Sul mio autobus per quei due giorni non vidi più quel ragazzo (di cui non sapevo neanche il nome) ma non me ne preoccupai più di tanto, forse perché ero troppo occupato a parlare con Gio del fatto che potesse essere invitato anche lui, oppure di come dovessimo vestirci, come organizzarci per arrivare nel luogo della festa.
Fatto sta che arrivò il giorno della festa.
Ci accompagnò la mamma di Gio con la sua macchina; c'eravamo io, Gio e il suo fidanzato Paolo.
Io indossavo una camicia a maniche lunghe azzurra, pantaloni eleganti rigorosamente neri e mocassini neri; penso che quell'outfit risaltasse il mio viso, i miei capelli che per l'occasione sistemai con un po' di gel e i miei occhi verdastri.
Gio era semplicemente stupenda: indossava un abito nero lungo con un cinturino oro poco sotto il seno, a suo dire quell'abito le eliminava tutta la "ciccia", dei tacchi a spillo chiusi lucidi neri e una pochette sempre nera con ricami dorati. Adoravo quell'outfit, era tutto così ben abbinato. Il suo make-up era infinite volte migliore di quelli di Clio make-up e si era anche piastrata i capelli. Paolo era di certo un ragazzo fortunato. Lui era vestito più o meno come me, solo che aveva la camicia bianca e un cravattino rosso, che faceva risaltare i suoi capelli neri e i suoi occhi azzurri.
Quando arrivammo a casa di Emanuele, verso le 23, c'era già un po' di gente. Gio e Paolo andarono a prendere del punch all'arancia, si sedettero su un divano e iniziarono a parlare. Io invece, come potete intuire, mi fiondai a cercare il ragazzo. Cercai ovunque nella gigantesca casa di Emanuele, ma invano. Alla fine mi decisi e gli chiesi se avesse visto un ragazzo alto, con gli occhi azzurri e i capelli biondo scuro e azzardai "della 3A", e lui evidentemente già ubriaco di punch all'arancia mi disse: "Chi? Alessandro? Si.. ehm.. viene più tardi mi ha det-detto hahahaha, per-per-perché?" Non gli diedi nessuna risposta e me ne andai.
Approfittando del fatto che Paolo era andato al bagno andai da Gio e gli raccontai, entusiasto, del fatto che quel ragazzo potesse chiamarsi "Alessandro" e che sarebbe potuto venire da un momento all'altro alla festa, e lei mi disse:"siediti su quella poltrona vicino alla porta e aspettalo!" Si vedeva che aveva esagerato anche lei un po' con il punch, ma aveva ragione. E così mi sedetti, presi il mio cellulare in mano, un pacchetto di patatine e ogni volta che qualcuno suonava il campanello alzavo la testa e scoprendo che non era la persona che stavo aspettando, mi intristivo e mi stufafo piano piano sempre di più.
Ormai erano passate da poco le 24 e la casa si era riempita di adolescenti che ballavano, bevevano, mangiavano e parlavano... e poi c'ero io che stavo facendo di tutto tranne che divertirmi.
A un certo punto stufo di tutto decisi di alzarmi e di andare a prendere un po' di punch, che sembrava non finire mai, pensando che mi sarei sentito un po' meglio.
Ritornavo col mio bicchiere straboccante di punch alla mia postazione e una ragazza piuttosto ubriaca, vestita come una prostituta se devo dirla tutta, non so neanche io come, mi spiaccicò sulla camicia azzurra l' INTERA PIZZA che aveva in mano e di conseguenza rovesciai il mio BICCHIERE PIENO DI PUNCH e mi sporcai sempre la camicia e questa volta anche i pantaloni. Pefetto, adesso sembravo uno di quei bambini che imparano a mangiare da soli. Diventai rosso come un peperone e tutti si misero a ridere come non ci fosse un domani. Pensavo che tutti il giorno successivo ne avrebbero parlato a scuola. Come se non fosse già imbarazzante sentii il campanello e una voce femminile ubriaca che urlava: "Alessandrooo!!!", mi girai e lo vidi. Alessandro era quel ragazzo. Proprio quello. Spalancai gli occhi, vidi che mi fissava e scorsi una risata trattenuta. In una frazione di secondo cercai con gli occhi Gio ma non la vidi. Facendomi spazio tra la folla corsi subito al piano superiore per cercare il bagno. Quel momento, che sarà durato non più di 40 secondi, sembrava infinito, sembrava non finire più.
Corsi in bagno sperando con tutto il mio cuore che quello fosse tutto solo un brutto incubo, che presto mi sarei svegliato e che avrei realizzato che tutto questo non era effettivamente successo. Ma no, non era così. Essendo un ragazzo molto timido e molto emotivo le lacrime iniziarono a scorrermi sulle guancie. Volevo solo andare a casa.
Ero quasi arrivato al bagno. Li vidi. Gio. Ubriaca. Con un ragazzo. Ubriaco. Non era Paolo.♡♡♡♡♡♡♡♡♡♡♡♡♡♡♡♡
Angolo autrice:
Rieccomi dopo ben 9 mesi 😱 con un capitolo bello lungo per farmi perdonare. Scusatemi tanto per questa lunga attesa ma ho avuto un periodo decisamente NO. Spero di riuscire ad essere decisamente più attiva. Lasciatemi qualche commentino e qualche stellina per darmi l'energia di continuare il libro 💪 Un abbraccio e scusatemi ancora 😘
STAI LEGGENDO
Quello strano.
Teen FictionQuesta è la storia di Peter, un ragazzo dal fisico atletico, dai capelli rossi e gli occhi verdastri. È un tipo piuttosto timido, certamente pigro ed emotivo. Vive a Gorgonzola, in provincia di Milano, insieme a sua madre Marianna e sua sorella Auro...