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Giorno del viaggio (non conta)


백연

Il suo pick-up non è male. È il veicolo più nuovo su cui abbia mai avuto il privilegio di salire. Lui ci sta bene, lì dentro, per quanto odi ammetterlo persino a me stesso. Ma la Toyota Tacoma blu scuro gli calza a pennello.
Ogni cosa è perfetta, in Chanyeol. Come si veste - quei jeans gli fanno un sedere fantastico, per non parlare della maglietta nera che gli resta appiccicata ai muscoli. Come si comporta - sempre gentile. Quando mi parla, mi guarda sempre negli occhi e non fa nessun commento scortese sul mio pacco o sul mio sedere. E il suono della sua voce... profondo e sexy, il tipo di voce che non mi stancherei mai di ascoltare. È perfetto.
Mi ha chiamato ieri prima che andassi al lavoro, per dirmi a che ora sarebbe passato a prendermi e che avremmo discusso i dettagli della storia lungo il tragitto verso la casa dei suoi.
E poi l'ho buttata lì. I soldi. Come mi avrebbe pagato? Mi sono sentito un po' zoccola, a tirare l'argomento fuori di punto in bianco in quel modo, però ho dovuto farlo. Volevo quell'assegno prima di lasciare la città, per dare qualche soldo a Sehun in caso di emergenza.
Perciò io e Chanyeol ci siamo incontrati in centro presso la mia banca, a quindici minuti dalla chiusura e prima del mio turno al bar. Abbiamo parlato qualche minuto, niente di che, e poi mi ha dato l'assegno. Si è comportato con nonchalance, come se consegnasse assegni da tre milioni di won a ragazzi ogni dannato giorno della sua vita.
L'assegno era intestato al suo conto personale, firmato da lui. Ha una grafia disordinata, non sono riuscito a leggere la firma.

Ora sono qui seduto nel pick-up di Park Chanyeol, il motore che ronza a ritmo regolare, e non sbuffa e va in palla come la merdosa Honda del '91 di mamma, che sembra debba fermarsi da un momento all'altro. Ho raccontato anche a lei la stessa storia che ho detto a Sehun, e anche al mio capo all'Ohorat.
Dato che vado via in un momento in cui c'è poco da fare, lui non ha creato problemi. Conosce la nostra situazione economica ed è felice che abbia trovato un lavoro che mi paghi tanto profumatamente per così pochi giorni.

Mamma si è resa a malapena conto che me ne sarei andato.
Non so perché mi odia tanto. Be', odiare è una parola forte. Significherebbe che per me sente qualcosa. Lei invece è indifferente, per lei non conto nulla. Zero.

"Quattro ore, eh?". La mia voce rompe il silenzio, spaventandolo. L'ho capito da come è saltato sul sedile. Un giocatore di football grosso e macho che si spaventa di me?
Stano.

"Già, quattro ore". Picchetta le dita sul volante, attirando la mia attenzione. Sono lunghe, le unghie arrotondate, pulite. Mani forti dagli ampi palmi. Mani che sembrano gentili.
Mi acciglio e scuoto la testa. Ho pensieri da stupido, quando invece dovrei rimanere all'erta.

"Non sono mai stato a Busan prima". Cerco di fare conversazione perché il pensiero di fare un viaggio così lungo in totale silenzio mi da i brividi.

"E' carina. Un posto costoso". Alza le spalle, e io lo osservo. Sopra una maglietta nera, porta una camicia di flanella color blu e grigio scuro. Sta benissimo.

Mi volto, tengo gli occhi incollati al finestrino mentre il paesaggio mi scorre davanti. Devo smetterla di fissarlo. Mi distrae.

"Allora, forse dobbiamo inventarci una specie di storia, giusto?". Lo guardo con la coda dell'occhio, non resisto. Con la fortuna che ho, questa corsa da quattro ore volerà in un baleno, e poi mi ritroverò faccia a faccia con i suoi raffinati genitori e non saprò cosa dire.

In altre parole, abbiamo bisogno di tempo per articolare un piano dettagliato e sembrare una coppia vera.

"Già, forse dovremmo". Annuisce senza distogliere gli occhi dalla strada.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 12, 2017 ⏰

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