L'uomo era seduto nella sala d'attesa dell'ospedale ormai da quasi un'ora. Stava attendendo l'esito dell'esame cui si era sottoposto quella mattina di un giorno che, a prima vista, sembrava uguale a tanti altri.
Leggeva un giornale, ma la sua mente era persa in pensieri che gli impedivano di concentrarsi sulle parole che gli scorrevano sotto gli occhi.
Una donna gli passò accanto e si sedette di fronte a lui. L'uomo la osservò. Era una bella ragazza, dai lunghi capelli bruni con grandi occhi castani. La donna accennò un sorriso impacciato al quale l'uomo rispose con un cenno del capo. Istintivamente guardò l'orologio: erano le diciassette, e fra tre ore sarebbe diventato buio. Guardò fuori della finestra che era di fronte a lui. Il cielo era sereno, e dentro l'ospedale i rumori esterni si percepivano appena. In lontananza, dietro gli alberi che facevano un po' d'ombra alle panchine usate dai pazienti nella bella stagione, s'intravedevano le auto e le persone che si muovevano in tante direzioni diverse.
Lo sguardo dell'uomo era fisso,e la ragazza guardandolo notò che i suoi occhi erano appena umidi. Lo osservò meglio. Doveva avere circa trent'anni, ma probabilmente ne aveva qualcuno in più. Era curato nel vestire ed elegante negli atteggiamenti, ma qualcosa di lui lasciava trasparire un'inquietudine, una sofferenza interiore che era ben percepibile osservandolo con più attenzione. La donna non riusciva a staccare gli occhi dall'uomo. Di colpo provò una strana sensazione, quasi come se avesse già conosciuto quel ragazzo, solo che non ricordava né dove, né quando.