16 ~Vanità~ ✔

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Odiavo essere disturbata nel sonno e, in particolare, odiavo quando era il cellulare a farlo. Quella mattina vibrò in continuazione, ero solita spegnerlo ma da quando era morto papà lo tenevo acceso per paura che mi potesse chiamare qualcuno in difficoltà e che io fossi troppo impegnata a dormire.

Forse vedevo troppi film ma l'idea che qualcun altro mi potesse lasciare ormai mi annientava.

Il fastidio iniziò alle sei, il cellulare vibrò provocando un ronzio greve al contatto con il legno del mio comodino. Mi rigirai più volte nel letto poi, con un gesto rapido, tolsi il lenzuolo che mi ricopriva le gambe e presi il cellulare. La luce dello schermo, mi penetrò gli occhi costringendomi a sbatterli, prima di poter mettere a fuoco.

Whatsapp segnalava una notifica.

6.03 Giorgio:

Ciao Giusy, so che probabilmente starai dormendo, ma io non ci riesco. Penso a quanto tu abbia potuto soffrire e mi sento un completo idiota per non aver iniziato quella telefonata con almeno un "come stai?".

Ho passato un'intera settimana a pensarti e il fatto che tu non mi abbia risposto mi aveva lasciato allibito. Ora però capisco e ti chiedo scusa.

Visualizzai, lessi il suo messaggio due volte, ma decisi di non rispondere. Mi ributtai sul letto, i piedi ben coperti, e i capelli lunghi sparsi sul cuscino in memory che, al primo tocco, aderì perfettamente alla forma del mio viso. Non feci in tempo a rilassarmi che il cellulare vibrò di nuovo.

6.10 Giorgio:

Hai letto, quindi sei sveglia. Ti prego, dimmi qualcosa! Qualunque! Puoi anche mandarmi a quel paese, se vuoi.

Continuò, imperterrito, a bombardarmi di messaggi e io, ogni volta, illusa che potesse essere qualcun altro, scendevo dal letto e prendevo il cellulare.

6.22 Giorgio:

Ti chiedo scusa, scusa e ancora scusa. Ma rispondi!

6.35 Giorgio:

Stavo pensando a quando ci siamo conosciuti, poco tempo fa, eppure mi hai colpito. Sei diversa dalle altre, e io ho sbagliato tutto con te, dall'inizio alla fine.

Marquez ti avrebbe dedicato delle poesie bellissime se fosse ancora vivo...

6.45 Giorgio:

G.G. Marquez

6.58 Giorgio:

Ti lascio in pace, spero che i gigli ti siano arrivati e che tu li abbia apprezzati, attendo il giorno in cui ci rivedremo.

Un bacio piccola Giusy

Quando arrivò l'ultimo messaggio era ora di alzarsi. Il cellulare si illuminò e inondò l'aria con la mia canzone preferita, "Invisible", il ricordo della pioggia, del ballo ma, soprattutto, di Samuele, mi faceva svegliare con un leggero sorriso e, almeno per i primi due minuti, la mia vita sembrava essere esattamente come la sognavo.

L'ultimo messaggio di Giorgio aveva confermato quello che sospettavo, non era lui l'autore del biglietto.

La curiosità iniziò a inondare i miei pensieri.

Chi voleva incontrarmi? Chi era a conoscenza che la scuola era finita ma, soprattutto, che gli allenamenti iniziavano alle 9.30 e che c'era giusto il tempo di un incontro prima di filare in palestra?

Andai in cucina per preparare la colazione, non mi stupii di trovare la casa vuota, mia madre, ormai, si alzava prestissimo e usciva. Non mi chiedevo dove andasse ma ne capivo il motivo, prima si svegliava con il profumo del caffè preparato da papà, ora invece, si sentiva solo l'aria stantia proveniente dal cesto della frutta stracolmo di mele, ormai marce, che erano il frutto preferito da mio padre. Nessuno aveva più osato toccarle come se ci aspettassimo che qualcuno le mangiasse. Quando una persona se ne va lascia sempre delle tracce, le mele nel cesto, il libro appoggiato vicino al camino, il cappotto appeso all'attaccapanni.

A un passo dal sogno - Let's Make It -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora