Prologo

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Le tenebre si stavano ritirando.

«Si arrenderanno prima dell'alba.»

Le ultime parole che Gwen Kingsley aveva udito erano state solo menzogne.

«Non ti preoccupare» aveva insistito il lord suo padre. «Kirdford non può resistere al fuoco combinato di quattro armate.»

"Sciocchezze." Ronan Kingsley era stato un ingenuo a credere che i Bloodworth avrebbero ceduto tanto in fretta la loro città. L'assedio della capitale di Uskaria proseguiva già da una settimana. Sette giorni e sette notti di incessanti combattimenti. Più di ventimila uomini erano caduti scontrandosi con le truppe imperiali.

Gwen cominciò a intravedere i corpi dei soldati con cui aveva lottato. Erano ammassati ai suoi piedi, chi con la spada e chi senza, in pozze di sangue ancora fresco. Poco lontano una catapulta era stata usata dai suoi sottoposti per sfondare le mura nemiche. In mezzo ai bastioni diroccati la Tana dell'Idra era divorata dal fuoco.

"È il momento." Gwen si rimise in cammino. A separarla dal castello dell'imperatore c'erano soltanto sabbia e macerie. Gli unici rumori che l'accompagnavano, all'infuori dei suoi passi, erano i nitriti di alcuni cavalli a ovest della roccaforte. Ser Brycen Sparks le aveva riferito che la resistenza della cittadella si era trasferita là: gli ultimi Bloodworth credevano, difendendo i granai e gli altri depositi di viveri, di poter scampare all'inevitabile. Sarebbe stato un gioco da ragazzi aprire gli occhi a quei derelitti, ma la Giovane Chimera aveva un altro obiettivo.

A ogni cadavere che superava, si faceva più vicina all'ingresso della città. Dieci uomini erano rimasti a guardia del portone d'accesso. Quando Gwen l'oltrepassò, si limitarono a farle un cenno di saluto con il capo. Da lì in avanti la via principale si divideva in due: da una parte conduceva verso l'alto, alla fortezza, dall'altra verso il basso, ai quartieri poveri. Entrambe le strade erano interrotte a tratti da buche, voragini e detriti degli edifici circostanti. La desolazione regnava ovunque ci si voltasse. Persino le case e le botteghe degli artigiani erano state date alle fiamme e lasciate bruciare fino alle fondamenta. I corpi dei popolani erano sparsi dappertutto, alcuni armati con forche e attrezzi agricoli, altri con le mani in segno di resa. Un ragazzino era accasciato vicino all'insegna di una macelleria, le braccia incrociate, la testa girata di tre quarti. Una freccia gli era rimasta conficcata nella gola.

La Giovane Chimera accelerò il passo, cercando di lasciarsi dietro quell'immagine. "Avremmo dovuto ordinare di risparmiare almeno la plebaglia." Una goccia di sudore iniziò a scenderle lungo il viso. Non se ne curò. Ormai era di fronte alla Tana dell'Idra. Tre Kingsley stavano parlando tra loro a lato delle enormi porte di legno d'ulivo. Mentre si avvicinava, Gwen li osservò meglio: erano i cavalieri sotto il diretto controllo di suo padre. Stavano chiacchierando con disinvoltura ostentando lo stemma della casata a cui erano fedeli. Quando il comandante del gruppo percepì la sua presenza, si voltò verso la figlia del proprio lord.

«Ser Connor Pennington, mia signora, al tuo servizio.»

«Qual è la situazione, comandante?» domandò Gwen chinando la testa.

«L'area a sud del castello è in mano nostra» spiegò il cavaliere fissandola con i profondi occhi azzurri. «L'armeria e la Piazza Centrale non sono state un problema, ma la Torre del Primo Generale brulicava di soldati. Abbiamo dovuto incendiarla per avanzare.»

"Questo tizio è meno scaltro di quanto appaia." L'incendio della fortezza era visibile dalla costa.

«Forse non mi sono spiegata. Non mi riferivo alle condizioni della Tana, ma a quelle della città. Vedo anch'io che il castello sta bruciando.»

Per un momento Connor sembrò infastidito dalla precisazione.

«Perdonami, mia signora» disse come se fosse obbligato. «Tutte le zone della cittadella sono state espugnate, ad eccezione dei granai e delle fattorie a ovest, di cui suppongo tu sia già a conoscenza.»

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