Solo ora che don Bassoli era morto, il capitano Ricci si era accorto di quanto fosse imponente; un uomo alto e massiccio, con due spalle robuste che sembravano fatte per la fatica. Per i suoi assassini non doveva essere stato un lavoro semplice. Di fronte alla morte don Francesco Bassoli non aveva potuto fare come ogni giorno e nascondere il suo corpaccione dietro modi gentili e uno sguardo mansueto. Sul pulpito gli avevano detto che era diverso, che il sacerdote gettava la maschera e parlava senza paura di apparire quel gigante che era, ma il capitano raramente capitava in paese e soprattutto non andava spesso in chiesa.
Il sacrestano era stato ucciso nella stanza accanto, in camera da letto, e giaceva a pancia in giù, gli occhi sbarrati dal terrore.
«Non ci sono segni di scasso» disse il maresciallo Laganà. «Don Francesco conosceva i suoi assassini o comunque ha aperto loro la porta».
«Manca nulla?» chiese il capitano.
«Apparentemente no e poi, a parte qualche spicciolo, il parroco non aveva praticamente niente. In chiesa c'è giusto qualche candelabro di scarso valore. Nessuno comunque ha toccato gli arredi o sembra essere andato al di là della canonica».
«Politica dunque?»
«E che altro capita'? Non crederà mica che li abbia ammazzati un marito geloso. Fosse stato il parroco di san Bartolomeo, quello giovane è bello, il dubbio, proprio per scrupolo, me lo sarei fatto venire, ma don Francesco... Lo sa bene anche lei».
Il capitano lo sapeva. Conosceva bene la fama di acceso anticomunista del sacerdote e le notizie dei suoi discorsi dal pulpito erano comunque arrivate al capoluogo.
«Don Francesco attaccava i comunisti un giorno sì e l'altro anche. Mi risulta che abbia pure avuto qualche rimbrotto dalla diocesi. Gli dicevano di essere più prudente. Si figuri: e il vescovo non è certo tenero con i compagni».
«Sì, l'ho sentito anch'io».
«E La Voce del partigiano gli rispondeva per le rime. Ha aiutato i fascisti durante e dopo la guerra... Eccetera eccetera... E adesso...»
«Adesso?»
«Adesso l'hanno ammazzato».
Il capitano tornò con lo sguardo al corpo. Gli occhi del sacerdote erano sbarrati e inespressivi, il corpo martoriato da più di una ferita. Il sangue era sgorgato copioso, ma ora si era seccato lasciando una grande macchia scura sotto il corpo. Dell'arma del delitto, un pugnale evidentemente, nessuna traccia. Don Francesco era stato visto vivo per l'ultima volta alla messa della sera precedente. Poi l'allarme dato dalle beghine che si recavano alla funzione del mattino e non avevano visto entrare nessuno. Era stata una di loro a chiedere permesso e a entrare in canonica. Ora era in ospedale, sotto choc per la visione di quel massacro.
«C'è una casa di contadini, capitano: come le dicevo al telefono; qualcosa loro hanno visto e sentito».
«Andiamo».
La casa non distava nemmeno cento metri della chiesa. Nel campo, chino al lavoro, c'era un contadino che alzò lo sguardo solo quando il capitano gli fu davanti. «Io non ho visto, né sentito niente», bofonchiò tra i baffi.
Fece un cenno con il capo verso la casa. «Chieda a mia moglie: è lei che ha sentito i rumori» aggiunse aprendo appena le labbra come fanno tutti quelli che non parlano volentieri.
La donna, dal volto e le mani grandi da contadina, era in casa e aspettava la visita: sul tavolo c'era un rosario che afferrò non appena i due carabinieri varcarono la soglia: iniziò a passarlo nervosamente tra le dita mentre si alzava per accoglierli.
«Signora, questo è il capitano» esordì il maresciallo, «viene dalla città. Dica a lui quello che ha visto e sentito».
«Certo, certo» deglutì mentre le dita nodose si passavano sempre più velocemente le perle del rosario, «ma sappia che non ho riconosciuto nessuno e che...»
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L'oro maledetto e il Vaticano
Historical FictionNel torbido periodo che segue immediatamente la Seconda guerra mondiale, un parroco viene assassinato nel cosiddetto "triangolo della morte" fra le province emiliane. A investigare sull'omicidio è un capitano dei carabinieri che, partendo...