-Tesoro!-Mi chiama mio padre dalla cucina.
Scendo rapidamente le scale e mi dirigo verso la sua voce. Lo trovo seduto a tavola che si tortura le mani e tiene lo sguardo basso e fisso sul tavolo, ricoperto da una tovaglia cerata con i fiorellini azzurri. Vedendolo così nervoso suppongo che non sia una bella notizia. -Dimmi pà. Ti ascolto.-
Prendendo coraggio alza lo sguardo e lo pianta dritto nel mio, facendomi tremare. Conosco bene quello sguardo; spunta fuori nelle battute di caccia che ci divertiamo a fare ogni tanto, come semplice sfida per aumentare i riflessi. È euforico, ma anche guardingo, credo in attesa di una mia reazione.
-Ci trasferiamo!- trattiene a stento l'entusiasmo, ma io non sono dello stesso parere.
-Dimmi che non è vero.-
Indietreggio lentamente fino a sfiorare lo stipite della porta della cucina.
Non amo particolarmente i cambiamenti e papà lo sa.
-Non mi aspettavo niente di diverso da te.- Borbotta mio padre perdendo l'entusiasmo e passandosi una mano tra i capelli scuri come la notte, con qualche filo grigio. Sta cominciando a invecchiare anche lui.
-Andrò da solo, allora. Non so per quanto starò via, visto che sono affari di lavoro.-
Nonostante tutto sono curiosa di sapere dove va, visto che so in cosa concerne il suo lavoro, dato che è anche il mio. -Potevi dirlo subito che erano affari di lavoro. Non avrei cominciato a discutere, no?- Posso tollerare qualche mese in un posto nuovo, a patto di non rimanerci per il resto della vita.
Papà sorride, mettendo in evidenza le rughe intorno agli occhi, che lo fanno sembrare un bambino. -Forse hai ragione.-
-Allora...dove andiamo di bello?- Domando curiosa. Papà non si fa attendere e con un mezzo sorriso risponde:- Credo che questa ti piacerà.-
Aspetto con crescente ansia quello che sta per dirmi. -Si parte per il Canada!-
Rimango a bocca aperta per qualche secondo, prima di riprendere le mie facoltà mentali. In Canada! Wow! Era una vita che sognavo di andarci. In mezzo alla natura, ai boschi e ai laghi. Gli affari di lavoro spariscono momentaneamente dal mio cervello, come volatilizzati nel nulla.
-Posso portare Felpato con noi? Quando partiamo? Cosa dobbiamo fare? Ma aspetta un attimo. Siamo quasi alla fine dell'estate. Rimarremo abbastanza tempo da dovermi iscrivere a scuola?- Sto diventando nervosa. E quando sono nervosa parlo a vanvera.
-Calma, calma. Una cosa per volta. Dovremmo partire tra una settimana, quindi ti conviene preparare le valigie, poi prenderemo degli scatoloni per tutto il resto.- So già cos'è tutto il resto. Tutte le nostre armi e le scorte di argento che teniamo ben nascoste in cantina. -Pensavi che potessi lasciare Felpato qui da solo?- dice con faccia innocente mio padre.
-Sì.- È la mia risposta diretta. Lo so benissimo che non si sopportano a vicenda, ma se parto anche io non ho intenzione di abbandonare il mio cane in una pensione per animali per non so quanto tempo. Felpato viene con me, fine della discussione.
-Per quanto riguarda quello che dobbiamo fare non mi è stato ancora detto niente. Quando arriveremo lì ne sapremo di più. Per la scuola invece... è probabile che tu debba iscriverti all'ultimo anno, sì.-
Sprofondo in una delle sedie accanto al tavolo e mi spiaccico le mani in faccia. Nuovi compagni, nuova scuola. Mi assale l'ansia. Potete darmi in mano arco e frecce, una pistola o un coltello e sono nel mio habitat naturale. Ma stare in mezzo a una folla di adolescenti in preda agli ormoni? Stiamo scherzando? Piuttosto mi scavo la tomba da sola. Il problema è che non sembro un'adolescente nel cervello.
-Papà tu mi vuoi uccidere prima del tempo. Non posso fare lezione a casa come ho sempre fatto?-
Mi guarda pensieroso e alla fine scrolla la testa in modo negativo. -Mi dispiace Sienna, ma ti vedo sempre da sola, e la cosa non mi piace più di tanto. Vorrei che avessi degli amici, oltre a Dylan, che uscissi ogni tanto. Ma sei sempre richiusa in camera a leggere o nel poligono ad allenarti.
Scrollo le spalle. - A me va bene così.
Mio padre mi fissa accigliato, gli occhi blu che si incupiscono. -A me invece non va bene. Dovresti avere un'adolescenza normale. Tua madre avrebbe voluto così.-
Sento la gola secca, mi pungono gli occhi e non riesco a trattenere le lacrime. -La mamma però non c'è più.- Sussurro con voce stentorea e strozzata. Mi avvicino a mio padre e ci stringiamo in un abbraccio, traendo conforto l'uno dall'altra. -Forza piccola. Questa sera usciamo a mangiare. Andiamo in quel posto che ti piace tanto.-
Singhiozzo ancora un paio di volte poi mi pulisco il viso con un fazzoletto di cotone che mi porge mio padre.
-S-sei sicuro? Non ti piace nemmeno.-
-Si, certo. Lo faccio per te.-
Scuoto la testa e su invito di mio padre salgo in camera a prepararmi.
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L'orma del lupo
FantasySienna non è una normale adolescente. Il suo e quello di suo padre è un lavoro particolare che nessuno sano di mente si sognerebbe di fare. Sienna e suo padre sono dei sicari ben addestrati, uccidono la gente per vivere. Ma cosa potrebbe succedere s...