Capitolo 1 - La sposa Principessa delle Favole

12.5K 372 49
                                    



Per vendere abiti da sposa, sono tre le qualità fondamentali da possedere: una buona dose di pazienza e sangue freddo; un certo gusto e conoscenza della moda, almeno quanto basta per conoscere la differenza tra un raso e uno chiffon in seta, e una spiccata capacità di capire che tipo di sposa si ha di fronte già nei primissimi istanti dell'appuntamento. E, badate bene, possedere quest'ultima caratteristica non è affatto scontato. Per qualche assistente è una dote innata e riescono con successo nel loro lavoro; altre, invece, faticano terribilmente per riuscire a stabilire una certa connessione con una ragazza isterica e agitata che non ha minimamente idea di dove cominciare per la scelta dell'abito per il giorno più bello della sua vita, così l'appuntamento si trasforma in una pseudo-tragedia e molto spesso la sposa lascia l'atelier senza aver trovato l'abito dei sogni e la vendita sfuma.

Io, fortunatamente, appartengo al ristretto numero di assistenti che non hanno bisogno di molto tempo per capire che tipo di donna dovrò accontentare e riesco quindi a carpire al volo le esigenze delle future sposine che vengono a visitare il nostro prestigioso atelier. E non pensiate sia falsa modestia la mia: non è un caso se sono il braccio destro della Direttrice delle vendite e conto di essere promossa a fashion director del negozio almeno prima di Natale.

Come avrete capito, sono una delle cinquanta assistenti del meraviglioso paradiso della sposa, il celeberrimo atelier Bridal, al centro di Bond Street, a Londra, dove il sogno di ogni donna può diventare realtà, grazie alla competenza e professionalità dello staff e agli sconti che di tanto in tanto riusciamo ad applicare sugli abiti. Ho iniziato a lavorare qui subito dopo la mia laurea in storia della moda e del costume e se mi avessero detto che questo lavoro sarebbe diventato la mia più grande passione, non ci avrei creduto neanche un po', considerando che io sono l'Anticristo delle relazioni stabili.
Sì, perché dovete anche sapere che nonostante io abbia a che fare con matrimoni, sentimenti e abiti da sposa praticamente tutti i giorni e per gran parte della giornata, la mia vita sentimentale fa schifo.
La mia ultima relazione risale ad un paio di anni fa e se sono qui a lamentare una certa insofferenza d'amore, potete immaginare da soli come sia andata a finire e nonostante sogni di essere io la sposa che entra da Bridal per comprare il mio abito e smettendo almeno per una volta di essere solo l'assistente che li vende, per ora mi tocca tenere il desiderio nel cassetto perché di uomini decenti che possono aspirare al ruolo di futuri mariti non ce n'è neanche l'ombra.

Okay, lo ammetto. Forse uno ci sarebbe ma lui non immagina nemmeno che nelle mie fantasie più romantiche, io e lui corriamo mano nella mano, innamorati e felici su un prato pieno di margherite dopo esserci giurati amore eterno, quindi non credo sia papabile.

Come? Vi state chiedendo chi è il baldo giovinotto?

Oh beh, ma se vi svelassi tutto già nei primissimi paragrafi del primo capitolo, poi perdereste la voglia di andare avanti con la lettura, no?

Dunque, tornando a noi. Questa mattina, come tutte le mattine da dieci anni a questa parte, arrivo da Bridal in ritardo.

E' quasi fisiologico ormai, non riesco mai ad essere puntuale: un giorno mi si smaglia una calza e devo tornare indietro per cambiarla (d'altronde, non è certo colpa mia se lavoriamo in tailleur, un paio di pantaloni renderebbe tutto più semplice); un altro perdo la metro perché non ho nessuna intenzione di fare di corsa le scale che portano alla banchina; un altro ancora mi metto a fantasticare su qualcosa o a perdere tempo per sistemare i capelli e quindi arrivo in atelier quando le mie colleghe sono già tutte in sala riunioni, ad ascoltare Giselle - la Direttrice dell'atelier - che dà istruzioni e informazioni sugli appuntamenti del giorno.

Questa mattina, sono appoggiata alla porta e temo seriamente di addormentarmi da un momento all'altro; il sonno non intende abbandonarmi, nonostante il caffè lungo che ho ingollato prima di entrare - motivo del ritardo quotidiano - e credo che mi farà compagnia per tutta la giornata. Colpa della mia coinquilina e della sua voglia di fare bisboccia durante la settimana.

#SayYes - Abito da Sposa CercasiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora