. Conoscendo mio padre e gli uomini del consiglio, se l'avevano trasferita in un altro settore, magari in un'altra Area non l'avrei più rivista per molto, molto tempo.

<<Dove? La prego mi dica dove si trova. È una questione di vita o di morte.>> La mia voce suonava patetica e disperata.

L'uomo sospirò. <<Mi dispiace signorina, non sono autorizzato. Inoltre gli studi che sta facendo sua sorella sono... come dire... delicati.>>

Dovevo andarmene al più presto possibile. Da quel momento potevo contare solo più su me stessa.

Avevo bisogno di uscire rapidamente e senza destare sospetti ma se avessi fatto anche solo un passo falso il tizio della finestra avrebbe detto a qualcuno che ero stata lì e mio padre lo sarebbe venuto a sapere.

Ragionavo sul modo più efficace per convincere l'uomo a lasciarmi andare ma non ce ne fu bisogno.

L'uomo prese parola: <<Facciamo così: io ti lascio andare senza dire niente a nessuno ma tu devi smettere di cercare tua sorella. Ci sono in ballo faccende molto serie.>>

Annuii. <<Lo prometto.>>

E poi scappai.

Evidentemente sapevo fare solo quello.

ESCAPEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora