3. Punizioni e Riappacificazioni

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Percy si allontanò velocemente dalla mensa. Passò inosservato agli occhi di Annabeth e si diresse verso la sua cabina. Lì si tolse la maglietta ed indossò un altro costume. Anche se aveva fatto un lungo bagno quella mattina stessa, aveva ancora bisogno di schiarirsi le idee e di un nascondiglio per non farsi trovare dalla sua ragazza. Sapeva che la figlia di Atena non era stupida e che non avrebbe tardato ad individuare i colpevoli.
Andò verso la spiaggia e appena arrivò a destinazione, entrò immediatamente nell'acqua. Avanzò nel mare, osservando l'acqua lambirgli le varie parti del corpo: prima i piedi, poi gli arrivò alla caviglie, alle ginocchia, gli toccò il busto, fino a raggiungere le sue spalle. Era tiepida, rinfrescante al contatto con la pelle calda e sudata di una giornata di Agosto. Percy immerse il capo sott'acqua, bagnando il volto ed i capelli, rimasti asciutti fino a quel momento. Risalì in superficie poco dopo ed i suoi capelli corvini scurissimi gli coprirono gli occhi. Li scostò dalla fronte con un gesto secco della mano, e immerse nuovamente la testa nell'acqua. Quella volta ci rimase più a lungo. Come se l'acqua, che gli scorreva su tutto il corpo, potesse far scivolare via da lui tutti i suoi pensieri e le emozioni negative. Come se l'acqua potesse lavar via il senso di colpa per aver fatto uno scherzo di cattivo gusto alla sua ragazza. Quel senso di colpa che lo stava logorando.

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Dopo lo scherzo, Connor e Travis Stoll si erano dedicati all'esercizio con la spada insieme ai loro fratelli. Con quest'ultimi erano poi andati verso la mensa. Si erano seduti ed avevano iniziato a mangiare. Erano passati pochi minuti quando era arrivata Annabeth, che spiccava in mezzo alla folla per il colore di capelli. Si erano goduti tutta la scena: la figlia di Atena che guardava male chiunque la fissasse; gli altri semidei che, di nascosto dalla loro vittima, li avevano osservati con ammirazione per il coraggio che avevano avuto nel fare quel dispetto alla mezzosangue più esperta del campo.
I due fratelli si sentivano come delle celebrità. Sorridevano a tutti quelli che li guardavano.
Fortunatamente, la Chase era troppo occupata a fissare il suo ragazzo per accorgersi di quelle occhiate.
Ad un certo punto, Connor e Travis videro Percy alzarsi ed allontanarsi dalla mensa, quindi si girarono per vedere se Annabeth lo avesse inseguito.
La semidea però era tutta concentrata. Da lontano, Connor e Travis, non riuscirono a capire cosa stesse facendo; intuirono che probabilmente stava ascoltando una conversazione. Videro passare negli occhi di Annabeth un lampo di comprensione, seguito poco dopo da un guizzo di rabbia.
Travis e Connor si guardarono immediatamente. Capirono che Annabeth li aveva scoperti e che, molto probabilmente, aveva scoperto anche Percy. Infatti, negli occhi grigi burrascosi di Annabeth avevano scorto anche delusione, probabilmente dovuta al fatto che a farle quel dispetto era stato proprio il suo ragazzo.
Connor e Travis, capendo che era meglio non farsi trovare dalla semidea, si alzarono, lasciando i piatti ancora mezzi pieni. Non si accorsero però che gli occhi che prima avevano osservato, ora li stavano osservando.
                         
                             *****

Annabeth, dopo aver scoperto i veri colpevoli, li cercò con lo sguardo nella mensa.
Erano seduti con i loro fratelli, ma all'improvviso si alzarono e se ne andarono velocemente dal padiglione.
Annabeth finì in un lampo il resto del suo pranzo e li seguì. Fortunatamente non erano andati lontano. Li aveva trovati poco dopo nell'armeria del campo. Forse non pensavano che lei li avrebbe cercati lì, ma a quanto pare l'avevano sottovalutata.
Quando entrò, i due semidei si voltarono di scatto a guardarla: sfoggiavano un ghigno strafottente sul volto, ma Annabeth, dopo anni passati a studiare le emozioni della gente attraverso i loro gesti, scorse anche un po' di paura nei loro sguardi.
Travis fu il primo a parlare: -Annabeth! Quale onore! A cosa dobbiamo questa tua visita? -
- Come se non lo sapeste. Saputa la novità? Ho i capelli blu. Vi piacciono? - chiese la figlia di Atena ad entrambi. Aveva parlato con un tono falso, molto sarcastico.
- Sì, devo dire che ti donano molto. Fanno sembrare i tuoi occhi ancora più grigi. - rispose Connor ghignando.
- Grazie. Peccato che qualcuno mi abbia fatto uno scherzo. Mi sono fatta la doccia e, subito dopo, ho notato il cambio di colore. Ho controllato il mio shampoo, e qualcuno lo ha sostituito con un sapone che, se usato, tinge i capelli di blu per diversi giorni. - Qui Annabeth si interruppe, osservando con evidente rabbia i due fratelli di fronte a lei. Riprese il discorso. - Sapete, ho riflettuto su chi potesse essere stato. Ma non ho pensato all'importanza delle fonti. Ho sentito da molti semidei dire che i colpevoli siete stati voi. E per togliere ogni vostro tentativo di ribattere, sì, vi hanno visti. E sono sicura che, se glielo chiedessi gentilemente, magari minacciandoli, non esiterebbero a testimoniare la vostra colpevolezza. Ammetterete di essere stati voi, e ricevere così una, chiamiamola vendetta, minima, oppure negherete per poi farvi smascherare comunque e subirne una molto peggiore? - La mezzosangue aveva uno sguardo determinato sul viso. Lo sguardo di una che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno, di una che non si ferma di fronte alle difficoltà.
Connor e Travis deglutirono lentamente, e rimasero muti. La loro arroganza era andata persa a causa delle parole di Annabeth. La figlia della dea della saggezza aspettò ancora un po' per una risposta, che non arrivò. Quindi parlò: - Interpreto il vostro silenzio come un'ammissione di colpevolezza. E se vi stesse preoccupando per quella sottospecie di testa d'alghe che dovrebbe essere il mio ragazzo, sappiate che so anche che vi ha pagato per farmi lo scherzo. E che ben presto anche lui farà i conti con me. Comunque, per la vostra punizione, non preoccupatevi. Vi informerò sui dettagli presto, molto presto. È stato bello parlare con voi, ma ora scusatemi, devo andare a parlare con Percy. -
                       
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Una Giornata Tranquilla (O Quasi) - PercabethDove le storie prendono vita. Scoprilo ora