Capitolo 2

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Perrie segue attentamente la lezione, mente io non riesco a farlo. Non che l'argomento mi dia fastidio o non mi interessi, sia chiaro, ma oggi sono distratta. Non riesco a non pensare a cosa è successo qualche minuto fa in caffetteria. Amo James, con lui mi trovo benissimo, eppure l'idea che Perrie ci stesse guardando mentre noi ci baciavamo, mi disturba. Non ho mai avuto questi problemi con Susanne o Rachel, né con nessun altro; con Perrie è diverso. "Sicuramente è perché non la conosci ancora" mi dico "non vuoi dare l'impressione di essere una poco di buono". Pia piano me ne convinco e finalmente la mia mente si sposta su qualcosa che non sia Perrie e mi inizio a concentrare sulla lezione, proprio quando finisce. Mi alzo, raccogliendo le mie cose, e sto per dirigermi verso la prossima aula, quando Perrie mi ferma, e con un sorriso enorme, mi chiede 《Mi accompagneresti verso la mia prossima lezione? Dovrebbe essere nel padiglione 3, ma non ho la minima idea di come arrivarci》. Vorrei dirle no, perché sono sicura che arriverei in ritardo se la aiutassi, ma quel sorriso mi abbaglia e così le dico si. Ci dirigiamo verso il terzo padiglione e lei mi ringrazia affettuosamente dandomi un bacio sulla guancia e scappando in classe, proprio mentre la campanella suona. La sensazione delle sue labbra sulla mia pelle è straordinaria. La sua bocca era leggermente umida, quindi mi resta sulla pelle la sensazione di avere ancora le sue labbra qui. Riesco a capire cosa sta succedendo solo quando un ragazzino scorbutico in ritardo quasi mi travolge per non farsi sgridare dal professore. Fortunatamente non finisco sul pavimento e riesco anche a ricordare di avere una lezione, nel padiglione 1. Controllo velocemente l'orario e capisco che ormai non arriverei prima di 10 minuti e non sarei ammessa a lezione. Così decido di recarmi nella biblioteca della scuola, dove sembrano esserci pochi studenti. Scelgo uno tra i miei libri preferiti, per passare un'oretta leggera, e svuotare la mente: Harry Potter e la pietra filosofale. Non leggo questo libro da secoli, e farlo mi porta alla mente i ricordi della mia infanzia. Passo Così l'ora e circa i tre quarti di quella successiva, rilassandomi. Quella doveva essere l'ultima ora di lezione, ma ero talmente immersa dalla lettura da essermene dimenticata, segno che qualcosa sta cambiando in me.. non mi era mai capitato. Decido così di tornare a casa, esausta. Oggi non mi va di prendere l'autobus, così cammino per circa mezz'ora fino ad arrivare nel vialetto di casa mia, dove Lucky mi aspetta assalendomi non appena mi vede. Ricordo ancora quando all'età di 10 anni andai a sceglierlo al canile, e tra mille occhietti dolci, i suoi erano quelli che più mi attrassero, e adesso che sono passati 6 anni, non mi pento affatto della scelta. Come al solito, passo almeno 5 minuti a coccolarlo, ma dopo sono davvero esausta, quindi decido di entrare in casa. Saluto mia nonna, abbracciandola e lei mi ricorda, come al solito, che tra un quarto d'ora il pranzo sarà pronto. Ha sempre fatto così da quando mi sono trasferita qui a casa sua, nel Michigan. Ogni volta appena tornavo da scuola, dopo un quarto d'ora il pranzo era pronto e ci sedevamo a tavola iniziando a parlare della giornata. Lo ha sempre fatto, per non farmi mai sentire la mancanza dei miei genitori. Naturalmente mi sono sempre mancati, ma grazie a lei molto meno. Non è facile passare più della metà della propria infanzia senza i genitori, ma grazie a questa fantastica donna, io l'ho passata nel migliore dei modi. Anche oggi, come tutte le volte, non appena ci sediamo iniziamo a parlare, e subito inizio a raccontarle della nuova alunna, e di come sia stata dolce e gentile con me, nonostante ci conoscessimo da poco, al contrario di quei farabutti dei nuovi studenti che mi tocca accompagnare i loro primi giorni nella nostra scuola, che mi trattano come se fossi lì a perdere un'ora insieme a loro. 《Lei invece è stata dolce e gentile, tantissimo》 dico alla nonna. 《L'hai già detto tesoro...》 mi risponde, notando come mi si sono illuminati gli occhi al solo parlare di Perrie. Naturalmente però, tiene per sé questo suo pensiero. Passo così il pranzo a parlare di Perrie, senza mai nominare James, cosa strana dato che, solitamente, non faccio altro che parlare di lui. Non me ne rendo però conto, così non appena finito il pranzo, ringrazio la nonna e salgo su in camera, a studiare per il compito di letteratura di domani.

And If I Am? ||Jerrie Thirlwards||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora