Come trasformarsi in efferati criminali
Alaric
Quella mattina, seduto al tavolo, osservando l'agitazione dei miei compagni, mi sentii piuttosto combattuto.
Eccomi qui, pensai. Pronto a trasformarmi in un criminale a tutti gli effetti, mentre prendo un caffè con i miei improbabili complici, mettendo a punto gli ultimi particolari del nostro infallibile piano criminale.
Notai, piuttosto a disagio, che anche Taylor, sotto la sua maschera di delinquente incallito fai-da-te, palesava un leggero nervosismo. Eddie, al contrario, sembrava super eccitato e pronto all'azione. Ancora non riuscivo a capire, cosa diavolo c'entrasse lui con tutto questo casino, ma in effetti, sia il suo furgone che la pistola narcotizzante, erano una vera benedizione e quindi, facevo buon viso a cattivo gioco, continuando a sorseggiare il caffè ormai freddo.
– Allora, avete capito tutti quello che dovete fare? – chiese mio fratello per l'ennesima volta, neanche fossimo un branco di deficienti.
– Io rimango nel furgone in attesa con il motore acceso – rispose pronto Eddie.
– Io cerco di far avvicinare il cane ... –
– No. No!!– mi interruppe Taylor. – Cosa bisogna fare prima? Te lo sei scordato? –
Ci pensai un attimo.
– Dobbiamo tagliare la recinzione... certo! – mi diedi una manata sulla fronte. Forse, in effetti, eravamo un branco di deficienti, io per primo.
– Giusto. Tagliamo la recinzione – mostrò le tronchesi a enfatizzare la frase.
Poi aggiunse, indicandomi.
– A questo punto entri nella tenuta e ti avvicini al laghetto. Di solito sono sempre là che scorrazzano. Io ti sarò dietro, ma visto che avrò la pistola in mano cercherò di non farmi vedere. Non sia mai che i cagnacci riconoscano un'arma! – ridacchiò della sua stupida battuta e continuò. – Polpette? –
Mostrai diligente il pacchetto pieno di ottime polpettine di carne tritata, esca perfetta per cani particolarmente stupidi e non addestrati. Non esternai i miei dubbi e sperai, appunto, che i cani non fossero addestrati. Avevo letto che, alcuni cani da guardia, non toccano il cibo offerto da sconosciuti e mi augurai non fosse questo il caso.
– Li faccio avvicinare e cerco di attirarli sempre più addosso alla recinzione, specialmente la femmina che, probabilmente, dovrebbe essere la più leggera e la meno aggressiva. A quel punto tu spari le cartucce narcotizzanti e ci portiamo via quello che riesci a centrare. Naturalmente – aggiunsi esitante – se dovessero attaccare, spero che avrai la prontezza di sparare anche agli altri... ci tengo a riportare indietro tutti i miei arti interi. – Sorrisi debolmente, ma dentro di me avevo una gran paura.
Il momento era arrivato. Ci guardammo in faccia seri.
– Allora, lo facciamo? – chiese Taylor.
– Lo facciamo – risposi teso.
Uscimmo e ci avviammo al furgone.
Nessuno sembrava aver notato il furgone mezzo scassato di Eddie. Il ragazzo lo aveva parcheggiato poco distante la tenuta, rimanendo opportunamente a motore acceso.
Armati di tutto punto, io di polpette e tronchesi e Taylor di pistola, saltammo giù e ci avvicinammo con circospezione alla recinzione che, ad una prima occhiata, non sembrava particolarmente complicata da tagliare.
Mi accinsi a utilizzare le tronchesi e, una volta sollevata la parte di recinzione, guardai negli occhi Taylor. Ora o mai più. Se volevamo rinunciare, questo era il momento. Dopodiché, saremmo stati in ballo e volente o nolente avremmo ballato.
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