"FRANGAR, NO FLECTAR."

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La notte era scesa pesante sulla città.
Non riuscivo a prendere sonno, non dopo la visita di Asmodeo.
Non potevo credere che Lucifero volesse distruggere questo mondo, infondo è stato cacciato dal paradiso proprio a causa degli essere umani.
No, quello non era il suo piano.
Per qualche ragione Admondeo mi aveva mentito.
Mi alzai dal letto e mi infilai un paio di jeans e una canottiera con la rigorosa scollatura sulla schiena.
Dovevo tornare alla chiesa bruciata.
Misi un paio di stivaletti neri e uscii di casa.
L'aria notturna era fresca, ma non abbastanza per coprire l'afa estiva.
Anche se New York era la città che non dormiva mai la strada in cui era avvenuto "l'incendio" era fortunatamente vuota grazie all'intervento della polizia.
Quella stessa sera avevano ritrovato un cadavere in una delle vie vicine a quella.
Era una ragazza sui 20 anni.
Una ragazza normale morta in un modo atroce.
Aveva il petto squarciato e la faccia era appena riconoscibile macchiata dal sangue e dalla cenere.
La polizia supponeva che il sangue usato per la frase fosse proprio il suo, ma io avevo qualche dubbio.
Il sangue sulla parete della chiesa era indubbiamente angelico e lei era una terreste fatta e finita.
Evidentemente si era trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Ma non ho provato dolore, è impossibile... Pensai.
La soluzione era solo una: c'era un angelo traditore.
Doveva aver donato il suo sangue volutamente, perché, se fosse morto, ne avrei sentito il dolore.
Avrei sentito il dolore di una vita che finisce.
Mi avvicinai alla parete mezza distrutta e una fiamma celeste sgorgò dalle mie mani per illuminare il muro.
Adoravo fare incantesimi, anche se erano semplici come quello, sentivo la magia scorrermi nelle vene, come un flusso di energia che riaccendeva sensazioni vissute in passato.
Soffiai vicino alla mia mano e il fuoco celeste si allontanò da me, viaggiando in aria in una linea sottile, per poi depositarsi vicino alla scritta facendo da luce.
Da vicino la scritta era ancora più macabra: si vedevano bene le ditate di sangue ai bordi della frase e, da ogni lettera, partivano delle colature di sangue ormai secco.
Non era un bello spettacolo, soprattutto se visto di notte tra le macerie di una chiesa.
Distolsi lo sguardo per analizzare i simboli demoniaci e fu allora che la vidi: un ombra scura nella notte.
La vidi spostarsi contro il muro cercando di nascondersi per poi iniziare a correre.
Scattò veloce davanti a me.
Vampiro... Pensai.
Le ali comparirono in un attimo sulla mia schiena e io presi il volo.
Mi davo potenti spinte volando intorno all'edificio per cercare di vedere nuovamente quella figura, ma niente.
Atterrai in un vicolo, prima di vedere qualcosa muoversi alla mia destra.
Senza pensarci due volte mossi velocemente la mano in quella direzione scaraventando il vampiro contro il muro.
Mi diedi una leggera spinta con le ali, sollevandomi di poco, e lo raggiunsi.
Una leggera patina azzurra lo circondava tenendolo appiccicato al muro mentre lo osservavo cercando di capire se lo avessi visto prima.
-clama, calma... Non volevo farti niente- disse
Era bellissimo...
Caratteristica normale per i vampiri.
Magro, lineamenti scolpiti, occhi celesti, tatuaggi...
Il classico "figo" che ha milioni di ragazze hai proprio piedi.
Ma io non provai niente.
Era da tanto tempo che non provavo niente.
-perché eri li?- chiesi
-volevo investigare su quella scritta.-
-hanno mandato un ragazzino a fare un lavoro così delicato?-
-non sono un ragazzino...-
-avanti, ce l'hai scritto in faccia di essere un neo-vampiro-
-mmmmh. Comunque non mi hanno mandato... Ci sono venuto da solo.-
-non credo che quelli del clan di New York ne saranno felici...-
-mi piace correre rischi...-
-come ti chiami?- chiesi mentre le ali tornavano a nascondersi piano piano.
-Sono Alexander.-
-che strano... Il tuo nome significa "protettore degli uomini" mentre in realtà te li mangi...-
-conosco bene la tua storia Lilith... E tu non sei nella posizione di giudicare.-
Mi allontanai fingendo di non aver sentito e, appena dopo essermi voltata, sentii il vampiro cadere a terra libero dall'incantesimo.
Mi raggiunse in un attimo riuscendo a stare al passo con me senza neanche faticare.
-non pensavo che tu, famoso angelo caduto, potessi offenderti così facilmente...-
-non sono offesa, è che non ho tempo da perdere...-
-perché? Tu hai tutto il tempo di questo mondo.-
-ti posso assicurare che non è così...- cercai di aumentare il passo, ma, infondo, lui era un vampiro quindi non sarebbe servito a molto.
-stavi indagano su quella scritta vero? Posso aiutarti.-
-no, non puoi. È una cosa troppo complicata per un vampiro...-
-non ho capito perché ci disprezzi così tanto... Infondo è grazie a te se...-
-non dirlo...- dissi girandomi verso di lui. -non provare neanche a pronunciare quella frase.- vidi, riflesso nei suoi occhi, il viola delle mie iridi accendersi di rabbia.
Ripresi a camminare verso la chiesa distrutta cercando di ignorare il ragazzo.
-okay, scusa.... Però lasciati aiutare dai. Ti dico che posso darti una mano..- non sembrava neanche leggermente intimorito da me, anzi, sembrava che provasse una certa ammirazione nei miei confronti, anche se non capivo da cosa fosse dovuta.
-senti Alexander, questa cosa è più grande di te. Non puoi pensare davvero di poter salvare il mondo.-
-non voglio salvare il mondo... Non da solo almeno.-
Mi fermai davanti alla parete iniziando a guardare bene i simboli cercando di ignorare la parlantina del ragazzo.
-voi angeli caduti siete così scontrosi... Sai una volta ho incontrato Azazel è stato solo un incrocio, ma si notava benissimo lo sguardo di fuoco che lanciava a tutti quelli che incrociavano il suo cammino.-
-non hanno senso posizionati così...- dissi pensando ad alta voce.
Alexander aveva smesso di parlare.
-sono puramente messi a caso...-
-non sono messi a caso.- disse il ragazzo avvicinandosi.
-vedi? Formano più archi- disse indicandoli con il dito. -partono dalla prima lettera di "sono" e finiscono all'ultima di "tornato". Poi fanno lo stesso sotto.-
-hai ragione...-
-visto che ti sono stato d'aiuto?- alzai gli occhi al cielo e tornai a fissare i simboli.
-la domanda è: cosa vogliono dire?-
Pescai il cellulare dalla tasca e mi allontanai per fare una foto.
Prima di scattare lanciai una fiamma celeste per illuminare il tutto e rendere leggibili le parole.
-che forza- disse Alexander entusiasta.
-se vuoi aiutarmi evita di commentare ogni singola cosa...-
-quindi posso aiutarti.-
Non risposi limitandomi ad osservare la foto scattata.
Ingrandendo la foto notai un dettaglio, rimisi in tasca il cellulare e mi avvicinai alla scritta.
In piccolo, sotto la frase, ce n'era una più piccola: "FRANGAR, NO FLECTAR."
-il mio latino è troppo arrugginito...- dissi pentendomi di non essermi tenuta allenata.
-"mi spezzerò, ma non mi piegherò"- lesse Alexander.
Mi girai verso di lui stupita.
-sai il latino?-  lui alzò le spalle.
"Mi spezzerò, ma non mi piegherò."

Ciaoooo.
Allora per prima cosa vorrei sapere se la storia vi sta piacendo...
Secondo: volevo scusarmi per il cambiamento dei tempi verbali (non sto impazzendo) la storia, in realtà, è già stata vissuta e Lilith la sta raccontando, però mi piaceva di più scriverla così (come se la stesse vivendo in "questo" momento) quindi non è che sono indecisa su che tempi verbali usare, è che così mi piaceva di più...
Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Commentate :)

THE DARK ANGELDove le storie prendono vita. Scoprilo ora