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"Finisce così?"

Esme sembrava piuttosto delusa che niente avesse un seguito, almeno non per iscritto, piuttosto si aspettava di sentire qualche altra tragica storia sul perché il cancro facesse così veramente schifo.

"Sì" Acconsentì semplicemente, una ciocca di capelli castani scivolò tra le sue dita, intrecciandosi a mezz'aria prima che articolasse un'altra delle sue domande elaborate.

"E, voglio dire, non vuoi sapere chi è il donatore? Non vuoi scrivere ciò che è successo dopo o descrivere l'operazione o..."

Questo sembrava essere troppo anche per me.

"Non è un libro di fantascienza" Sottolineai, marcando il gesto con un'apertura plateale delle braccia. "È solo un racconto disperato scritto da una persona disperata. Ero così...psicologicamente fragile e.."

"Mi hai scritto una cosa lunghissima sulla vita e.."

"Lo penso davvero. Tutto ciò che ho scritto lo penso davvero, ma, Esme, quello non è un libro, non è qualcosa che ho avuto la forza di inventarmi, è la mia vita. È stato letteralmente il periodo più schifoso e cupo della mia vita e non mi va di scrivere nient'altro, anzi, non so perché io non mi sia ancora liberato di quell'inutile fardello"

"È solo un diario" Sospirò lei, la voce resa più piccola di fronte al mio sfogo emotivo "Parla di te"

"Lo so"

"Non buttarlo allora. O almeno dallo a me"

"Puoi prenderlo" Sputai, più acidamente di quanto avevo previsto "È un ricordo che non mi va di rivivere".

Esme fece spallucce, non mi curai della sua presenza mentre lasciavo che le mie scarpe sdrucite scivolassero sul pavimento. Semplicemente sprofondai tra i cuscini confortevoli del mio letto, la luce diurna mi accecava anche ad occhi chiusi, ma ero troppo pigro per alzarmi ad oscurarla.

La porta della mia stanza si richiuse dolcemente, segno che ero da solo, ancora, davanti alle stesse paure che mi avevano reso immobile anni prima.

Lightnings at 4:02am.  ||h.s.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora