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"Non si può realmente sapere il nome di un donatore" spiegai a mia sorella, quella mattina stessa, mentre il vento batteva sulle finestre chiuse e lei sedeva a gambe incrociate sul mio letto.

Le avevo concesso quella disperata ricerca nel buio, ma non avrei scritto un epilogo a quel diario, semplicemente perché era solo quello: uno stupido diario di pensieri incessantemente tristi ed insani, che non meritavano di essere replicati, o trasportati nel presente come aria.

"Alcuni di loro vogliono solo fare la loro parte e sparire, senza dire nulla. Non cercano gloria, ringraziamenti o chissà cos'altro, vogliono soltanto vivere nella consapevolezza di aver aiutato qualcuno, non importa realmente chi."

"Ma tu non vorresti sapere a chi hai salvato la vita, dopo avergli donato una parte del tuo corpo?" ribatté lei, portandomi a riflettere.

"Non saprei. Non penso che sia questo il motivo per cui si compiono certe azioni, alcune persone vogliono solo sentirsi in pace con loro stessi."

Esme annuì, forse non riusciva a comprendere le dinamiche complesse che legano un individuo al cancro, ed un cancro a un donatore, spesso sconosciuto, ma, in fondo, anche io, a mente lucida, avrei voluto trovarmi di fronte alla persona a cui avevo ridato la vita.
Ma, d'altra parte, mi chiedevo come avrei reagito nel guardare negli occhi di colui che aveva curato il mio corpo più di qualunque altra terapia, e quali parole avrei dovuto utilizzare per esprimere la mia gratitudine, se tutta la riconoscenza del mondo sarebbe mai stata abbastanza in quel caso.

Cercavo di non immaginare i risultati finali, se un giorno io e mia sorella avremmo bussato alla porta di quel qualcuno, in un luogo remoto del mondo, se quella persona sarebbe stata un giovane appena laureato o una madre di famiglia, o se sarebbe rimasto per sempre un fantasma nell'ombra.

Non sapevo quale opzione avrei preferito, né se navigare tra i portali pubblici avrebbe prodotto qualcosa, visto che i nomi dei donatori non erano semplicemente buttati in prima pagina o comunque accessibili a tutti come fossero gossip di qualche rivista online.
Aver promesso a mia sorella di trovare quella persona, chiunque egli fosse stata, in cambio di una vita famigliare e scolastica più serena sembrava una prospettiva troppo lontana da raggiungere, anche se io non amavo fallire.

E, interrogandomi sul da farsi, mi domandavo intanto se, per questa volta, avrei preferito dichiararmi sconfitto, piuttosto che trovarmi quel volto davanti agli occhi, imperturbabile mentre guardava il viso di due sconosciuti fermi sull'uscio di casa sua.

"Non so dove cercare" dichiarai, dopo un'ora abbondante di giri a vuoto in rete.

Esistevano blog dove le persone discutevano di argomenti delicati come questo, alcuni coinvolti direttamente, altri semplicemente interessati alla guarigione di qualcun altro, ma tutto questo era lontano anni luce dai risultati che entrambi speravamo di ottenere, da quel nome e cognome che si sarebbe materializzato, o almeno così speravamo, nell'individuo che forse avremmo strappato dalle braccia del buio.

"Non c'è un sito, come quello per le persone che cercano i loro genitori biologici?" domandò lei, sistemandosi i capelli ordinatamente dietro le orecchie.

"Non che io sappia." ammisi "Potrebbe essere ovunque nel mondo"

Esme sospirò ancora, l'entusiasmo iniziale era scemato da parte di entrambi, lasciando parte alla delusione di una ricerca che, probabilmente, non avrebbe mai condotto a nulla.

Lightnings at 4:02am.  ||h.s.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora