Il sogno di incontrare il mago del crimine si era realizzato. Finalmente poteva capirne i segreti e i misteri. Joker la guarda saldamente, senza nemmeno sbattere le palpebre, mentre sfoglia il taccuino con le domande da porgli molto nervosamente. La curiosità del folle è palpabile nell'aria.
"Mm.. Molti assassini colpevolizzano la loro infanzia difficile della pazzia che gli caratterizza. È così anche per lei?" Legge la dottoressa dalla pagina bianca.
"Dammi del tu per favore.
Mio padre... era un uomo estremamente violento, che mi ha sempre picchiato. Ogni volta che sbagliavo qualcosa... PUM!"muove la testa come se ricevesse un pugno "A volte ero tranquillo, non facevo niente di male. PUM! Al paparino piaceva molto il vino, capisci? Non ci crederai, ma l'ho visto veramente felice una volta sola in tutta la sua vita. Mi portò al circo quando avevo 7 anni... oh, ricordo ancora quando uscirono i clown: correvano per la pista con quei loro calzoni enormi. Ahahahah. Il vecchio si sganasciava dalle risate, temetti che si sentisse male. Così la sera dopo, gli corsi incontro con i suoi pantaloni della domenica che mi cadevano da tutte le parti: "Hey, ciao papà, guardami" Pum. Feci un bel capitombolo e gli strappai tutti i suoi bei calzoni. Ahahahahaahahahah. Temo mi ruppe il setto nasale" alza le spalle " ma signorina, parlami della tua famiglia, rendi felice un povero comico omicida AH AH AH"
"Sono nata in un piccolo paesino al di fuori di Gotham. Vivevo con mia madre Sharon, mio fratello Barry e mio padre Nick. La mia mamma era una donna adorabile fino a quando mio papà ci ha lasciati per un'altra ragazza più giovane. Da quel giorno colei che ci aveva cresciuto cadde in una tremenda depressione, beveva e si dimenticava di andare a lavoro. Barry era ancora troppo piccolo per badare a se stesso, figuriamoci a un'altra persona, così toccò a me portare avanti la famiglia. La mattina studiavo, tornavo a casa e cucinavo, il pomeriggio lavoravo in una lavanderia e la sera in un bar. Nei weekend spronavo mia madre a combattere contro la sua malattia. Pensavo di riuscirci finché non decise di togliersi la vita davanti a noi."
Non sa perché gli stava raccontando quelle cose. Non le aveva mai dette a nessuno. Ma quegli occhi neri infossati, che molte persone odiavano, le davano sicurezza e conforto. Sapeva che poteva fidarsi e che lui avrebbe capito.
"Mi dispiace. Non dev'essere stato semplice vivere in quel modo. Ma devi essere fiera di quello che sei diventata ". Risponde con un sorriso sincero. Non si capisce chi è il paziente e chi lo psicologo. "Io e te siamo molto simili. Che cosa ha fatto il mondo per noi? Niente. Ci odia."
Harleen resta incantata dalla saggezza del mostro, che, dopotutto, molto mostro non era.
Un suono acuto interrompe l'atmosfera creata. Il timer che segnala la fine della seduta.
"Credo che il nostro tempo sia finito, Harley. Ci vediamo presto"
La dottoressa gli porge la mano come è solita fare con gli altri pazienti. Non potendo muovere le braccia, il Joker le bacia il dorso e se ne va scortato dalle guardie, con il ghigno sul volto.
Resta in piedi immobile per diversi minuti per riuscire a riprendersi. È incantata da quell'uomo tanto gentiluomo tanto pericoloso. Era riuscita a rivelargli cose che nessun altro sapeva e anche lui non aveva raccontato a nessuno psichiatra dell'ospedale di suo padre. Perché si era confidato con lei? Gli piaceva? Ad Harleen di sicuro.Infila le chiavi nella vecchia porta dell'appartamento. Si apre con un piccolo soggiorno arredato con solo un divano color crema e una televisione con il tubo catodico. La cucina è accogliente e al centro un tavolo relativamente nuovo di colori sgargianti rallegrava l'atmosfera. L'aveva comprato ad un negozio fuori città all'ultimo anno di università, quando stava per trasferirsi. In fondo alla casa ci sono le ultime due stanze. Il bagno completo di vasca e la camera con un grande letto blu e rosso, l'armadio bianco opaco decorato con rifiniture in legno con i colori che richiamano il letto e la scrivania ricoperta di fogli e penne.
Apre il frigo quasi vuoto e prende una lattina di lemon soda e il piatto di pasta che ha cucinato la sera prima. La riscalda nel microonde e si siede per gustarla. Mangia pigramente guardando il telegiornale, ma la sua testa è altrove.
La luce diventa sempre più rada e decide di andare a dormire.
Indossa una camicia da notte rosa con dei pizzi in fondo alla gonna. Si pettina i capelli biondi mossi con una spazzola a setole larghe e si spalma la crema. Tiene molto al suo aspetto, non in modo vanitoso, le piace truccarsi e curare la sua pelle. Si infila sotto le coperte e chiude gli occhi. Non riesce a non pensare al paziente zero. È agitata sapendo di rivederlo. Vuole conoscerlo meglio, capire i suoi problemi e condividerli. Non può negare di trovarlo molto attraente. Non era, ovviamente, il classico ragazzo alto, biondo occhi azzurri, ma i capelli verdi, gli occhi neri e la pelle candida gli conferivano un fascino da non sottovalutare. Dopo un paio d'ora si addormenta.Il Joker entra nel suo appartamento e la prende in braccio. Senza dire niente la bacia appassionatamente e le accarezza i capelli.
"Signor J cosa ci fa qua?" Le chiede tanto sorpresa quanto contenta.
"Non riesco a resisterti Harley."
"Allora non farlo"
Si avviano verso la camera da letto e lui la sbatte sopra al mobile. Infila una mano dentro la maglietta e inizia una danza con le dita che la fa impazzire.
"Signor J.."Nel volto sognante della ragazza si fa largo un sorriso.
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Crazy monster
FanfictionLui trovò l'oscurità nella sua bellezza, lei della bellezza nella sua oscurità. Dopo aver visto suicide squat volevo di più dalle poche scene di Joker e Harley Quinn e così è come cerco di colmare questo vuoto.