Capitolo 4

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Sfrecciavo per le strade della città sulla mia bici, lo zaino in spalla e l'indirizzo di Lucas ben chiaro nella testa.

Smyth City era la capitale della quinta Area e come ogni capitale prendeva il nome del primo Console che l'aveva governata.

Amavo la mia città. Amavo il suo modo di essere così grande ma allo stesso tempo tranquilla. Anche se mi fossi arrampicata fino alla cima dell'edificio più alto e avessi abbracciato l'orizzonte con lo sguardo, avrei visto solo altri edifici. Dentro ad essa mi sentivo al sicuro.

Arrivata in Crown Street scesi dalla bicicletta e la portai a piedi fino al numero 39, il volto leggermente accaldato per via del tratto in bici. Una volta arrivata suonai il campanello e aspettai pazientemente una risposta.

<< Si?>> Trasalii. Era senza dubbio la voce di Lucas.

<< S-sono Megan.>> In tutta risposta la porta si aprì.

La attraversai e salii lentamente le scale tentando di scacciare il groppo che avevo in gola.

Al primo piano trovai una porta socchiusa, sul campanello c'era un'etichetta sbiadita con su scritto "Bailey".

Entrai esitando.

Lucas era sul divano e si alzò per salutarmi: << Ehilà>>.

Non era praticamente cambiato, vederlo fu un colpo al cuore.

Era da sei mesi che non o vedevo, era da sei mesi che ci eravamo detti addio, o meglio che io gli avevo detto addio.

<< Ciao.>> La tensione era palpabile, tutti i ricordi dei bei momenti passati insieme formavano una barriera tra di noi.

<< Accomodati.>> Mi indicò il piccolo divano.

<< Potresti raccontarmi di nuovo come l'hai scoperto? Mentre Lillian me lo spiegava al telefono ero troppo stupito per capire.>> Sospirai.

Su quello ero preparata, io e Lil avevamo deciso una versione universale da raccontare a tutti quelli che sarebbero stati informati sulla questione.

<< Dovevo fare un prelievo del sangue. Ma sai che ho paura degli aghi, in particolare se maneggiati dai medici, inoltre avevo già qualche sospetto, anche se i sintomi non sono così evidenti. Quindi Lil si è proposta di farlo e per la sua ottima reputazione gliel'hanno concesso. Visto che eravamo sole nel suo laboratorio ha potuto fare un'analisi veloce e ha confermato la presenza del virus.>>

In realtà le cose non si erano svolte esattamente così ma purtroppo non potevo raccontare la verità nemmeno a Lucas.

Tutto era cominciato quando io avevo scoperto delle strane capacità che andavano oltre alla semplice amplificazione delle abilità base, tipica dei Contagiati.

Un giorno dopo un litigio con mia madre mi ero buttata sul letto e a causa della mia rabbia la luce si era messa a traballare. Episodi del genere si erano ripetuti più volte, e c'entravano sempre con l'elettricità.

Dopo averne parlato con mia sorella lei avevo deciso di analizzare il mio sangue e dopo aver scoperto la mia effettiva natura di Contagiata avevamo confrontato le analisi con quelle di un Contagiato comune, scoprendo che il virus aveva una forma molto diversa.

Nei giorni successivi avevo testato le mie capacità capendo che oltre a quelle solite dei Contagiati possedevo anche quell'anomala abilità correlata all'energia elettrica.

<<Pensavo che quella paura l'avessi superata>> disse sorridendo malinconico.

Era troppo doloroso vederlo così. Era distaccato ma non abbastanza da non farmi intravedere il passato nei suoi occhi, ostentava una serenità che di certo non gli apparteneva.

La barriera si ruppe. Le lacrime iniziarono a scorrermi sulle guance e mi buttai tra le sue braccia. Lucas mi strinse forte sussurrandomi parole rassicuranti all'orecchio. Per un attimo mi sentii al sicuro.

<< Scappa con me, Meg. Possiamo andarcene da un'altra parte, in un'altra Area, vivere la vita movimentata che abbiamo sempre sognato...>>

La tentazione era forte. Ma semplicemente non potevo.

Avevo un compito, per la prima volta le mie azioni sarebbero servite a qualcosa, scappando avrei deluso sia mia sorella che me stessa.

Per una volta non sarei fuggita.

Inoltre dovevo indagare sul virus anomalo.

<< Non posso. Non dipende più solo dai miei desideri.>>

Non insistette, ma si vedeva come ci sperasse.

Stemmo qualche minuto fermi sul divano, la mia testa sulla sua spalla e il suo braccio attorno alle mie spalle.

Era ora di spezzare quel silenzio. << Quindi, dove si trovano questi fantomatici Contagiati ribelli?>>

Lucas sospirò. << Sono nell'estrema periferia della città, qui è indicato il punto preciso."

Mi porse una mappa con uno spazio cerchiato in rosso e mi indicò la strada da seguire.

<< Dai, fermati almeno a pranzare.>> Lo feci con piacere, anche perché iniziare ad avere un certo languorino.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 03, 2016 ⏰

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