Kisses

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La guardavo, e sapevo che, volendo, non avrei mai smesso di guardarla. Era perfetta, semplicemente. Una piccola grifona perfetta. Con il fuoco nei capelli, oltre che nel cuore, come quella focosa passione che la caratterizzava. Quelle labbra, senza mai un filo di rossetto e comunque bellissime, e quegli occhi marroni, unici tra tutti. Quel corpo slanciato, da Cercatore, che più volte mi aveva battuto sul campo da Quidditch. Era là, bella, fiera, irraggiungibile, inconsapevole del proprio fascino. Voluta da tutti per non aver mai accettato nessuno. Quasi nessuno, specificai mentalmente. Ricordavo ancora le sue labbra morbide, il suo sapore dolce, il suo odore, limone e menta, e il suo respiro affannoso ogni volta che la sfioravo. Le sue mani tra i miei capelli, le nostre fronti unite come le nostre labbra. Ricordavo ogni bacio, ogni carezza, ogni tocco. Ricordavo ogni singolo secondo pasato con lei, la mia piccola Potter, la mia Lily. L'avevo amata e l'amavo tutt'ora. Eppure per me lei ora era un'incognita, una X sconosciuta, un'operazione impossibile da risolvere. Lei mi citava sempre una frase tratta da un libro babbano: "Alcuni infiniti sono più grandi di altri infiniti". Io senza di lei ero solo un numero finito. In quelle poche settimane passate insieme, lei era riuscita a fami diventare un numero infinito. Noi eravamo un infinito. La vidi entrare in Sala Grande, attorniata dalle sue amiche Grifondoro. Sospirai. Dovevo farlo. Mi avvicinai al gruppetto, senza degnare d'uno sguardo le altre ragazze. Per me esisteva solo la mia Lily. Come previsto, appena arrivato a qualche metro di distanza le altre oche iniziarono a bisbigliare fra loro, mentre lei le guardava confusa. Mi avvicinai ancora, fino ad arrivare a poco meno di un metro da Lils. Ora mi fissava gelida negli occhi, attorniata dai sussurri delle sue sciocche amiche. -Lily...- sussurai. Era da due settimane che non la vedevo da così vicino. Non rispose. Cercai di avvicinarmi, ma lei indietreggiò, come spaventata. Poi si voltò e corse fuori dalla Sala. La seguii anch'io, trovandola piangente sulle scale del salone di ingresso. Mi avvicinai piano. -TU!- mi urlò appena mi vide avvicinare. Si alzò in piedi di scatto. -Lasciami in pace- riprese piangendo. -Non potrei mai...- le risposi piano. Lei per tutta risposta pianse più forte, tormentandosi l'orlo del maglioncino rosso-oro. -Ma non capisci che, nonostante tutto quello che mi hai fatto, io ci tenga ancora moltissimo a te? Che io ti amo ancora, Scorpius Malfoy?- esclamò tra le lacrime. Il mio cuore perse un battito. Mi amava ancora? -Ma tu no, tu devi continuare imperterrito a prendermi in giro, a rinfacciarmi tutto come i tuoi amichetti. Nei corridoi, a lezione, con le mie amiche a colazione, come ora!- concluse poi, scoppiando di nuovo in lacrime. Nel mentre, si era alzata e spostata dalle scale, avvicinandosi al muro del corridoio che portava alla sala comune delle serpi. Feci un passo in avanti, poi un altro, mentre lei continuava a indietreggiare. Dopo una decina di passi, si ritrovò con la schiena al muro. Sogghignai, mentre lei si faceva sempre più vicina. Quando le mie labbra furono ad un paio di centimetri dalle sue, sussurrai -Anch'io ti amo e non riesco a dimenticarti piccola Potter-. I suo occhi marroni, già spalancati, si animarono di sorpresa, mentre, un millimetro alla volta, mi avvicinavo al suo viso continuando a guardarla dritta in faccia. Alla fine non resistetti più. Poggiai delicatamente le mie labbra sulle sue e feci aderire il suo corpo al mio e la sua schiena al muro di pietra. In un primo momento non si mosse, e temetti il peggio. Poi le sue braccia salirono automaticamente sulle mie spalle e mi attirò a se, iniziando anche lei a baciarmi. Le sue dita si intrecciarono tra i miei capelli e presero a tirare delicatamente le ciocche bionde. Mugolai, spingendomi di più contro di lei, baciandola con più passione, con le mani che vagavano sul suo corpo accarezzandolo con delicatezza. Le sue mani immerse nei miei capelli, le sue labbra sulle mie, le mie mani sui suoi fianchi. Era tutto dannatamente perfetto. Ero stato con una mezza dozzina di ragazze negli ultimi quindici giorni, ma solo con lei mi sentivo così completo. Non seppi per quanto tempo ci baciammo, ma ad un certo punto iniziai a sentire il rumore delle centinaia di piedi che attraversavano la sala d'ingresso. Mi staccai un attimo dalla mia Lily per riprendere fiato e in quei pochi secondi le dissi frettolosamente -Sarebbe meglio spostarsi-. Lei per tutta risposta si riappropriò delle mie labbra e mi circondò il bacino con le gambe magre. Con lei in braccio, sgattaiolai via nel corridoio buio, fino a raggiungere un'aula in disuso, arredata solo con pochi banchi, nei pressi delle nostra sala comune. Durante il tragitto aveva appoggiato la testa sulla mia spalla e respirava affannosamente. Appena chiusi la porta, sentii l'eccitazione crescere dentro di me a velocità disarmante. Appoggiai Lily su un vecchio banco e, veloce come un lampo, lei si riattaccò alla mia bocca. Iniziò a giocherellare con i miei capelli. Sentivo ogni mio singolo neurone sciogliersi in quella pozza di passione pura che eravamo, la ragione andata perduta in qualche affratto del mio cervello, ora completamente concentrato sulla ragazza che avevo davanti. Ricominciò a tirarmi gentilmente le ciocche bionde. Sapeva che erano il mio punto debole e quando la strinsi di più a me, sorrise sulle mie labbra. Le carezzai il viso bollente con il pollice, percependo la sua eccitazione che cresceva d un ogni mio tocco. La temperatura della stanza iniziò a salire notevolmente. Ben presto il suo magliocino Grifondoro scomparve in un angolo dell'aula, così come la mia camicia inamidata. La ripresi in braccio, tenendola sollevata,  e mi sedetti io sul banco, posizionandola a cavalcioni sulle mie gambe. Iniziò a sfiorarmi il petto nudo con le dita sottili, mentre le slacciavo la camicetta, provocandomi brividi su tutto il corpo. Dio, se l'amavo. Amavo ogni sua lentiggine, ogni suo movimento, ogni suo dettaglio imperfetto che sotto i miei occhi diventava perfezione pura. Ed era, bella, di una bellezza indescrivibile, che faceva male solo guardarla. Non si capì bene come, ma ci ritrovammo sdraiti lei sopra di me, distesi su un paio di banchi uniti. Invertii le posizioni, le nostre labbra che ballavano un'unica danza. Ricominciò a tirarmi i capelli, sorridendo mentre continuava a baciarmi. Percepivo indistintamente la mia eccitazione pulsare ovunque e premere sul suo ventre, mentre lei, inconsapevole delle emozioni che mi stava facendo provare, continuava  a giocare con la mia cute. Sogghignai. Conoscevo anche io i punti deboli della mia Lils. Iniziai a sfiorarle il collo con le dita, prima con movimenti a dir poco casuali, poi sempre più spesso. Le sue mani si staccarono dai miei capelli, intreciandosi attorno al mio collo e tirandomi a se. Mi staccai dalle sue labbra, azione alla quale seguirono un paio di mugolii di disapprovazione, che scomparvero appena poggiai le labbra umide sul suo collo. - Ti amo Scorpius- mi disse con voce roca, abbracciandomi. La baciai di nuovo, prima di sussurrarle -Anch'io Lils. Ti amo anch'io-.

Per tutta la mattinata non ci presentammo a lezione. Stettimo lì, in quell'aula mezza vuota, a baciarci e a cullarci ognuno fra le braccia dell'altro. Alla fine appoggiò la testa sul mio petto, in corrispondenza del cuore, che batteva all'impazzata, disegnando cerchi immaginari sugli addominali. Io le cinsi la vita con un braccio, carezzandole la coscia ancora coperta dalla ruvida stoffa della gonna della divisa. Si tirò su, appogiando il mento sul mio petto, in modo che potessi guardarla. Poggiò per l'ennesima volta le sue labbra sulle mie, dandomi un leggero bacio a stampo. Sorrisi. Aveva i capelli rossi arruffati, gli occhi marroni spalancati e le labbra gonfie e rosse, invitanti come non mai. Ed era bellissima. Era la mia bellissima Lily e non sarebbe mai stata di nessun altro.

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